Come si fa a far musica?

Metodi, scale, arpeggi, swing, tutto sulle tecniche di improvvisazione
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stefano bartoli
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Come si fa a far musica?

Messaggio da stefano bartoli »

E' una domanda che forse non ha una vera risposta e forse è anche una domanda sciocca per qualcuno ma non per me, perchè mi ha sempre ossessionato dare un senso a quello che scrivo a quello che suono. Il fare musica "per diletto" come si usa spesso dire, lo trovo sacrosanto per chiunque lo desideri ma appena faccio una musica o ne ascolto, qualcosa di "importante" mi si piazza sopra, come la nuvola a Fantozzi.
La musica di per se non esiste se non c'è chi la fa, sono una serie di segni morti. E la musica la si scrive per lasciarla agli altri, per una questione tecnica ma in fondo ha poco senso perchè nessuno può suonare alla stessa maniera due volte una cosa scritta. L'esecuzione è assolutamente irripetibile dal momento che tutto muta e nulla rimane immobile nel cosmo. Così fa il nostro stato d'animo (per questo amo la musica e i musicisti che mi permettono di improvvisare, di cambiare un tema scritto ,perchè posso suonare esattamente "quello che sono in quel momento" Ma non chiedermi di rifarlo due volte, non è possibile, un attimo dopo non sono più la stessa persona, le mia cellule stesse sono cambiate)
Per come la vedo io, è un grave errore pensare che la musica la si impari a scuola, li si imparano le regolette che di per se non sono ancora musica, così come fa ogni l'architetto ma poi, quanti diventano F. Lloyd Wright?
Cosa c'è negli oggetti e negli edifici di questo architetto, competenza e intuito, si ovvio. Conoscenza storica e una forte formazione culturale del mondo, altrettanto ovvio! Ma alla base cos'è che muove quella persona e la porta a subliminare oggetti talvolta banali come una sedia?
Ritengo sia l'amore, è una fame, una avidità di bellezza e di comunicarla, lasciarla agli altri. E' come urlare "Guardate come può essere irripetibile, immensa la vita" E' al contempo, forse, anche la stessa sensazione che inizio a provare anche io, che di noi, resteranno le cose dette e fatte e una traccia nel ricordo delle persone care e allora nasce l'urgenza di regalare agli altri tutto il possibile perchè ne godano e ne sviluppino se possibile.

