Ma il bello del jazz è proprio la sua "versatilità", condivido il pensiero di Rava ma anche di chi la pensa in senso opposto perché preferisce un jazz più esplosivo, anche la questione dei numeri da circo la vedo come molto soggettiva, personalmente non vedo come "circensi" nessuno dei professionisti famosi come acutisti, ogni tanto mi piace ascoltare i dischi di Ferguson, Faddis, James Morrison, Tofanelli, altre volte preferisco roba più "cool", assoli più tecnici o più "intimi", dello stesso Miles adoro l'intera discografia, anche quella rock/elettrica che non piace a Marsalis , ma dipende comunque dai giorni, difficilmente nelle stesso giorno riesco a passare da uno stile all'altro. Tempo fa ho visto un intervista su youtube di Paolo Fresu in cui esaltava proprio le diversità del jazz.stefano bartoli ha scritto:Personalmente la vedo come Rava, non cambierei cento dischi di bisacuti Ferguson (e parliamo cmq di un grande) con una sola stecca di Miles o di una frase di Chet.
Ognuno di noi ha un modo di vedere il jazz proprio e personale, del resto i grandi sono diventati grandi esaltando le proprie diversità e la propria visione.
Dall'autobiografia di Miles: "Un giorno chiesi a Dizzy [Gillespie]: “Ehi, perché non riesco a suonare come te?” Lui mi rispose: “Tu suoni come me, ma un’ottava sotto. Stai suonando un’armonica bassa.” Così quando lui mi disse che sentivo tutto più basso, nel registro medio, mi sembrò una cosa sensata, perché non riuscivo a sentire niente al di sopra. "