Considerazioni di ordine generale nel rapporto vintage/contemporaneo sulle trombe/cornette.
Inviato: 24/02/2021, 15:41
Ripensando all’argomento vintage versus contemporanee mi sembra che sia una distinzione fittizia e, in un certo qual senso, fuorviante.
Ritengo, infatti, che sarebbe più corretto parlare semplicemente di strumenti validi o meno validi al di là dell’anno in cui siano stati costruiti.
Il perché è presto detto: noi definiamo come vintage strumenti che hanno una certa età sulle spalle, ma lo facciamo pensando esclusivamente a partire a ritroso dal momento temporale in cui ci troviamo e non prendiamo in considerazione un arco temporale più ampio che vada da un lato a ritroso e dall’altro in avanti. Solo così si può ragionare in modo più oggettivo sulla questione.
Ogni strumento, sia esso musicale o di qualsiasi altro settore, ha una vita spesso molto più lunga di chi lo ha creato o posseduto e passa di vita in vita per continuare a svolgere il proprio lavoro fino a quando non sopraggiunge il proprio fine vita che vedremo essere di due tipi.
Qui per capire quanto poi seguirà è necessario fare una precisazione molto importante. Esistono strumenti “semplici” * (si badi bene non “facili”) composti da un numero esiguo di parti/meccanismi che devono svolgere un numero limitato di funzioni (ad esempio la pinza, il martello etc.). ed esistono strumenti “complessi” * (si badi bene non “complicati”) composti da un numero elevato di parti/meccanismi in grado di svolgere da poche a moltissime funzioni (ad esempio un calcolatore, un tornio, un’automobile etc.). Gli strumenti semplici subiscono solo piccolissime variazioni nel corso degli anni (ad esempio il manico del martello che da ligneo è diventato plastico o la forma della testa che ha subito una semplificazione nel corso degli anni). Gli strumenti complessi cambiano molto e molto rapidamente in rapporto ai cambi tecnologici relativi alle varie parti che lo compongono.
Il fine vite a cui mi riferivo prima per gli strumenti semplici solitamente coincide con una rottura non più aggiustabile o a causa della perdita delle caratteristiche fisico/meccaniche necessarie per il lavoro che deve svolgere. Per gli strumenti complessi il fine vita solitamente avviene per obsolescenza ovvero l’essere superato da strumenti analoghi che svolgono lo stesso (o più) lavoro in modo migliore, o più efficiente, o più rapido etc. Lo strumento non smette però di vivere né tantomeno smette di riuscire a fare ciò per cui era nato, semplicemente viene accantonato e (molto spesso) demolito e riutilizzato in alcune sue parti o smaltito attraverso il ciclo dei rifiuti.
Per fare un esempio ho, giusto per citarne alcuni, delle stecche e squadre del mio bisnonno perfettamente funzionanti, dei compassi e dei regoli calcolatori del nonno anch’essi perfettamente funzionanti, uno sclerometro e dei flessimetri di mio padre idem perfettamente funzionanti e quando io non ci sarò più essi saranno ancora in grado di fare ciò per cui sono stati pensati. Per contro non ho più la Olivetti Divisumma 14 di mio nonno né l’Olivetti P6060 di mio papà.
Qui si pone una questione importantissima: utilizzare paragoni o paralleli (anche per un semplice fine illustrativo) tra strumenti semplici e strumenti complessi è un errore logico gravissimo per quanto appena visto, il paragone/parallelo può essere effettuato solo tra classi omogenee di strumenti, ad esempio tra un martello ed un cacciavite o tra un computer ed una imbottigliatrice, non potrò mai paragonare una pinza ad una automobile come non potrò mai paragonare un nastro trasportatore ad un filo a piombo. Sarebbe comunque sempre meglio fare questo tipo di operazioni tra strumenti analoghi (un cacciavite a stella con bite del 3 con un altro cacciavite a stella con bite del 3).
Da quanto esposto in precedenza si può considerare che gli strumenti semplici hanno una vita molto lunga, per contro gli strumenti complessi hanno una vita decisamente più breve.
Ora bisogna inquadrare che tipo di strumento siano le cornette e le trombe (ma lo stesso vale per moltissimi aerofoni): essendo strumenti composti da pochi elementi semplici e dovendo assolvere ad una unica funzione (emettere suoni) rientrano necessariamente nella prima casistica, la riprova di questo è anche data dal fatto che nel corso di 200 anni (da quando vennero aggiunti i pistoni al corno postale) tali strumenti sono variati pochissimo, si potrebbe dire che le uniche variazioni siano di dettaglio** rispetto alla “struttura complessiva” dello strumento. Ad esempio, la lunghezza del canneggio è “fissa” e determinata in base all’accordatura voluta dello strumento, allungando o accorciando lo sviluppo del canneggio varia l’accordatura che scende al La o sale al Do, quindi per fare una tromba in Sib dovrò tenere una lunghezza di canneggio che è pressoché identica su tutte le trombe.