Fare musica che tocchi il punto più inaccessibile e sconosciuto degli altri, richiede quindi, prima di tutto cuore e voglia di regalarlo agli altri.
L'artista è un malato cronico che non pensa ad altro che a regalare la bellezza che talvolta scopre con grandi rinunce ma non ne soffre, anzi.
E' quì quindi che esce la parola "dotato per natura, talento naturale"? Dono alla nascita?
Beh, io ci rifletto da quando ero bambino, credo che una parte ci venga assegnata prima della nascita ma no so dire da chi o da cosa. Ed una parte, molto molto importante è rappresentata dallo sviluppare quel regalo o ignorarlo. Innaffiarlo e proteggerlo o farne stracci.
Analizzo spesso la mia vita passata ed essendo un nostalgico, prima di addormentarmi ripasso spessissimo i ricordi, i luoghi, le persone oggi molte scomparse, forse è un antidolorifico dei vecchi, può essere. La musica mi esalta le emozioni relative a quei ricordi esaltandoli o facendone cosa tenera e nostalgica. Quindi il mio io interiore, la mia buddità, o la mia anima, chiamatela come vi fa più piacere, ha una relazione molto stretta con le arti, la musica su tutte, perchè mi rendo conto che è la musica che "condisce" quelle sensazioni. Tutti i miei temi, circa un migliaio, sono nati da ricordi per me preziosi. Non ho mai scritto musica senza un'emozione come molla. L'esercizio di scrittura figa non mi riguarda e se metto una nota in un punto, la metto esclusivamente perchè mi emoziona.
Nel ripercorrere il mio vissuto mi rendo conto delle situazioni umane, sociali ed anche politiche che mi hanno cresciuto e formato, come musicista e ancora prima come essere umano. Perchè mi paice sempre ribadire che prima di essere un musicista, sono una persona, esattamente come il muratore.Non mischiare le arti con la vita l'ho sempre visto come un gravissimo errore, perchè è dalla vita che prende spunto, stimolo quel che nelle arti facciamo. Il musicista "isolato nel suo eremo creativo" mi fa pena.
Ho imparato molto da alcuni grandi artisti con cui ho avuto a che fare ma anche dall'amico scomparso Paolo, camionista con la quinta elementare ma grande lettore di saggistica, persona a modo suo colta e molto molto saggia.Mentre si faceva la grigliata mi parlava di Trilussa e poi di Gramsci e via e via. Quelle persone la, ne ho conosciute diverse da ragazzo, avevano tutte molto cuore ed uno spiccato senso sociale, di comunità. Ecco, quella roba la, mi è entrata dentro silenziosa ed è stato il regalo inconscio più bello.
Mi rendo conto allora che quello che suono oggi, quello che penso, quello che mi permette a 62 anni di emozionarmi e stupirmi come un bambino, lo devo a quelle persone, a quelle situazioni.
Intendo dire che fare muisìca di "un certo tipo" che ti metta in crisi, che ti metta il groppo alla gola, che ti porti da un'altra parte, non è scontato e non ha assolutamente nulla a che fare con la "tecnica" e gli esempi nella storia sono innumerevoli.
Arrivi alle persone solamente se sei onesto, semplice, diretto e se hai davvero cuore e a cuore hai gli altri. Se quando sali sul palco non metti maschere da personaggio, se quando sali sul palco non dici di essere di Brera perchè ti vergogni di essere di Cusano Milanino. Non ti vergogni se tua mamma ha la prima elementare ma ne sei orgoglioso perchè è riuscita comunque a vivere.
Se sei onesto, con te e con gli altri, se ti presenti per come sei, a quel punto, se quel dono di cui sopra alla nascita lo hai ricevuto, allora se lo curi verrà immancabilmente fuori e le persone assetate di umanesimo di condivisione lo percepiranno senza alcun dubbio.
Diversamente saremo maschere come diceva Pirandello e questa cosa, alla fine della vita, lascia l'amaro in bocca perchè a noi stessi non possiamo mentire.
Si può essere grandissimi protagonisti della musica e della vita anche con un'ottava di estensione, tutto sta come te la cucini. E questo dipende esclusivamente da come sei dentro, realmente. E' uno dei peggiori comportamenti lo spacciare quel che non si è, ed è per me, un mancanza di rispetto, prima di tutto a se stessi.

Questa la mia piccola esperienza. Ma francamente non so nemmeno perchè ho fatto questo post, conoscendomi, probabilmente per abbassare di nuovo tutte le barriere ed aprire tutte le porte ai belli ed ai "brutti" che leggeranno, forse con sufficienza (I brutti eh)

In conclusione, per me,fare arte o fruirne, richiede come base, la più difficile delle arti, essere belle persone dentro, anche nelle difficoltà perchè è nel fango che si vede se il Suv funziona per davvero... sull'autostrada son bravi tutti ad andarci. Le note e gli accordi sono solo un mezzo e mai un fine, un mezzo di per se inanimato,indifferente, incapace di raccontare, guai a fraintendere questo punto. Questa è l'unica cosa che mi sento di affermare con forza. Tutto il resto che ho scritto è un mix di sensazioni di un viaggio molto personale, il mio, e perciò altamente fallace.


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Matteo Giannini
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Re: Come si fa a far musica?

Messaggio da Matteo Giannini »

Grazie Stefano.
(Capo Oro) vecchio suonatore in erba.
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Conn: 12B Coprion '53;12A Coprion '53; 22B Victor '57; 6b late '65
Eastar etr330 Pocket
Mp:Gewa 3c e Shilke16b4 pranizzati da Stefano
Conn 7B-N; Conn4 imp.precision; Shires 1.5c; Bach 7c corp; Getzen 7c;
Posseduti: ytr1320s; ytr4335g; YTR 634 '75; 18B Coprion '55; 18A Coprion '56; Mahllion Bruxelles 671 '45
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Re: Come si fa a far musica?

