La "bravura"
Inviato: 10/02/2020, 23:47
A volte se ne parla in maniera inconscia, a volte se ne danno giudizi inconsci magari.
Dai video di Embraceable you pubblicati oggi, ne vediamo 4 versioni, tutte molto diverse tra loro, non scordiamoci la questione "formazione e periodo storico" ed il periodo storico influisce in maniera mostruosa sullo stile di ognuno, si sa.
Ascoltando Hubbard ad esempio, mi ci ritrovo perfettamente perchè riaffiora la musica da me studiata e ascoltata molti anni fa, mi trovo nettamente peggio col Marsalis della versione odierna, che certamente non è lo Wynton di 30 anni fa.
Ma cmq l'epoca degli Hubbard è tutta una scuola ed un tempo che ed ho vissuti e sta scomparendo ma io con quella roba mi sono formato (riferito al periodo).
La domanda/riflessione è "cosa è tecnico, cosa è tecnicamente facile o difficile, cosa è creativo"
La banalità ci farebbe rispondere che suonare col metronomo a manetta è molto difficile, fare salti di ottave durante una frase del solo è molto difficile, andare a manetta su un giro armonico molto difficile è altrettanto cazzuto, per non parlare poi del prendere certe note, bisacuti, trisacuti, quartacuti, quintacuti, sestacuti e via e via (ah ah ah scusate ma è scherzosa la cosa)
Ma creare la bellezza, magari con una frase (apparentemente) semplice o emozionare il pubblico, è altrettanto difficile? (Per me, la risposta è assolutamente si)
Quindi, un Wynton è più bravo di un Chet? Ferguson è meglio di Shaw? etc etc Oppure è l'opposto? Pare cretina la domanda ma ricordiamoci e non è una mia idea personale...che certa tecnica è sui libri e moltissimi se applicano studio costante e un po di talento, ci arrivano. Ma la cratività, cosa già difficile da definire...sui libri non esiste!!!
Credo che la maggior parte di noi risponderebbe che ognuna di queste cose può essere difficile. Ognuna di queste cose, messa nel contesto giusto diventa preziosa.
Commovente un solo di Chet ma poi mi ci vuole magari la sezione che spari in un certo punto, ed ecco che entrambe sono determinanti.
Purtroppo non conosco un trombettista che sia in grado di mettere insieme tutte queste capacità ad un livello davvero alto, con una delle rare eccezioni, forse rappresentata da Clarke Terry ma è morto...
Ne consegue che tendiamo, volenti o nolenti, a fare delle scelte, sia nello studio e nella professione, sia talvolta, negli ascolti, nella discografia.
Io mi ritengo un solista, almeno, per questo mi cercano, ma non un acutista, nella maniera più assoluta.
Difatti, se rimugino, tra le migliaia di LP che avevo c'era la crema dei solisti, dei creativi ma praticamente nemmeno un disco di acutisti.
Ho sempre però ascoltato per piacere e non per dovere di studente, tutti quelli che amavo e sono a tutt'oggi parecchi, pianisti, bassisti, chitarristi, cantanti etc etc Non ho mai avuto il "vizio" di ascoltare solo trombettisti, cosa che ritengo molto limitante per la formazione tecnico/culturale di un musicista.
Mi trovo spesso, inconsciamente, ad ascoltare più Monk o La Faro o la Abbey Lincoln, piuttosto che trombettisti anche se in verità, di trombettisti, in 40 anni ne ho fatto letteralmente indigestione.
Ma è determinante, per me, cercare ispirazione anche fuori dal nostro strumento.
Dite la vostra se vi va.
Dai video di Embraceable you pubblicati oggi, ne vediamo 4 versioni, tutte molto diverse tra loro, non scordiamoci la questione "formazione e periodo storico" ed il periodo storico influisce in maniera mostruosa sullo stile di ognuno, si sa.
Ascoltando Hubbard ad esempio, mi ci ritrovo perfettamente perchè riaffiora la musica da me studiata e ascoltata molti anni fa, mi trovo nettamente peggio col Marsalis della versione odierna, che certamente non è lo Wynton di 30 anni fa.
Ma cmq l'epoca degli Hubbard è tutta una scuola ed un tempo che ed ho vissuti e sta scomparendo ma io con quella roba mi sono formato (riferito al periodo).
La domanda/riflessione è "cosa è tecnico, cosa è tecnicamente facile o difficile, cosa è creativo"
La banalità ci farebbe rispondere che suonare col metronomo a manetta è molto difficile, fare salti di ottave durante una frase del solo è molto difficile, andare a manetta su un giro armonico molto difficile è altrettanto cazzuto, per non parlare poi del prendere certe note, bisacuti, trisacuti, quartacuti, quintacuti, sestacuti e via e via (ah ah ah scusate ma è scherzosa la cosa)
Ma creare la bellezza, magari con una frase (apparentemente) semplice o emozionare il pubblico, è altrettanto difficile? (Per me, la risposta è assolutamente si)
Quindi, un Wynton è più bravo di un Chet? Ferguson è meglio di Shaw? etc etc Oppure è l'opposto? Pare cretina la domanda ma ricordiamoci e non è una mia idea personale...che certa tecnica è sui libri e moltissimi se applicano studio costante e un po di talento, ci arrivano. Ma la cratività, cosa già difficile da definire...sui libri non esiste!!!
Credo che la maggior parte di noi risponderebbe che ognuna di queste cose può essere difficile. Ognuna di queste cose, messa nel contesto giusto diventa preziosa.
Commovente un solo di Chet ma poi mi ci vuole magari la sezione che spari in un certo punto, ed ecco che entrambe sono determinanti.
Purtroppo non conosco un trombettista che sia in grado di mettere insieme tutte queste capacità ad un livello davvero alto, con una delle rare eccezioni, forse rappresentata da Clarke Terry ma è morto...
Ne consegue che tendiamo, volenti o nolenti, a fare delle scelte, sia nello studio e nella professione, sia talvolta, negli ascolti, nella discografia.
Io mi ritengo un solista, almeno, per questo mi cercano, ma non un acutista, nella maniera più assoluta.
Difatti, se rimugino, tra le migliaia di LP che avevo c'era la crema dei solisti, dei creativi ma praticamente nemmeno un disco di acutisti.
Ho sempre però ascoltato per piacere e non per dovere di studente, tutti quelli che amavo e sono a tutt'oggi parecchi, pianisti, bassisti, chitarristi, cantanti etc etc Non ho mai avuto il "vizio" di ascoltare solo trombettisti, cosa che ritengo molto limitante per la formazione tecnico/culturale di un musicista.
Mi trovo spesso, inconsciamente, ad ascoltare più Monk o La Faro o la Abbey Lincoln, piuttosto che trombettisti anche se in verità, di trombettisti, in 40 anni ne ho fatto letteralmente indigestione.
Ma è determinante, per me, cercare ispirazione anche fuori dal nostro strumento.
Dite la vostra se vi va.