Ciao Fcoltrane,
ciò che scrivi rientra non tanto sul valore oggettivo ma sulla percezione personale soggettiva che si ha di tale valore.
Per quanto ciò sia assolutamente legittimo, per sua natura ha a che vedere con la sensibilità di ciascuno perché ognuno di noi percepisce lo strumento a modo suo, lo strumento è unico e 100 persone lo usano avremmo 101 pareri differenti su tale strumento
Cercavo di evidenziare, invece, l'aspetto oggettivo del valore e prenderò a prestito alcuni esempi per specificare meglio.
Se prendessimo un tornio come caso, nessuno penserebbe o ricercherebbe che sia facile lavorarci, ha comunque un valore in quanto consente al tornitore X di fare un determinato pezzo meccanico ed al tornitore Y di fare invece una modanatura di un oggetto di design. Dirò di più
se, ad esempio, mi metto io dietro al più sofisticato e moderno tornio riuscirei (forse ma ne dubito fortemente) a ricavare al massimo un dischetto di acciaio e, per di più, molto mal rifinito; mentre un tornitore esperto con un semplice tornio idraulico medievale sarebbe in grado di realizzare una ruota dentata di orologio perfetta nelle proporzioni e nella finitura.
Anche quando gli strumenti "sembrano" apparentemente semplici (martello e scalpello) in realtà è la maestria che viene applicata da chi li usa e non la forza, il peso o i materiali di cui sono costituiti a fare la differenza. Ricorderò per sempre un episodio accaduto in uno dei primi cantieri dove feci la direzione lavori. Un operaio novellino grande e grosso (una sorta di armadio a 4 ante) stava cercando di eseguire una "traccia" su un muro di sasso e pim, pum, pam tirava di quelle martellate sullo scalpello mettendoci tutta la forza che aveva in corpo ma procedeva molto a rilento e con scarsi risultati. Sentendo il fracasso che questi stava facendo il capocantiere (un ometto piccolo e già piuttosto anziano) giunse lì, si fermò ad osservare per qualche istante l'operaio e poi disse: "Ei tu! cosa stai facendo? Non sei tu che devi lavorare, è il martello e lo scalpello che devono fare il lavoro! Dammi qua che ti faccio vedere" e preso il martello e lo scalpello in mano con colpi leggeri ma ben assestati in pochi secondi ha fatto molta più traccia di quanta ne avesse fatta il giovinotto aitante.
Ecco, se comprendiamo che anche per le trombe o qualsiasi altro strumento vale la stessa cosa ci faremo molte meno pippe mentali sull'equipaggiamento ma cercheremo di tirar fuori il nostro meglio da qualunque tromba/bocchino avessimo in mano in quel momento.
Insomma essere noi a guidare lo strumento e non farci guidare da lui.
Un po' come faceva Chet Baker che spessissimo suonava con la prima tromba che gli capitava a tiro foss'anche la più scacia delle student allora esistente ma lui non si è mai accorto fossero student e tanto meno chi lo sentiva suonare
.
In sintesi riconoscere il valore di uno strumento è, prima di tutto, il riconoscere il valore di sé stessi e mettere le questioni nel giusto ordine. Ecco che, allora, la questione equipaggiamento assume tutt'altra connotazione ancor più importante e bella perché totalmente sgombera di quegli alibi mentali che spesso tendiamo a farci.
Con questo non voglio dire che gli strumenti siano tutti uguali (come diversi sono i torni del primo esempio), al contrario le differenze ci sono eccome (tecniche, costruttive, di materiali etc.), ma se partiamo dal presupposto che la componente più importante siamo noi e lo strumento una semplice estensione di noi stessi, ecco che la ricerca del sacro graal la posizioneremo nel giusto posto (noi stessi) e vedremo lo strumento come un semplice mezzo per raggiungere meglio e più semplicemente tale sacro graal.