Messaggio da Mirco »

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stefano bartoli
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Re: Come si fa a far musica?

Messaggio da stefano bartoli »

Cercando di "restringere" il campo, provo a dire la mia personale opinione.
Bypassando i meravigliosi Weather Report e approdando all'ultimo meraviglioso progetto di quel gigante che fu Zawinul, troviamo lo Zawinul Syndacate.
Un concentrato di talenti e virtuosi che ha davvero pochi paragoni nella storia. Ma la domanda dovrebbe essere "Si si, ok, bravissimi ma la musica esce?"
Cacchio se esce, di brutto, si passa da brani tecnicamente mostruosi a brani struggenti, il virtuosismo mai fine a se stesso. Dal vivo sempre perfetti, coinvolgenti. Insomma, il massimo. Ma il motore di questa roba qual'è? Per me la risposta è semplice, la multiculturalità dei membri, l'apertura mentale esagerata, dimostrata nei decenni da Zawinul,un musicista capace di mischiare il valzerino austriaco ricordo della sua infanzia, con l'esperienza con Cannonbal Adderley ed il jazz di oltre oceano.
Apertura mentale, multiculturalità, tecnica, studio e cuore.
Bene.
Anche noi abbiamo esempi importanti di certo fenomeno, si pensi a Trovesi, musicista splendido partito dalle bande della bergamasca.
Pino Minafra con i suoi innovativi progetti, anche lui partito dalla banda di Ruvo di Puglia che suonava alle processioni.
Di Falzone,Roy Paci, Cafiso, Randisi cresciuti nelle bande siciliane o comunque provenienti da piccole cittadine di provincia.
Dei molti enormi talenti prodotti dalla Sardegna, Fresu, Murgia, Melis, Salis, Carta, Ledda, Parodi e via e via Gente per lo più nata in paesini con meno di mille abitanti ma con tradizioni musicali millenarie.
Tutte queste persone hanno saputo portare, talvolta rielaborandole, le cose della loro tradizione, nel mini pimer della musica mondiale ma la loro origine, le loro tradizioni, seguitano ad affiorare nella loro musica.
Per questo il patrimonio creativo che abbiamo, dal Friuli alla Sicilia andrebbe protetto, sviluppato ed incoraggiato e siamo al discorso delle bande, spesso dileggiate ma invece prezioso serbatoio e allevamento di strepitosi talenti.
Siamo quindi tornati, in qualche maniera, quanto sia fondamentale dove e come sei cresciuto che se poi condito da apertura mentale, da vita a fenomeni importanti.
Perchè sia chiaro se non nasci a New Orleans e non ne respiri gli umori, fin dall'infanzia, il blues lo puoi sempre fare, certo ci sarà sempre qualcosa che non potrai mai catturare. D'altra parte crescere al sud, con l'odore dei fichi d'india, con i canti dei venditori di strada o le urla del mercato Ballarò ti renderà certamente diverso da chi nasce e cresce a Bergamo, anche lui con le sue tradizioni e le sue peculiarità.
Quindi, il dove, come e con chi si cresce, segna inevitabilmente il nostro "stile" musicale.
Questo pistolotto non è banale come potrebbe sembrare, perchè è pieno di gente che ha frainteso e da anni tenta di "suonare alla Coltrane" scordandosi che lui è nato ad Hamlet cento anni fa...e non a Casalpusterlengo.
Bisogna ascoltare, rubare, studiare ma poi, cucinare il nostro piatto personale e questo comporta prima di tutto il rischio di scoprire che potremmo non aver nulla di sconvolgente da dire, succede e non è grave, però solo così sono nati talvolta capolavori e fuoriclasse, rischiando e mantenendo la mente aperta con il faro della nostra tradizione di origine.
Non dovremmo cercare di essere quello che non siamo ma piuttosto provare a sviluppare quel che siamo.
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