La classica coperta corta: il Gap

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Marco Muttinelli
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Re: La classica coperta corta: il Gap

Messaggio da Marco Muttinelli »

stefano bartoli ha scritto:I nostri Matteo e Marco, potranno forse dirci qualcosa su Bernullì e Venturi.
Io mi limito a dire che la mia vecchia Olds Special non aveva gap perchè non aveva receiver poichè il cannello era strambato si da essere esso stesso cono receiver, come su alcune Conn mi pare e anche quì Matteo e Marco potranno dirci.
Stefano... se non ti strozzo ora non lo farò mai più in vita mia :) quindi ti richiamo perché arrivare a firenze impiegherei troppo tempo... Scherzi a parte per quanto riguarda l'equazione di Bernoulli a memoria dei miei esami universitari si dovrebbe applicare (e l'aria non dovrebbe rientrare tra questi) ai soli fluidi incomprimibili ma posso sbagliare di gran lunga giacché la fluidodinamica l'ho affrontata solo nel settore mio che è ben diverso dalle problematiche legate alla realtà fisica di uno strumento musicale. I principi magari sono i medesimi ma la difficoltà sta nel calare principi generali ad ambiti profondamente diversi. Si rischia di prendere fischi per fiaschi. Anche l'effetto Venturi sebbene lo capisca perfettamente, soprattutto nel suo aspetto più parodossale ovvero che alla diminuzione di velocità del flusso corrisponda un amento di pressione e viceversa. Mi toccherà prendere una laurea magistrale in fisica per capirci qualcosa seriamente. Per quel poco che mi viene da pensare noi si soffia nel bocchino che ha una certa sezione che poi si restringe ferocemente (la gola) [punto di massima velocità dell'aria e pressione minima] e poi si riespande (penna) quindi subisce una ulteriore espansione (reciver) una ulteriore aumento di velocità (leadpipe). Circa il flusso abbiamo il punto di massima pressione nella parte iniziale del bocchino che crolla ai livelli minimi entro pochissimo (gola) viceversa la velocità dell'aria fa esattamente il contrario. Tutto ciò che avviene dopo è solo di ordine molto inferiore (anche se non magari trascurabile) a ciò che è già avvenuto all'interno del bocchino (il canneggio ha un diametro molto più piccolo del diametro dell'inizio della tazza e per contro molto più grande del foro della gola). Cerco di ragionare e capire mentre scrivo, il flusso d'aria in sé e per sé non fa suonare lo strumento, ciò che lo fa suonare è la vibrazione o meglio l'onda stazionaria che si crea al suo interno, come abbiamo già visto in altro post su questo forum. Come il flusso alteri l'onda stazionaria e che relazione si crei fra questi due aspetti è questione sulla quale stanno lavorando diverse università (Roma e Modena su tutte almeno a quanto ne so) ma non credo si sia giunti ad una parola definitiva in merito. Se qualche utente sa di più e meglio ci può illustrare la materia ben venga che è argomento molto interessante. In definitiva, giusto interrogarsi su il come funzionino le cose, sono il primo a farlo per la mia curiosità, ma come dicevi per la musica se una cosa funziona in un certo modo, funziona in quello anche se non ne conosco le regole fisiche che lo determinano. Se entro in casa in inverno alla sera e sento la casa calda, non mi interrogo certo se sia predominate la componente di conduzione, di convezione o di irraggiamento dei caloriferi, mi interrogo solo se la temperatura sia giusta per farmi stare bene, lo stesso dovrebbe essere per la musica ed il nostro strumento... potrei dire scherzosamente meno pippe più impegno ehehehehehe...


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Re: La classica coperta corta: il Gap

Messaggio da stefano bartoli »

"Se entro in casa in inverno alla sera e sento la casa calda, non mi interrogo certo se sia predominate la componente di conduzione, di convezione o di irraggiamento dei caloriferi, mi interrogo solo se la temperatura sia giusta per farmi stare bene, lo stesso dovrebbe essere per la musica ed il nostro strumento... potrei dire scherzosamente meno pippe più impegno ehehehehehe..."