Qui si torna al principio del presente, i nostri sono strumenti solitamente dotati di vita veramente lunga e molto spesso ci sopravvivono e potranno continuare a svolgere la loro funzione. Ciò che per noi può essere vintage è stato uno strumento nuovissimo e ultramoderno quando è nato, così come strumenti odierni appena immessi nel mercato oggi, potranno essere considerati vintage tra 40 o 50 anni. E quelle che usciranno tra 50 anni a loro volta dopo altri 50 saranno considerate vintage e così via. Scherzando (ma non troppo) si potrebbe dire o che tutte le trombe sono modernissime o che tutte le trombe sono vintage a seconda di come si guardi la questione, pensandoci bene si potrebbe anche dire che siano modernissime e vintage al contempo.
Ecco perché non ha, dal mio punto di vista, senso parlare di vintage o contemporaneo, perché ragioniamo in tali termini solo in rapporto ad una percezione soggettiva riferita ad un preciso istante dell’esistenza personale e non all’arco temporale della vita di tali manufatti.
Si diceva che le trombe e le cornette siano, fondamentalmente, sempre uguali e di qui in avanti sempre lo saranno perché potranno anche cambiare i dettagli** ma non potrà mai cambiare l’essenza dello strumento, pena il fatto che non sarebbe più una tromba/cornetta ma diventerebbe un altro strumento.
Ecco che, allora, l’unico ragionamento veramente utile in materia è quello se un dato strumento sia valido o meno cercando di rendere tale processo oggettivo limitando al massimo ogni possibile soggettività che falserebbe, necessariamente, la valutazione finale. Non voglio farne un elenco, semmai nelle varie risposte si potrà capire quali elementi possano essere presi per una valutazione oggettiva, qui ne riporto solo un paio: qualità dei materiali, qualità dell’assemblaggio e qualità delle saldature.
*Non esistendo una definizione propria di strumento semplice o di strumento complesso e non potendosi adattare correttamente la definizione di altri ambiti (ad esempio macchina semplice) si è adottata la distinzione concettuale tra le due classi così come definita dalle parole che seguono ciascuna di esse.
**Il vocabolo dettaglio è stato usato nel suo più pieno significato etimologico di parte riferito ad un tutto pertanto non si intenda in alcun modo che essendo di dettaglio non possano essere significativi o importanti.
Ritengo, infatti, che sarebbe più corretto parlare semplicemente di strumenti validi o meno validi al di là dell’anno in cui siano stati costruiti.
Il perché è presto detto: noi definiamo come vintage strumenti che hanno una certa età sulle spalle, ma lo facciamo pensando esclusivamente a partire a ritroso dal momento temporale in cui ci troviamo e non prendiamo in considerazione un arco temporale più ampio che vada da un lato a ritroso e dall’altro in avanti. Solo così si può ragionare in modo più oggettivo sulla questione.
Ogni strumento, sia esso musicale o di qualsiasi altro settore, ha una vita spesso molto più lunga di chi lo ha creato o posseduto e passa di vita in vita per continuare a svolgere il proprio lavoro fino a quando non sopraggiunge il proprio fine vita che vedremo essere di due tipi.
Qui per capire quanto poi seguirà è necessario fare una precisazione molto importante. Esistono strumenti “semplici” * (si badi bene non “facili”) composti da un numero esiguo di parti/meccanismi che devono svolgere un numero limitato di funzioni (ad esempio la pinza, il martello etc.). ed esistono strumenti “complessi” * (si badi bene non “complicati”) composti da un numero elevato di parti/meccanismi in grado di svolgere da poche a moltissime funzioni (ad esempio un calcolatore, un tornio, un’automobile etc.). Gli strumenti semplici subiscono solo piccolissime variazioni nel corso degli anni (ad esempio il manico del martello che da ligneo è diventato plastico o la forma della testa che ha subito una semplificazione nel corso degli anni). Gli strumenti complessi cambiano molto e molto rapidamente in rapporto ai cambi tecnologici relativi alle varie parti che lo compongono.
Il fine vite a cui mi riferivo prima per gli strumenti semplici solitamente coincide con una rottura non più aggiustabile o a causa della perdita delle caratteristiche fisico/meccaniche necessarie per il lavoro che deve svolgere. Per gli strumenti complessi il fine vita solitamente avviene per obsolescenza ovvero l’essere superato da strumenti analoghi che svolgono lo stesso (o più) lavoro in modo migliore, o più efficiente, o più rapido etc. Lo strumento non smette però di vivere né tantomeno smette di riuscire a fare ciò per cui era nato, semplicemente viene accantonato e (molto spesso) demolito e riutilizzato in alcune sue parti o smaltito attraverso il ciclo dei rifiuti.
