Come affrontare improvvisazione e fraseggio (In pillole)

Metodi, scale, arpeggi, swing, tutto sulle tecniche di improvvisazione
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stefano bartoli
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Come affrontare improvvisazione e fraseggio (In pillole)

Messaggio da stefano bartoli »

Sono molti anni che suono e altrettanti che insegno. Il mio primo strumento come professionista e come insegnante è stata la batteria. Il mio studio era basato al 99% sullo stile di Max Roach. Le cose che mi fecero innamorare di questo gigante, furono principalmente due: Il suonare tematicamente, architettonicamente e il non separare le cose della vita dalla musica ma anzi, farne motore portante, questioni razziali in primis.
Ogni solo di Roach raccontava una storia con un incipit, una prima esposizione, uno sviluppo, un climax ed una chiusura. Nell'accompagnamento i tamburi interloquivano con il fraseggio del solista di turno ed i tempi dispari furono uno dei suoi capolavori di batterismo, ascoltate ad esempio l'album capolavoro "Drums unlimited" dove la batteria diventa strumento con pari dignità degli altri strumenti.
Ma veniamo alla tromba, certe questioni sono le stesse. Diamo per scontato che si debba avere una tecnica strumentale almeno decorosa, una conoscenza teorica e pratica delle scale, degli accordi e delle progressioni accordali più comuni, una conoscenza almeno sufficiente della tradizione e delle canzoni/standard (più se ne conoscono, meglio è...)

Moltissimi allievi, negli anni mi hanno chiesto "come si fa ad improvvisare, come si calcolano i suoni e le pause nei nostri soli"

Improvvisare, alla fine significa mettere le tue idee in strutture accordali già scritte e la cosa è abbastanza simile anche se dal tonale passiamo al modale. Nello studio dovremmo però allenarci a trovare soluzioni "non scolastiche" su ciascun accordo, su una seguenza di accordi, su una risoluzione di un turn around o di accordi diminuiti. Dovremmo imparare a rischiare e cercare ogni giorno, soluzioni diverse, questo vale anche per i temi. Più soluzioni troviamo e pratichiamo, più il nostro archivio mentale si arricchisce, il nostro coraggio di avventurarsi si rafforza. In questo percorso ci sono, ovvio, molti scivoloni, delusioni, ma come in tutte le cose nuove della vita. L'ascolto dei giganti è fondamentale, lo studio dei loro soli, secondo me ASSOLUTAMENTE NO. Non ho il tempo di approfondire questo concetto ma mi limito a dire che: Ascoltare i grandi ha enormi benefici, trascriverne i soli ha meno benefici ed è spesso una gabbia dalla quale non si esce più. E' la stessa storia dei patterns sui quali la scuola USA ha insistito per anni, fino a creare spesso orde di musicisti tutti uguali...

Il fraseggio potrebbe farci discutere per anni, con pareri talvolta addirittura opposti.
Io, con gli allievi, prima faccio ascoltare cosa intendo per timing, per buon balance tra suono e pause, dinamiche e senso logico di una frase oppure zoppo/storto.
Subito dopo, cerco di fare molti esempi pratici di cose che già conosciamo tutti benissimo: Parlare con gli altri o raccontare loro qualcosa.
Quando noi incontrimo un amico e parliamo, stiamo improvvisando, se siamo abbastanza a posto con la grammatica ed abbiamo una buona capacità comunicativa, potremo parlare e raccontare con efficacia e metteremo anche le pause corrette nel parlato, usando poi anche le giuste dinamiche nei vari punti del discorso.
Per cui, se una persona si chiede come gestire frasi, note, pause, dinamica, storia, io rispondo sempre: impara a parlare bene e vedrai che suonare è esattamente la stessa cosa.

Sututto vincono tre cose: pratica, orecchio allenato e cuore. Un solo tecnico non racconta un bel niente, un solo di cuore può raccontare molto di più anche se quà e la contiene qualche errore qualche nota "svizzera"
I buoni soli senza errori non esistono, perchè un buon solo tende ad introdurre novità, a farci avventurare.


Alak
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Re: Come affrontare improvvisazione e fraseggio (In pillole)

Messaggio da Alak »

ciao. Non sono d'accordo.
Primo: improvvisare cosa? Parliamo di Jazz? di che tipo? cioè come si vorrebbe suonare? quale stile si vuole avere? qual'è il nostro stile?