Io invece, se entro nel letto la sera e mi ci trovo la Monica Vitti l'ultima cosa alla quale penso è a chi mi ce l'ha messa...Mi impegno e bando alle pippe mentali. So omo pratico.
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Marco Muttinelli
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Re: La classica coperta corta: il Gap

Messaggio da Marco Muttinelli »

stefano bartoli ha scritto:"Io invece, se entro nel letto la sera e mi ci trovo la Monica Vitti l'ultima cosa alla quale penso è a chi mi ce l'ha messa...Mi impegno e bando alle pippe mentali. So omo pratico.
Stefano non infierire! Qui si vede tutta la differenza tra un passatempista come me che pensa solo al comfort ed un pro come te che pensa solo a trombare a tutto spiano :lol:

P.s. Monica Vitti... come direbbero i modernisti tanta roba, io da vecchio rincoglionito dico semplicemente una donna meravigliosa ;)
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Re: La classica coperta corta: il Gap

Messaggio da stefano bartoli »

Ah beh caro Marco, sulla Vitti quando era nei suoi cenci, si va a mani basse già nel muto. Se poi si ascolta quel timbro rauco della sua voce bonanotte sonatori. Ci deve venì a ripiglià la polizia.
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Re: La classica coperta corta: il Gap

Messaggio da Navarro »

Sempre a proposito di gap...

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Re: La classica coperta corta: il Gap

Messaggio da Navarro »

Qui si parla del variare il volume della cavità orale in dipendenza del range, a cui avevo accennato in un mio precedente intervento.

[youtube][/youtube]

In quest'altro si espone lo stesso principio e, proprio all'inizio, si rimarca quello che abbiamo già detto altre volte: è inutile cercare il range acuto in una nuova tromba o in nuovo bocchino. Possiamo semmai cercare l'equipaggiamento che ci rende più facile fare ciò che sappiamo fare.

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Re: La classica coperta corta: il Gap

Messaggio da Marco Muttinelli »

stefano bartoli ha scritto:Io mi limito a dire che la mia vecchia Olds Special non aveva gap perchè non aveva receiver poichè il cannello era strambato si da essere esso stesso cono receiver, come su alcune Conn mi pare e anche quì Matteo e Marco potranno dirci.
Eppure con la Olds facevo le stesse identiche cose che con altre trombe.
Ti confermo che diverse Conn non hanno gap o se lo hanno il punto in cui c'è la differenza di diametro tra la sezione ricevente e il cannello è talmente distante dalla fine della penna (almeno 10 centimetri ad occhio) e tale salto di diametro è talmente piccolo che virtualmente le rende senza gap. Sono più difficili da suonare rispetto a strumenti con il gap? Non mi sembra proprio, per lo meno la 12B e la 22B hanno gli armonici completamente spostati rispetto alle serie whide wrap (6B, 8B, 10B, 36B e 38B) ma quello penso dipenda dallo sviluppo geometrico, che è completamente diverso, più che alla presenza o meno del gap.
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Re: La classica coperta corta: il Gap

Messaggio da stefano bartoli »