Per fare un esempio ho, giusto per citarne alcuni, delle stecche e squadre del mio bisnonno perfettamente funzionanti, dei compassi e dei regoli calcolatori del nonno anch’essi perfettamente funzionanti, uno sclerometro e dei flessimetri di mio padre idem perfettamente funzionanti e quando io non ci sarò più essi saranno ancora in grado di fare ciò per cui sono stati pensati. Per contro non ho più la Olivetti Divisumma 14 di mio nonno né l’Olivetti P6060 di mio papà.
Qui si pone una questione importantissima: utilizzare paragoni o paralleli (anche per un semplice fine illustrativo) tra strumenti semplici e strumenti complessi è un errore logico gravissimo per quanto appena visto, il paragone/parallelo può essere effettuato solo tra classi omogenee di strumenti, ad esempio tra un martello ed un cacciavite o tra un computer ed una imbottigliatrice, non potrò mai paragonare una pinza ad una automobile come non potrò mai paragonare un nastro trasportatore ad un filo a piombo. Sarebbe comunque sempre meglio fare questo tipo di operazioni tra strumenti analoghi (un cacciavite a stella con bite del 3 con un altro cacciavite a stella con bite del 3).
Da quanto esposto in precedenza si può considerare che gli strumenti semplici hanno una vita molto lunga, per contro gli strumenti complessi hanno una vita decisamente più breve.
Ora bisogna inquadrare che tipo di strumento siano le cornette e le trombe (ma lo stesso vale per moltissimi aerofoni): essendo strumenti composti da pochi elementi semplici e dovendo assolvere ad una unica funzione (emettere suoni) rientrano necessariamente nella prima casistica, la riprova di questo è anche data dal fatto che nel corso di 200 anni (da quando vennero aggiunti i pistoni al corno postale) tali strumenti sono variati pochissimo, si potrebbe dire che le uniche variazioni siano di dettaglio** rispetto alla “struttura complessiva” dello strumento. Ad esempio, la lunghezza del canneggio è “fissa” e determinata in base all’accordatura voluta dello strumento, allungando o accorciando lo sviluppo del canneggio varia l’accordatura che scende al La o sale al Do, quindi per fare una tromba in Sib dovrò tenere una lunghezza di canneggio che è pressoché identica su tutte le trombe.
Qui si torna al principio del presente, i nostri sono strumenti solitamente dotati di vita veramente lunga e molto spesso ci sopravvivono e potranno continuare a svolgere la loro funzione. Ciò che per noi può essere vintage è stato uno strumento nuovissimo e ultramoderno quando è nato, così come strumenti odierni appena immessi nel mercato oggi, potranno essere considerati vintage tra 40 o 50 anni. E quelle che usciranno tra 50 anni a loro volta dopo altri 50 saranno considerate vintage e così via. Scherzando (ma non troppo) si potrebbe dire o che tutte le trombe sono modernissime o che tutte le trombe sono vintage a seconda di come si guardi la questione, pensandoci bene si potrebbe anche dire che siano modernissime e vintage al contempo.
Ecco perché non ha, dal mio punto di vista, senso parlare di vintage o contemporaneo, perché ragioniamo in tali termini solo in rapporto ad una percezione soggettiva riferita ad un preciso istante dell’esistenza personale e non all’arco temporale della vita di tali manufatti.
Si diceva che le trombe e le cornette siano, fondamentalmente, sempre uguali e di qui in avanti sempre lo saranno perché potranno anche cambiare i dettagli** ma non potrà mai cambiare l’essenza dello strumento, pena il fatto che non sarebbe più una tromba/cornetta ma diventerebbe un altro strumento.
Ecco che, allora, l’unico ragionamento veramente utile in materia è quello se un dato strumento sia valido o meno cercando di rendere tale processo oggettivo limitando al massimo ogni possibile soggettività che falserebbe, necessariamente, la valutazione finale. Non voglio farne un elenco, semmai nelle varie risposte si potrà capire quali elementi possano essere presi per una valutazione oggettiva, qui ne riporto solo un paio: qualità dei materiali, qualità dell’assemblaggio e qualità delle saldature.
*Non esistendo una definizione propria di strumento semplice o di strumento complesso e non potendosi adattare correttamente la definizione di altri ambiti (ad esempio macchina semplice) si è adottata la distinzione concettuale tra le due classi così come definita dalle parole che seguono ciascuna di esse.
**Il vocabolo dettaglio è stato usato nel suo più pieno significato etimologico di parte riferito ad un tutto pertanto non si intenda in alcun modo che essendo di dettaglio non possano essere significativi o importanti.