Improvvisare per me non è parlare bene o male, ma dire una poesia o raccontare una fiaba, una storia che sia interessante, che sia artistica..
Se per fare delle frasi fatte comuni basta ascoltare, per scrivere un libro o una poesia e per raccontarne una al momento, il modo più veloce e profondo è quello di studiare gli autori.

Quando si improvvisa jazz ci sono varie parti, non solo quella melodico-ritmico-armonico, ma quella espressiva, quella non semantica fatta di accenti, enfasi, pause, ecc.
Ma anche quella esiste in un solo trascritto. Puoddarsi che non sia estremamente necessario studiare un solo a memoria, ma trascrivere e analizzare quello che hanno fatto i maestri è essenziale.

Non si tratta solo di copiare una frase e farla uguale, anche perché non è così immediatamente semplice che uno studia una frase e riesce ad usarla uguale mentre improvvisa.
La trascrizione ti fa analizzare 1000 volte di più quello che ascolti, ti dà un occhio critico su come potresti farlo tu e su come potresti evolvere quello che hai scritto, per esempio.

In ogni caso tutti i maggiori maestri e anche quelli più originali e fuori dal coro raccomandano di trascrivere. Poi quello che ci fai dopo, anche quello ha la sua importanza.
Il fatto che se tutti studiano la stessa cosa diventano uguali non è vera del tutto secondo me. È chiaro che il risultato dell essere musicista alla fine è non solo lo studio ma anche tutto l'insieme che si crea, e i grandi diventano grandi non perché studiano cose diverse ma perché ci sono una serie di fattori musicali e non che lo fanno diventare grande, o se volete diverso. Roy Hargrove ha studiato le stesse cose di Freddie Hubbard, e spesso insiste con dei pattern molto Charlie Parker, ma è diverso da tutti e due.
Del resto non tutti possono fare il musicista come non tutti potrebbero fare il medico. no?
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stefano bartoli
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Re: Come affrontare improvvisazione e fraseggio (In pillole)

Messaggio da stefano bartoli »

Se leggi i miei innumerevoli post è chiaro che di jazz si sta parlando. Trovo normale tu non sia d'accordo, sull'improvvisazione non tutti la vedono alla stessa maniera. Personalmente ho trascritto un solo di altri in tutta la mia vita, ho studiato poche settimane di patterns. Eppure ho suonato anche con grossi nomi del panorama, un anno fa ho inciso un cd con Stefano Bollani e sono stato chiamato dalla produzione per il mio timbro ed il mio fraseggio, ho inciso quattro cd e Amedeo Tommasi (pianista di Chet Baker) mi disse anni fa a lezione "Tu puoi essere il nuovo Chet italiano hai un fraseggio ed un timbro da cavallo di razza, sei uno dei pochi che non suona frasi di altri" Se sia vero o no, non lo so perchè io come molti ho in testa migliaia di frasi di altri, ma tant'è.
Ho studiato e studio tutt'oggi armonia, sia perchè da sempre scrivo, sia perchè devo insegnarla, sia perchè mi piace. Però più ho studiato più il mio fraseggio ha perso di spontaneità e recuperarla nella scrittura mi richiede sempre impegno.
Non è esatto dire che tutti i grandi hanno trascritto soli perchè non è così, è esatto dire che la maggior parte lo fa.
Rava armonicamente è uno dei peggiori trombettisti della storia ma usa altri "mezzi" ed è Rava, è una discreta buccia sugli standard ma scrive cose sue, come tendo a fare io che gli standard li ho suonati moltissimo per capire e talvolta li suono ancora oggi, perchè comunque capita spesso che te li chiedano.
Da sempre si parla troppo teoricamente di un fenomeno che, ferme restando le basi minime, come ho scritto, è connaturato alla maggior parte delle persone, improvvisare, lo si fa continuamente nella vita.
Farlo bene richiede per me, quei tre punti che cito. L'ascolto degli altri corrisponde a chi scrive dopo aver letto molti libri.
Ho diversi amici/colleghi, gente molto molto preparata teoricamente, musicisti di livello nazionale ma si sono talmente infognati in ragionamenti teorici che quando suonano non ti si alza un pelo che sia uno.

Ci sono molti modi di affrontare l'improvvisazione e tutti sono validi ma la maggior parte delle persone può farlo, il livello è altro discorso.