La mia personale esperienza è che tutto conta, tutto incide ma la questione è quanto.
Nell'hi fi gli ascolti fatti in cieco hanno spesso stravolto molte certezze. Se sai che quel cavo costa 10 volte l'altro, inevitabilmente sarai influenzato nel tuo giudizio. Se sai che la tromba che hai comperato costa una cifra molto alta, cercherai tutte le motivazioni a giustificazione. Chi spende cifre assurde per un bocchino, tenderà a pensare che quell'azienda lavora il bocchino in ben altra maniera. La verità elementare dlle cose invece ti dice che alla fine, un bocchino è un bocchino e i modi per lavorarlo, quelli sono, da quello economico a quello iper costoso.
Ora, se io paragono una Fiat Marea ad una Porsche, noterò senz'altro grosse differenze. Se il paragone lo farò tra la Porsche e la Lamborghini, ci saranno sempre differenze ma di altra natura e probabilmente in percentuali ben inferiori.
Ecco perchè penso che se hai una tromba di pregio, cioè progettata e costruita da aziende "storicamente" acclarate, li dovresti fermarti, perchè oltre non c'è molto, c'è il mercato, la necessità di vendere.
Tra una cinesina da 100 euro bocchino e custodia inclusi ed una tromba top e costosa, c'è sicuramente una bella differenza. Ma tra una Bach degli anni buoni (per citare un marchio nobile a caso) ed una tromba super figa di oggi, siete sicuri ci sia una grande differenza? Che gli euro che separano una commerciale di qualità da una artigianale siano giustificati per il risultato finale che otterrai?
Nell'hi fi iper costosa funziona alla stessa maniera, un cambiare continuo di apparecchi spesso costosissimi, senza mai trovare pace. Ogni anno a girare tutti gli stands di tutte le fiere in cerca di novità, up grade che spesso non esistono. E' un calvario che spessissimo ha portato alla sana conclusione "Mi tengo il mio impiantino decoroso e spendo il resto il dischi"
Una libreria fatta di buone letture, una serie di lezioni, una master class, un viaggio in posti sconosciuti, queste sono spesso le cose che possono cambiarti, aprirti il cuore e la mente, che possono migliorarti, non una nuova tromba.

Ognuno si darà le risposte che crede, io so che un Hardenberger, con una tromba ed un bocchino commerciali, apre il culo a parecchia gente. E so anche che chi cambia continuamente equipaggiamento, lo fa per motivi che con la musica non hanno assolutamente nulla a che fare ma quì si entra in tutt'altro discorso che ha a che fare con le proprie frustrazioni, i propri hobby, i propri lenitivi,la propria noia, tutte cose degne di rispetto ma che con la musica nulla hanno a che fare. Quando sei davvero concentrato a far musica, quando sei totalmente preso dalla performance, dello strumento che hai in mano, non ricordi nemmeno la marca, la tua mente è altrove.
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Marco Muttinelli
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Re: La classica coperta corta: il Gap

Messaggio da Marco Muttinelli »

Guarda proprio in questi giorni mi è capitato un caso alquanto curioso. Per varie ragioni ho due impianti completi e su quello principale montavo tutti cavi di una notissima azienda (chiamiamola X) e sul secondo impianto tutti cavi della altrettanto nota azienda Y che costano (a parità di livello) circa 1/5-1/6 di quelli di X. Morale ricollegando i vari elementi mi è venuta la bischera idea di provare i cavi Y sul primo impianto. Morale della storia giramento di cabasisi per aver speso così tanto per cavi che, per quanto buoni, sono meno performanti di cavi meno costosi per cui questi ultimi sono finiti nell'impianto principale e quelli superstrfighi nell'impianto secondario. Ciò che riferisci circa gli ascolti "alla cieca" è giustissimo e ne ho fatti vari in vita mia sempre con esiti sorprendenti ma, come giustamente evidenziato, anche la suggestione gioca degli scherzi bruttissimi. Fino a farti pensare che determinati componenti siano necessariamente meglio perché costano di più di altri che, magari per semplici questioni di processi aziendali, escono a prezzi inferiori. Cerco di spiegare meglio. Grandi aziende, grazie all'ingegnerizazioni dei processi, all'acquisto di ingenti quantitativi di materie per produrre un dato bene riescono a commercializzare tale bene a costi relativamente bassi e con una costanza qualitativa altissima. L'artigiano lavora secondo altri canoni e per arrivare agli stessi standard deve necessariamente farlo a prezzi più alti, per contro non soffre della limitazioni di mantenere i prodotti sempre necessariamente identici ma può svariare molto di più apportando miriadi di modifiche che una azienda con catene di montaggio e macchinari studiati appositamente non possono fare se non dopo stravolgimenti molto consistenti e costosi. La cosa fondamentale è saper riconoscere la validità dei costrutti seri sia che essi siano aziende universalmente riconosciute del passato e del presente o gli artigiani idem (sempre del passato e del presente). Credo che nessuna azienda seria si sognerebbe mai di criticare artigiani seri che operano nello stesso settore, così come artigiani seri non si sognerebbero mai di criticare le aziende che dominano (o abbiano dominato) il mercato in tale settore in cui opera. È una questione di onestà intellettuale non di poco conto ma che comunque ci può fornire una cartina di tornasole per capire immediatamente con che realtà ci si sta confrontando in un determinato settore.
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Re: La classica coperta corta: il Gap

