La non teoria dell'improvvisazione

Metodi, scale, arpeggi, swing, tutto sulle tecniche di improvvisazione
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stefano bartoli
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La non teoria dell'improvvisazione

Messaggio da stefano bartoli »

Ieri, suonando con un allievo su basi musicali, riflettevo sull'argomento improvvisazione, sui risultati spesso molto differenti che ogni persona ottiene.
Sappiamo esserci una parte teorica molto importante, senza la quale si va poco oltre un "giro di accordi" facile.
Però sappiamo anche (ci ho fatto pure un video alla ns pagina video lezioni) dell'importanza assolutamente fondamentale dell'orecchio educato ed allenato.
Ma ancora non basta, il vissuto personale, a tutto tondo,la persona che sei oggi, influenzano inevitabilmente quello che di bello e di brutto esce dalla campana. E' un processo raro e complesso che nasca un improvvisatore di vaglia. E' evento dato per scontato se uno studia e si esercita ma non è così. E' evento raro come la vita nel cosmo.
Questo perchè un musicista di quel "livello" richiede che una serie di fattori e di caratteristiche, si congiungano nella stessa persona e non è stabile, costante. C'è infatti una fase di crescita, un climax ed una fase della decadenza, la finestra creativa/esecutiva top è piccolissima, breve, tolte rare eccezioni.
Improvvisare ad un certo livello, lasciare il segno anche con una sola nota piazzata in un determinato punto o timbrata in una certa maniera (Lester Bowie o Miles docet), richiede una serie di caratteristiche non comuni, tecniche, musicali ed umane.
E' comunque un processo lentissimo e che raramente arriva in gioventù.Per questo tipo di musicista mi sento di scomodare il sostantivo artista.
Quando li incrociate, dovreste pensare che siete privilegiati che sia toccato a voi.

A tal proposito:

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