TALENTO / INDOLE: Appunti di didattica artistica.
Inviato: 02/05/2021, 12:22
Riporto integralmente un post su Facebook di Riccardo Falcinelli
Scrittore presso Einaudi editore
Professore presso ISIA ROMA DESIGN
Art director presso Falcinelli&Co.
Trovo molto illuminanti alcune sue considerazioni su un tema che ci riguarda.
TALENTO / INDOLE: Appunti di didattica artistica.
(Ho provato a riformulare il concetto)
Il talento è comunemente identificato con una predisposizione spontanea verso alcune attività artistiche. Ad esempio se uno ha orecchio musicale e sa suonare uno strumento con facilità, se uno sa disegnare e ha occhio per la composizione, e così via. In realtà tutto questo ha solo in parte a che vedere con l’esercitare bene un'arte. Per ragioni strettamente di tempo, l’arte (uso il termine in senso latissimo) richiede infatti moltissimo tempo: bisogna dedicarcisi tutto il giorno, tutti i giorni. Se uno ci passa un paio di ore il week end è un hobby, non è arte. Quello che infatti sfugge per malinteso romanticheggiante è che Leonardo, Caravaggio, Kubrick, Avedon e Munari (per dirne un po' a caso) lo facevano “di lavoro”. Forse questo non vale per la letteratura, ma nelle arti visive o lo fai di lavoro o è difficile arrivare a risultati consistenti, proprio perché la qualità richiede tantissimo tempo. Ovvero: esercitare un mestiere creativo non significa fare una singola cosa eccezionale, ma reggere per quarant’anni nel fare tante cose buone (questo è più o meno essere un artista/designer). E veniamo al nodo: se questi sono i termini del problema, allora quello che conta è solo in parte il talento, ben più importante è l’indole. L’indole è quell’insieme di aspetti caratteriali, emotivi e metabolici che decidono come vogliamo passare il tempo: se uno non gli piace avere a che fare con gli altri non può fare l’art director, se a uno gli piace di andare a letto presto non può fare l’attore o il cantante, se uno non è in grado di automotivarsi non può fare la libera professione. Il grande malinteso del mondo contemporaneo è credere che il talento basti, mentre è l’indole che ci permettere di reggere sforzi prolungati (e non ultimo che ci può rendere felici). I mestieri creativi andrebbero scelti in base l’indole: ti piace avere a che fare con gli altri? Bene puoi fare l’art director. Ti piace disegnare senza sosta trenta ore al giorno come un animale che si scorda di tutto? Bene, puoi fare l’illustratore. Il talento è una mera scintilla, è l’indole che rende le cose possibili. Insomma, uno dovrebbe scegliersi un mestiere che lo far star bene: se il tipo di vita che ti tocca fare non è per te, non c’è talento che tenga, sarai infelice. Ad esempio: sei un disegnatore stellare, sei meglio di Durer, ma ti stanchi subito: non puoi lavorare nei fumetti senza patire la vita. E così via. Gli esempi sono infiniti.
Per tutte queste ragioni, da un po’ di tempo, con gli studenti di design stiamo riformulando la domanda. Non più: che tipo di lavoro artistico vorresti fare da grande? Ma: che tipo di vita vorresti avere da grande? Se mi guardo intorno (fotografi, illustratori, scrittori, designer) mi sembra che quelli che hanno ricevuto più gratificazioni siano quelli che hanno assecondato prima l’indole e poi il talento.
(Il ragionamento è in fieri, continuo a pensarci su.)
Scrittore presso Einaudi editore
Professore presso ISIA ROMA DESIGN
Art director presso Falcinelli&Co.
Trovo molto illuminanti alcune sue considerazioni su un tema che ci riguarda.
TALENTO / INDOLE: Appunti di didattica artistica.
(Ho provato a riformulare il concetto)
Il talento è comunemente identificato con una predisposizione spontanea verso alcune attività artistiche. Ad esempio se uno ha orecchio musicale e sa suonare uno strumento con facilità, se uno sa disegnare e ha occhio per la composizione, e così via. In realtà tutto questo ha solo in parte a che vedere con l’esercitare bene un'arte. Per ragioni strettamente di tempo, l’arte (uso il termine in senso latissimo) richiede infatti moltissimo tempo: bisogna dedicarcisi tutto il giorno, tutti i giorni. Se uno ci passa un paio di ore il week end è un hobby, non è arte. Quello che infatti sfugge per malinteso romanticheggiante è che Leonardo, Caravaggio, Kubrick, Avedon e Munari (per dirne un po' a caso) lo facevano “di lavoro”. Forse questo non vale per la letteratura, ma nelle arti visive o lo fai di lavoro o è difficile arrivare a risultati consistenti, proprio perché la qualità richiede tantissimo tempo. Ovvero: esercitare un mestiere creativo non significa fare una singola cosa eccezionale, ma reggere per quarant’anni nel fare tante cose buone (questo è più o meno essere un artista/designer). E veniamo al nodo: se questi sono i termini del problema, allora quello che conta è solo in parte il talento, ben più importante è l’indole. L’indole è quell’insieme di aspetti caratteriali, emotivi e metabolici che decidono come vogliamo passare il tempo: se uno non gli piace avere a che fare con gli altri non può fare l’art director, se a uno gli piace di andare a letto presto non può fare l’attore o il cantante, se uno non è in grado di automotivarsi non può fare la libera professione. Il grande malinteso del mondo contemporaneo è credere che il talento basti, mentre è l’indole che ci permettere di reggere sforzi prolungati (e non ultimo che ci può rendere felici). I mestieri creativi andrebbero scelti in base l’indole: ti piace avere a che fare con gli altri? Bene puoi fare l’art director. Ti piace disegnare senza sosta trenta ore al giorno come un animale che si scorda di tutto? Bene, puoi fare l’illustratore. Il talento è una mera scintilla, è l’indole che rende le cose possibili. Insomma, uno dovrebbe scegliersi un mestiere che lo far star bene: se il tipo di vita che ti tocca fare non è per te, non c’è talento che tenga, sarai infelice. Ad esempio: sei un disegnatore stellare, sei meglio di Durer, ma ti stanchi subito: non puoi lavorare nei fumetti senza patire la vita. E così via. Gli esempi sono infiniti.
Per tutte queste ragioni, da un po’ di tempo, con gli studenti di design stiamo riformulando la domanda. Non più: che tipo di lavoro artistico vorresti fare da grande? Ma: che tipo di vita vorresti avere da grande? Se mi guardo intorno (fotografi, illustratori, scrittori, designer) mi sembra che quelli che hanno ricevuto più gratificazioni siano quelli che hanno assecondato prima l’indole e poi il talento.
(Il ragionamento è in fieri, continuo a pensarci su.)