Se vuoi suonare jazz, tutto il jazz, devi passare dal blues, non c'è scampo. Nel blues c'è tutto e non è un modo di dire.
Inizialmente era cosa assai grezza, c'era spesso un testo perchè nasceva per raccontare storie, di amore, di segregazione, di detenzione o altro. La struttura era talvolta ballerina, 11, 13, 9 battute. Il fatto è che i primi suonatori erano quasi sempre operai, schiavi, homeless, gente che di musica spesso non sapeva nulla. La tradizione era trasmessa oralmente e le chitarre, quando c'erano, erano in condizioni pietose. Anche le voci erano spesso diseducate ma vere, rauche, graffianti, irriverenti.
Ma il feeling, il mood era eccezionalmente funzionale, efficace per trasmettere emozioni e significati.
Principalmente erano blues con la terza maggiore ma in realtà, si glissava tra la terza minore e la maggiore.
Arrivò poi una quantità di blues pensati e scritti in minore, erano moderni nel mood. Molto belli alcuni di Mingus di Coltrane ed altri musicisti geniali e rivoluzionari ma ben ancorati alle tradizioni dalle quali prendevano spunto.
Qualcuno ha cercato di stabilire blues minori e blues maggiori. In realtà il blues è sempre entrambe le cose, probabilmente per la natura lamentosa che quel glissare da terza minore a terza maggiore ci trasmette. Stesso dicasi per il glissare dalla quinta diminuita alla quinta giusta, sempre parlando del blues.
la vera natura del blues non è quindi una scienza esatta, perfetta ma un modo di suonare, di vivere, di raccontare.
Lo spirito col quale lo si fa può avere più importanza delle note che vi si piazzano.
E' chiaro che se atterri sulla quinta diminuita o nelle prime quattro battute atterri sulla sesta maggiore, la cosa diventa tesa e molto figa ma lo spirito, il mood col quale lo fai, rende il blues toccante o meno. Aggiungerei che il blues rappresenta l'apice massimo di tensione/risoluzione, anche nel testo.
Ed ecco che in qualche maniera arriviamo all'aspetto sociale, esistenziale di ognuno. Alcuni hanno cose da raccontare, altri no. Alcuni decidono di raccontarle, altri no.
Ma una cosa resta basica, ineluttabile, nel blues più che in altre forme, la sincerità. Nel blues non si può mentire, perchè se lo fai, si sente.
Rimane insomma, una forma musicale arcaica, grezza, ruvida, diretta e implacabile nel rivelare chi sei. Nonostante gli "ammodernamenti" armonici, applicati nei decenni, il cuore di questa forma rimane l'essere umano con le sue storie, belle e brutte ed il blues nasce per poterle raccontare.
Nel blues non si mente perchè il blues in realtà, profondamente, non è una forma ma uno stato d'animo.
Recitava un poeta di Harlem "Blues, mi sono svegliato stamattina e sei ancora quì che mi stai addosso come un cane pieno di pulci. Blues perchè anche oggi mi stai addosso! Blues, sei la mia benedizione e la mia maledizione"