Alcuni anni fa sono stato chiamato da Roberto Bellatalla e Mauro Orselli, due gotha dell'improvvisazione radicale europea, gente che ha all'attivo parecchi LP con la crema europea. Dopo diverse date registrammo due cd senza aver scritto una nota. L'improvvisazione radicale è altra cosa, personalmente non la amo particolarmente ma anche quì comunque, grazie a magiche alchimie che portavano allo stesso mood uscirono due bei cd, purtroppo mai pubblicati però.

L'improvvisazione è un fenomeno naturale, le regole e la conoscenza di queste aumentano le nostre possibilità, senza dubbio. Ma rimane una cosa da non mitizzare e non si sta dicendo di non studiare. Ho conosciuto musicisti negli DStati Uniti, nati in certe zone, fin da bambini sono stati immersi nell'ambiente dei jazzisti, ne ricordo alcuni quindicenni che non sapevano scrivere la musica ma che improvvisavano scat ad orecchio, beccando tutte le tonalità.
Ho suonato con Massimo Urbani, teoricamente sapevo cento volte le cose che sapeva lui ma mi fece il culo a strisce.
C'è stata un'epoca negli Stati Uniti, visto che parliamo di jazze blues, nella quale non c'erano mezzi ne per registrare ne per viaggiare davvero.In quel periodo ci furono anche grandi virtuosi e ci fu una grande creatività contraddistinta da "pronunce" differenti a seconda della zona. L'isolamento contribuì a differenziare gli stili in base alle zone. E' altresì vero che il jazz è fatto di miscele continue ed è altrettanto vero che i mezzi di oggi, inclusa la rete, abbiano contribuito in maniera massiccia, nel bene ma anche nel male.Analizzare "scientificamente" i soli degli altri l'ho sempre trovato orrido, quella persona ha trovato la sua soluzione, nel suo tempo per "risolvere" quegli accordi, io ne devo trovare un'altra. Io ragiono così ma non ritengo che la mia sia "La" soluzione, ognuno ha la sua. Poi quando si suona, ognuno vedrà quel che viene fuori e li i discorsi stanno a zero, per chiunque, anche per me ovviamente.
Non esiste una sola via, ognuno trovi la sua ma studiare, male non fa,anzi, e non era questo lo scopo del mio discorso.
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Marco Muttinelli
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Re: Come affrontare improvvisazione e fraseggio (In pillole)

Messaggio da Marco Muttinelli »

Seguo con estremo interesse.
il CONNsole
mail: c.g.conn.expert@gmail.com

Trumpet
22B New York Symphony 1940; 12B Coprion Special 1940; 8B Artist 1965; 6B Victor 1968
Buescher The 400 T225 1937

Cornet
Perfected Wonder e Perfected ConnQueror 1907; 82A Victor 1925; 38A Victor Special 1937; 38A Connstellation 1968


Fluegelhorn
Couesnon Monopole ?


Mouthpiece
serie Famous Artist: BI-220, BI-225 e BI-420 (tp)
serie Precision: 4 (tp)
serie Improved Precision: 4 e 5 (tp); 3 e 4 (cn)
serie Connstellation: 5 B-N, 5 B-W, 7 B-N, 9 B-N (tp)
serie E-Z Tone: Elkhart, Abilene, Eastlake (tp)
Denis Wick: 4FL e 4BFL (fl); 4 Classic (cn)
stefano bartoli
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Re: Come affrontare improvvisazione e fraseggio (In pillole)

Messaggio da stefano bartoli »

Ma sai Marco, credo che ci sia molto da interloquire volendo ma per me, solo sulla base di esperienze e punti di vista personali. Le vie sono infinite, le esperienze spesso contrapposte. Su questo argomento se scavi, trovi pareri diametralmente opposti nella storia e tutti espressi da musicisti dello stesso livello, alto, medio o basso che sia.
Rava, Fresu, Aquino, Minafra, solo per citarne alcuni e rimanendo nei trombettisti, nel mondo trombettistico USA del jazz non valgono un centesimo, non hanno seguito un percorso stile "Berklee" eppure, ognuno a modo suo, ha qualcosa da dire ed un certo "peso" (Anche se a me non piacciono tutti)