Messaggio da stefano bartoli »

Concordo in toto.
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Re: La classica coperta corta: il Gap

Messaggio da Marco Muttinelli »

C'è un ulteriore elemento che mancava al mio precedente. Un artigiano, quando è serio, sa che il proprio target di clienti è necessariamente un target limitato e ben circoscritto, vuoi per questioni geografiche, di pezzi o elementi che riesce a produrre, di idee della clientela che sposano la propria visione etc. e la sua forza e bravura risiede proprio nella conoscenza di questi limiti connessi al suo status. Per cui tale soggetto non va proporre il proprio pensiero a chi non ha la sua stessa visione o simile, ma al contrario va a ricercare chi ha una sensibilità simile al proprio modo di vedere le cose per operare al meglio nel confronto dei propri clienti. Se e quando un artigiano serio decide di passare a progetti industriali, e anche nel settore del nostro strumento gli esempi eclatanti non mancano, ci vuole necessariamente un cambio radicale di mentalità perché le questioni in ballo sono completamente diverse. Ecco che dallo "strumento perfetto" il focus diventa lo "strumento ideale", dalla visione in cui l'artigianato propone la propria idea a quella dove l'industria recepisce le esigenze della maggioranza e produce secondo tale sentire che non necessariamente coincide con la propria visione. Insomma da un aspetto individualistico che c'è nell'artigiano necessariamente si deve passare ad uno collettivistico. Se questo sia un bene o un male lascio ad altri giudicare.
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Re: La classica coperta corta: il Gap

Messaggio da Fcoltrane »

Fcoltrane ha scritto:
ti faccio un esempio concreto:
il bocchino che utilizzo prevalentemente è un monette b2 prana ,se lo monto sulla suprema posso scegliere 10 ricevitori diversi e trovare il gap migliore per il mio modo di suonare, se invece lo monto sulla conn o sulla selmer subisco il gap che trovo e che è molto diverso da quello che considero migliore per me .

Per la questione dei gap abbiamo un paio di discussioni alle quali fare riferimento e ti invito a postare la tali considerazioni che è il luogo giusto : Smile : , solo per inciso ci sono anche adattatori di gap non necessariamente filettati ma basati su sistema di accoppiamento conico.


si i sistemi esistono ma hanno alcuni limiti insuperabili.
quello di bob reevs ad esempio può solo aggiungere gap , e se invece ti serve ridurlo?
ti faccio un esempio concreto (con la conn 38 b ed il monette prana b2 quasi sembra che non vi sia gap ed è più o meno come sono abituato con la selmer invece rispetto alla mia abitudine il gap è eccessivo , nulla che non sia in grado di controllare ma diverso dal mio punto di equilibrio perfetto).
per questo dicevo che questo sistema della Suprema lo considero un valore aggiunto che mi consente di sceglier esattamente quanto gap preferisco e quanta retropressione.
quando parlo di equilibrio faccio riferimento alla facilità di intonare gli intervalli e di suonare in maniera omogenea.

lo ripeto a scanso di equivoci la selmer tt mi piace molto così come la conn ma la suprema mi piace di più ci sono sono tante piccole sfumature di omogeneità di suono intonazione omogeneità che fanno la differenza.
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Re: La classica coperta corta: il Gap

Messaggio da stefano bartoli »

Personalmente ho avuto molte decine di bocchini, quasi sempre li ho modificati e qualche centinaio ne ho modificati per trombettisti che me lo hanno chiesto. Ho provato anche trombe e bocchini Monette.

