Chet Baker

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Marco Muttinelli
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Chet Baker

Messaggio da Marco Muttinelli »

"I like to play in the deep register. I was never a high-note specialist. My range goes from the bottom of the horn up to around C or D. High D is about it for me ... about two-and-a-half octaves, I think. But in these two-and-a-half octaves, I can say everything I have to say." - Chet Baker -

Ciao apro qui l'argomento dove discutere di tutto e di più di questo GIGANTE assoluto che, secondo me, è semplicemente il più grande di tutti i tempi.
Uomo fragile ma al contempo forte, semplice ma complesso, tenero ma violento, ha saputo sintetizzare le sue infinite contraddizioni intime in un poderoso corpus musicale impressionante per quantità ma soprattutto per qualità.
Quando sento "faccia d'angelo" suonare non sento un musicista, sento solo musica. Per ora mi fermo qui ma qualunque aneddoto, brano, intervista, pensieri, idee, pareri etc. vogliate esprimere su di lui questo è il posto giusto per farlo.

https://www.chetbaker.net/
https://it.wikipedia.org/wiki/Chet_Baker
https://biografieonline.it/biografia-chet-baker


the SPECIAL ist
mail: c.g.conn.expert@gmail.com

Trumpet
22B New York Symphony 1940; 12B Coprion Special 1940; 8B Artist 1965; 6B Victor 1968
Buescher The 400 T225 1937

Cornet
Perfected Wonder e Perfected ConnQueror 1907; 82A Victor 1925; 38A Victor Special 1937; 38A Connstellation 1968


Fluegelhorn
Couesnon Monopole ?


Mouthpiece
serie Famous Artist: BI-220, BI-225, BI-420 e AI-312
serie Precision: 4 (tp)
serie Improved Precision: 4 e 5 (tp); 3 e 4 (cn)
serie Connstellation: 5 B-N, 5 B-W, 7 B-N, 9 B-W (tp)
serie E-Z Tone: Tp e Cn varie epoche
Denis Wick: 4FL, 4BFL, 5EFL (fl); 4 Classic (cn)
stefano bartoli
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Re: Chet Baker

Messaggio da stefano bartoli »

Sarebbe interessante disquisire su cosa si intende per "più grande" ma credo che finiremmo inevitabilmente in opinioni, legittime, personali.
Personalmente mi ha fatto passare dalla batteria alla tromba, per cui potrei benedirlo o maledirlo. Un mio carissimo amico, noto chitarrista jazz, ad esempio, mi ricorda sempre che ero un batterista decisamente migliore di quel che sono come trombettista...Quindi, dovrei maledire Chet...
A parte le battute, ho amato moltissimo l'ultimo Chet, quello claudicante, incerto, inaffidabile, sino a farne indigestione, come molti. Parimenti il primo Rava. Tanto è vero che ritengo esserci tracce dei due, nel mio modo di suonare, nel come concepisco la musica. Li ho sempre percepiti molto adatti a me. mentre altri che ho amato e che amo tutt'ora come Bowie, Wheeler, Shaw e Booker Little li ho scavati ma alla fine, il loro mondo era ben diverso dal mio e forse ho preso meno da questi, anche se pure questi mi hanno formato, anche come persona.
Chet non ha scritto o innovato praticamente nulla e questo, per me, è un minus notevole ma certamente rimane il suo timing, il suo scarnificare le frasi, il suo senso della melodia e dell'armonia, insomma, rimane un gigante, indiscutibilmente. Nelle sue frasi, non c'è quasi mai una nota "inutile" vezzosa, civettuola o accondiscendente e credetemi, questa è una delle abilità in assoluto, più difficile da praticare.
Uno degli LP che ho amato di più, è Soft Journey. Pierannunzi, arrivato in studio, passò le parti a Chet (erano tutti pezzi originali) Chet le guardò e disse "Enrico, non ci capisco nulla, non darmele, piuttosto, suonami un paio di volte i giri armonici, fammeli ascoltare"
E fu così che andò, alla seconda take, il registrato finì sulla lacca...Chet era in grado (come Massimo Urbani) di percepire tutte le alterazioni di un accordo pur avendo studiato poco armonia e riusciva a cucire progressioni armoniche anche molto complesse, con una logica ed una bellezza come pochi.

Così era Chet, diretto, ingenuo a volte, sincero nella musica, anni luce dai numeri da circo. Poteva fare una performance penosa ed è accaduto spesso ma non si tirava mai indietro e nella serata giusta e con i partner adeguati, poteva fare capolavori. In fondo era la perfetta rappresentazione del jazzista puro. Sconsiderato, imprudente, sincero nella musica e bugiardo nella vita e anche stronzo come stronzo è talvolta ogni essere umano. Poteva suonare sulla seggiola traballante di un club scalcinato o sul palco dei più autorevoli festival, poteva suonare per cachet importanti ma anche per pochi spiccioli,rimaneva sempre Chet, nel bene e nel male, dava sempre il massimo, come si conviene ad un puro. Ma quel suo massimo, non era frutto di calcolo ma piuttosto di una dipendenza vitale dalla musica così come dalle donne e dalla droga.

Direi in conclusione, un perfetto condensato dei pregi e dei difetti del genere umano.

Un gigante, senza dubbio e a che se potrebbe far sorridere alcuni, una persona estremamente "onesta", con se stesso e con gli altri. Tanto è vero che la sua onestà, è stata spesso usata per scriverne cose orrende, per dipingerlo esclusivamente come un drogato bastardo, un genitore pessimo.

Penso fosse uno che nella musica trovava rifugio e via di fuga dalla realtà e anche quì, lo trovo schiettamente umano. Penso, pur da ateo, sia stato un angelo piovuto tra noi.
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