Vedo spesso allievi che esaltati vanno a lezione da "grandi" o a loro master class.
L'argomento è a parer mio più complessa e provo ad elencare alcuni punti che io ritengo meritevoli di riflessione:
Per quale motivo quella persona insegna, passione? Soddisfazione nel veder crescere l'allievo? Mancanza di concerti (motivo economico)
Un "grande" è automaticamente un insegnante capace (e motivato?)
Un insegnante è in grado di seguire tutti? (avanzati, principianti, aspiranti professionisti, hobbysti)
Come si valuta un insegnante (se si ritiene di essere in grado di esprimere un giudizio fondato)
Io ad esempio, come molti colleghi, non ho concerti fitti come le mosche, in questi ultimi 10/15 anni la situazione si è fatta abbastanza drammatica, a meno che uno non consideri una data un concerto pagato 30 euro, non è il mio caso. Per questo insegnare mi aiuta a sbarcare il lunario ma devo sottolineare (chi studia con me può se vuole esprimersi) che l'insegnamento per me è al pari del comporre e del suonare, mi da le stesse soddisfazioni e quando l'allievo ti suoera è bellissimo, hai fatto bene il tuo lavoro probabilmente.
Ho conosciuto insegnanti di "provincia" gente non "nota" che insegnavano molto bene e con una grande passione, come succede a me senza guardare l'orologio ma la lezione è finita quando è finita.
Parimenti ho visto master class tenute da nomi osannati, davvero deludenti, talvolta al pari di una lezione base per semi neofiti ma dal costo di una cena per due in un ristorante di lusso.
Personalmente ad esempio ho la preferenza a far lezione ad allievi "avanzati" soprattutto se devo fare teoria, armonia, tecnica improvvisazione e cose simili. Stare a spiegare che il pentagramma ha 5 righe certo non mi esalta ma mi annoia mortalmente, perciò tendo ad accettare principalmente allievi evoluti e che vogliano davvero studiare.
E' molto difficile insegnare, per me più che suonare, hai davanti una persona che conosci poco (almeno all'inizio) non sai cosa gli "succede nella bocca..."
Non sai quanto è motivato dentro, in fine puoi aiutarlo a tirare fuori il suo talento, la sua creatività ma puoi anche facilmente rovinarlo con valutazioni sbagliate.
Io ho avuto 5 insegnanti "stabili" oltre a quelli di armonia etc.
Tutta gente di alto livello nel jazz e nel classico. Uno di questi era un trombonista del Maggio Musicale di Firenze, mi preparò privatamente per gli esami del 5° anno. Vado li e la commissione mi dice dopo avermi fatto suonare vari passi del Kopprach e del Fuss "Ma scusi, lei con questa pronuncia per caso suona jazz ed è venuto quì a sfottere?!!!"
Noi la possiamo bocciare o rimandare a settembre, faccia lei.
Tornai a casa mortificato, per le ore infinite che avevo passato a studiare, perchè già facevo la professione e questa era una sconfitta umana e professionale.
Passarono settimane nelle quali non riuscii più a suonare, poi feci la mia scelta, abbracciai il jazz che in fondo era la cosa che veramente amavo e dalla quale venivo.
Ma fu un periodo terribile, avendo già tre figli e una famiglia da mantenere, aver investito giornate intere a studiare quelle cose ed aver rinunciato a molte date per questo...insomma una cosa triste.
Il trombonista mi preparò per due anni senza mai dirmi "Guarda Stefano che la tua pronuncia non va bene per gli esami in conservatorio" Eppure lo conosco ed è davvero una brava persona.
In seguito, molti anni dopo, Marco Nesi mi chiede di tenere una piccola master class sulla musica di Mingus e sul blues al conservatorio mascagni di Livorno, nella sua classe di ottoni.
Accetto con entusiasmo ma trovo dei ragazzi che pur con una grande voglia di imparare erano anche "schiacciati" da un ambiente tendenzialmente conservatore, impauriti, incerti, timorosi persino nel fare domande ed alcuni avevano un grande talento che emergeva prepotente ma parevano impiegati di banca con la tromba in mano.
Tutto questo per dire che la scelta e la valutazione di un insegnante sono cosa parecchio seria, una cosa che potrebbe contribuire a cambiare la vostra vita, in bene o in male.
Io penso che la scelta vada fatta come si fa per l'avvocato, non si cerca in rete, non si cerca sulle pagine gialle, non si sceglie perchè "famoso" o perchè suona da dio ma piuttosto, come per l'avvocato, appunto, si chiede tra colleghi in giro e poi si valutano i vari giudizi.
Considerate in fine che insegnare cose "avanti" e complesse come timing, fraseggio, improvvisazione, pronuncia (in tutti i generi) si va ad insegnare qualcosa che sui libri non c'è ma è frutto dell'esperienza e della visione "personale" di quell'insegnante.
Insegnare queste cose non è scartabellare pagine di esercizi (pur delicate e complesse) ma di aver voglia e capacità di raccontare cose personali, frutto spesso di anni di fatiche e ricerche.
Quindi il terreno si fa ancora più scivoloso e rischioso.
Massima prudenza quindi. l'insegnante conta molto ma molto di più del buon bocchino o della buona tromba...
Io la vedo così.