Blues. Considerazioni in pillole

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stefano bartoli
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Blues. Considerazioni in pillole

Messaggio da stefano bartoli »

Se vuoi suonare jazz, tutto il jazz, devi passare dal blues, non c'è scampo. Nel blues c'è tutto e non è un modo di dire.
Inizialmente era cosa assai grezza, c'era spesso un testo perchè nasceva per raccontare storie, di amore, di segregazione, di detenzione o altro. La struttura era talvolta ballerina, 11, 13, 9 battute. Il fatto è che i primi suonatori erano quasi sempre operai, schiavi, homeless, gente che di musica spesso non sapeva nulla. La tradizione era trasmessa oralmente e le chitarre, quando c'erano, erano in condizioni pietose. Anche le voci erano spesso diseducate ma vere, rauche, graffianti, irriverenti.
Ma il feeling, il mood era eccezionalmente funzionale, efficace per trasmettere emozioni e significati.
Principalmente erano blues con la terza maggiore ma in realtà, si glissava tra la terza minore e la maggiore.
Arrivò poi una quantità di blues pensati e scritti in minore, erano moderni nel mood. Molto belli alcuni di Mingus di Coltrane ed altri musicisti geniali e rivoluzionari ma ben ancorati alle tradizioni dalle quali prendevano spunto.
Qualcuno ha cercato di stabilire blues minori e blues maggiori. In realtà il blues è sempre entrambe le cose, probabilmente per la natura lamentosa che quel glissare da terza minore a terza maggiore ci trasmette. Stesso dicasi per il glissare dalla quinta diminuita alla quinta giusta, sempre parlando del blues.

la vera natura del blues non è quindi una scienza esatta, perfetta ma un modo di suonare, di vivere, di raccontare.
Lo spirito col quale lo si fa può avere più importanza delle note che vi si piazzano.
E' chiaro che se atterri sulla quinta diminuita o nelle prime quattro battute atterri sulla sesta maggiore, la cosa diventa tesa e molto figa ma lo spirito, il mood col quale lo fai, rende il blues toccante o meno. Aggiungerei che il blues rappresenta l'apice massimo di tensione/risoluzione, anche nel testo.
Ed ecco che in qualche maniera arriviamo all'aspetto sociale, esistenziale di ognuno. Alcuni hanno cose da raccontare, altri no. Alcuni decidono di raccontarle, altri no.
Ma una cosa resta basica, ineluttabile, nel blues più che in altre forme, la sincerità. Nel blues non si può mentire, perchè se lo fai, si sente.
Rimane insomma, una forma musicale arcaica, grezza, ruvida, diretta e implacabile nel rivelare chi sei. Nonostante gli "ammodernamenti" armonici, applicati nei decenni, il cuore di questa forma rimane l'essere umano con le sue storie, belle e brutte ed il blues nasce per poterle raccontare.
Nel blues non si mente perchè il blues in realtà, profondamente, non è una forma ma uno stato d'animo.
Recitava un poeta di Harlem "Blues, mi sono svegliato stamattina e sei ancora quì che mi stai addosso come un cane pieno di pulci. Blues perchè anche oggi mi stai addosso! Blues, sei la mia benedizione e la mia maledizione"


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Marco Muttinelli
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Re: Blues. Considerazioni in pillole

Messaggio da Marco Muttinelli »

Applausi :)
La chiosa finale stupenda chi è quel poeta?
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22B New York Symphony 1940; 12B Coprion Special 1940; 8B Artist 1965; 6B Victor 1968
Buescher The 400 T225 1937

Cornet
Perfected Wonder e Perfected ConnQueror 1907; 82A Victor 1925; 38A Victor Special 1937; 38A Connstellation 1968


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serie Famous Artist: BI-220, BI-225 e BI-420 (tp)
serie Precision: 4 (tp)
serie Improved Precision: 4 e 5 (tp); 3 e 4 (cn)
serie Connstellation: 5 B-N, 5 B-W, 7 B-N, 9 B-N (tp)
serie E-Z Tone: Elkhart, Abilene, Eastlake (tp)
Denis Wick: 4FL e 4BFL (fl); 4 Classic (cn)
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Re: Blues. Considerazioni in pillole

Messaggio da stefano bartoli »

Forse Langstone Huges ma sto andando a memoria...magari mi sbaglio.
stefano bartoli
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Re: Blues. Considerazioni in pillole

Messaggio da stefano bartoli »

Potremmo citare decine di musicisti e cantanti strepitosi nel cercare il senso profondo del blues nel rappresentare le vite. A me pare basti lei.

[youtube][/youtube]
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Marco Muttinelli
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Re: Blues. Considerazioni in pillole

Messaggio da Marco Muttinelli »

Stefano ti piace vincere facile! Boncibonciboncibon! :lol:
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Re: Blues. Considerazioni in pillole

Messaggio da stefano bartoli »

Relativamente non strettamente al blues ma ai canti di lavoro, vi invito se non lo conoscete, alla ricerca del materiale di Alan Lomax, forse il più grande ricercatore e studioso dell'argomento. Lomax passò gran parte della vita in giro per piantagioni e prigioni dove vi erano quasi esclusivamente nero americani e registrando una quantità di materiale spaventosa, oltre a fare interviste e scriverne.
In molte registrazioni l'accompagnamento ritmico è dato dalle enormi mazzette con le quali i prigionieri battevano i chiodi dei binari o dalla catene ai piedi che risuonavano a tempo di lavoro o di marcia. Raccolse anche molti blues di condannati nel braccio della morte. Molti negli stati del sud, Alabama, Mississipi ed altri.
Per inciso e riferendosi ad un musicista tra i più influenti della storia: la nonna di Archie Sheep era una schiava nei campi di cotone del sud e Sheep ci scrisse un brano con testo che esegue spesso.

Un esempio:

[youtube][/youtube]
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