Tutto mi ha portato all conclusione che l'equipaggiamento e le modifiche che danno solo vantaggi, non esistono. Ogni modifica, ogni tipo di progettazione, da una parte da, dall'altra toglie, la ben nota coperta di Linus.

In questi 3 anni di pandemia ho perso il 99% dei concerti perchè annullati ed ho invece provato diverse modifiche (non avendo nulla da fare se non studiare in casa e fare videini) su bocchini Shires, Bach, anonimi e da qualche giorno uno Shilke 18B4, tutti provati sulle mie tre trombe.
Settimana X: Ah che spettacolo lo Shires 1,5C con gola modificata
Settimana Y: Ah che spettacolo lo Shires 3C con gola modificata
Settimana W: Ah che spettacolo l' anonimo con gola modificata
Settimana Z: Ah che spettacolo lo Shilke 18B4 senza alcuna modifica

Insomma, dopo pochi giorni di acclimatamento alle piccole differenze tra queste imboccature, mi trovo da Dio su tutti, ho il suono che voglio e la stessa estensione su tutti, ho anche la stessa resistenza alla fatica su tutti.

Ergo, allora, sono io che se mi concentro prevalentemente sulla musica, ottengo il suono che voglio!!!

Amen
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Re: La classica coperta corta: il Gap

Messaggio da Fcoltrane »

Stefano tu sei un insegnante e un musicista con pluridecennale esperienza ed in più sei in grado di lavorare pure i bocchini converrai sul fatto che alcuni limiti sono assolutamente insuperabili.

perchè se prendi ad esempio dei bocchini che modifichi profondamente e quindi piegandoli alle tue esigenze il risultato sarà un bocchino che si avvicina al tuo punto di equilibrio e quindi diverso dal momento in cui è uscito di fabbrica .

Prova a pensare ad un trombettista che prova due bocchini davvero diversi (ossia che sono suonati così come nascono)
un b2 s3 monette prana ed un Bach 7 c.
sarei davvero curioso di sentire se è in grado di suonarli a tutte le dinamiche e su tutta la propria estensione esattamente con lo stesso suono.
per me non è possibile ma spero un giorno di essere smentito.
stefano bartoli
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Re: La classica coperta corta: il Gap

Messaggio da stefano bartoli »

Quando studiavo con Tofanelli mi dimostrò che con un 7C o con un 1C aveva la stessa identica estensione.Cambiava, parole sue, la capacità o meno di "bucare" la sezione fiati e la resistenza sul registro acuto che nelle tazze molto larghe costringe i muscoli a maggior lavoro e perciò stanca un po prima.
Io stesso con i bocchini prima elencati, ho la stessa estensione: fino al C sopra rigo nelle giornate così così, sino al G nelle giornate perfette e sino al C cinque tagli sopra il rigo nelle giornate strepitose. Ma dal C sopra rigo in su ci vado raramente per scelta e sempre per scelta non mi esercito in quel registro perchè la musica che ho in testa sta tutta sotto. Infatti le mie note sopra il C due tagli sopra rigo sono "deboli" non potrei fare l'acutista nemmeno per scherzo, cosa che avrei potuto invece fare, nel periodo che con Tofanelli passai alla Ghitalla, li si fischiavo altissimo e forte ma il registro medio basso era diventato timbricamente brutto e per questo lasciai quella impostazione, d'altra parte il mio mestiere non è quello dell'acutista...
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