Il grande Enrico Pieranunzi ci dice "Si impara a comporre componendo, si impara ad improvvisare improvvisando, la musica è molto concreta" Il che non significa che lui trovi inutile studiare o analizzare soli di altri ma per me significa che alla fine, il nocciolo è anche altro.
Personalmente, pur avendo studiato, oggi ma devo dire da anni, uso quasi esclusivamente l'orecchio e l'istinto nell'improvvisazione anche su giri armonici complessi. E' chiaro che un'occhiata al giro la do, se posso ma poi dimentico tutto e suono senza più guardare gli accordi. Probabilmente è anche il frutto di cose sentite, fatte e studiate, non posso negarlo. Ma ci sono moltissimi temi standard dei quali non ricordo nemmeno il primo accordo, puoi anche farmelo fare in una tonalità insolita, dopo un paio di battute ci suono tranquillamente, l'orecchio, la pratica, l'istinto possono moltissimo e anche queste cose rappresentano uno "studio".
Ma non metterei una pietra tombale su nulla, ognuno è diverso, per me, alla fine conta solo il risultato se ce l'ho bene, se non ce l'ho sbaglio qualcosa.
Alak
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Re: Come affrontare improvvisazione e fraseggio (In pillole)

Messaggio da Alak »

"Ascoltare i grandi ha enormi benefici, trascriverne i soli ha meno benefici ed è spesso una gabbia dalla quale non si esce più".

Io non voglio mettere in dubbio il tuo curriculum e la tua esperienza, ma semplicemente sono in disaccordo su questo dal punto di vista didattico, e penso di aver motivato la mia idea, cioè non mi sembra come te ugualmente, di aver detto una stupidaggine. E d'altronde non era un post per rispondere a te ma per rispondere all'argomento.

Che per qualcuno la trascrizione funziona meno, o per niente, posso essere anche d'accordo, io stesso non credo che sia la cosa più importante, ma fa parte della didattica del jazz, e tantissimi grandi lo raccomandano sempre; poi certo bisogna vedere cosa e come si studia di questo solo.. È un'altro discorso molto più ampio..

Poi sempre secondo me, logico, che secondo che stile si ha, e il come si vuole improvvisare, implica magari degli accorgimenti diversi..
La trascrizione è uno strumento di studio, importante, non è l'unica cosa ma non è neanche così inutile, se sbaglio su questo allora sbagliano tutti.
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Re: Come affrontare improvvisazione e fraseggio (In pillole)

Messaggio da stefano bartoli »

Non credo affatto tu dica stupidaggini. Credo come mi pare di aver cercato di spiegare (con i limiti di dover condensare in un post) che vi siano innumerevoli verità. Tant'è vero che esiste chi trascrive soli e chi no, chi approfondisce l'armonia e chi no, chi studia pattern e chi gli ignora.
Ritengo sia un mondo complesso e vastissimo, oltretutto in continuo movimento con i tempi. Quando andavo a lezione di tromba, mi facevano fare cose che oggi, molti insegnanti trovano sbagliate.
Mi ripeto, alla fine, quel che conta è il risultato e li si vede se quel percorso, quella metodologia sono adatti a te, non buoni o cattivi, ma buoni per te.
Credo sia tutto quà.
Alak
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Re: Come affrontare improvvisazione e fraseggio (In pillole)

Messaggio da Alak »

ciao.
Sì detto un questa maniera, allora sì.. per qualcuno può non essere una cosa adatta. O per dire meglio, bisogna capire come si vuole improvvisare.

In ogni caso non mi sentirei mai di sconsigliare a priori qualsiasi cosa che fa parte della didattica conosciuta, almeno che vedo che per un mio potenziale allievo proprio non funziona.

In generale negli ultimi anni mi sono reso conto che tutto quello che studio va poi contestualizzato e applicato nella pratica. Cioè studiare un solo a memoria solo per far vedere che lo sai fare non ha senso, e così i patterns.
La trascrizione può servire per avere fissati degli esempi su cui poi lavorare, trasformandoli, anche del tutto magari, ma intamto è una base scritta.
Senza entrare nello specifico ora, suonare un solo trascritto poi, può servire a capire anche alcuni limiti da colmare, anche tecnici, e in questo caso diventano come una sorta di studi classici, che però poi aiutano nell' atto di improvvisare.
Possiamo anche studiare l'armonia in loco, analizzando cosa fa il solista dentro un determinato accordo o progressione, ecc. cose che con il semplice ascolto possono sfuggire sopratutto ad uno che deve sviluppare e capire.

Quindi, i benefici ci sono, poi, che per qualcuno non funzionino, per esempio dopo anni che si è creato un modo diverso di studiare, questo ci può anche stare.
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