ciao a tutti. Riapro velocemente questo post, che se avessi letto quando è stato pubblicato sarebbe stato di 80 pagine.. Ma dico solo due cose per mettere un dito grosso così nella piaga:
- siamo/vogliamo essere, in un paese dove per insegnare musica ai bambini si intende far sentire il raggaetone.
- in italia non si sceglie cosa ascoltare, perché da piccoli si è educati a dire: questa è musica facile, questa è musica difficile (è questo vale per tutta l'arte, non voglio chiamarla cultura perché è una parola fuorviante).
- gli insegnanti sono ridicolizzati sì, ma anche si ridicolizzano, a volte, con la loro impreparazione (è vero, non è necessario sapere niente di che di musica per insegnare musica alle scuole elementari per esempio).
Immaginiamoci se i bambini giocassero a calcio vestiti da pagliacci, e dovessero fare miao miao ad ogni passaggio al compagno: bene, a 10 anni si vergognerebbero di giocare a calcio; nelle squadre di calcio ci si allena da quando si entra, a qualsiasi età, e lo sport non è mai ridicolizzato ma è una cosa seria. Ma questo non succede quando si insegna educazione musicale nelle scuole. E gli insegnanti spesso sono complici: perché? semplicemente perché non sono musicisti.
- L' Italia ha deciso (sbagliando completamente) che la musica non è un business (ovvero, lo è se è legato alla televisione, se no è "cultura").
Cultura è un termine pericolosissimo, è come il contrario di lavoro, è come una cosa che serve ma se non c'è pazienza.
- La musica (cioè il mercato musicale) in Italia è troppo legato alla Tv; la Tv si è mangiata la musica.
- Fare musica in Italia significa elemosinare soldi allo stato, e non lavorare. Anche negli ambiente classici e nel jazz i maggiori eventi sono quelli dove si chiede un enorme giro di soldi, una macchina che mangia i soldi di artisti magari anche più meritevoli ma che non sono nel giro politico.
- Fare musica in Italia è una colpa, il musicista disturba, i locali disturbano, per questo per fare musica si paga, o si chiede il permesso..
Il musicista non è un lavoro, insegnare musica non è un lavoro, questo dice lo stato.
L'unica cosa che può cambiare tutto ciò (visto che non c'è volontà da parte di altri) è il musicista stesso, (e anche l'insegnante) che deve uscire fuori da questi schemi da poter dire e dimostrare che lui è un lavoratore, non un pagliaccio.
scusate se mi sono dilungato