Il processo creativo riflessioni banali

Metodi, scale, arpeggi, swing, tutto sulle tecniche di improvvisazione
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stefano bartoli
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Il processo creativo riflessioni banali

Messaggio da stefano bartoli »

Argomento non argomento, discussione che nessuno sano di mente affronterebbe mai, per questo do ragione a mia mamma che mi ritiene poco normale, difettoso. Mi limiterò alla musica anche se sappiamo riguardare gran parte del fare umano ma già solo limitandosi al pentagramma, anzi, al jazz, è una impresa che fa il pari della ricerca del Santo Graal.
Incidere dischi, scrivere musica lo trovo alla fine dei giochi sbagliato. Si, lo so, ha la sua "utilità" e qui le motivazioni si sprecano, non stiamo nemmeno a scriverle. Se suoniamo un tema e poi ci improvvisiamo, anche a mamoria, dando quindi per buona la mia castroneria sulla inutilità di scrivere, fermare su carta un pensiero o addirittura registrarlo.
(Credo che questo abbia, inconsciamente a che fare con la paura madre di tutte le paure, la nostra definitiva scomparsa)
Torniamo all'argomento, suonare una melodia conosciuta e/o improvvisare è un qualcosa di profondamente intimo, legato all'essenza più profonda di ognuno ed è soprattutto, che si legga o meno, un processo istantaneo, legato esclusivamente a quel momento, in quel luogo, con quello stato d'animo e perciò assolutamente irripetibile.
La cosa si complica se questo lo facciamo con altri musicisti, i quali avranno un "peso" ed una influenza sul nostro percepire e di conseguenza sul nostro poi fare.
Ogni suono, ogni nota, così come ogni pensiero, hanno vita, consistenza, esclusivamente nell'attimo in cui vengono prodotte, un nano secondo dopo, sono già nel passato e perciò irreplicabili esattamente come erano.

Per questo amo la folosofia del jazz, che applico anche quando lavoro con un cantautore. La contemporaneità della filosofia jazz, l'imprevedibilità, il non riuscire per scelta o per difetto, a rifare mai due volte la stessa cosa.
Se suono un tema anche scritto, 100 volte, eseguirò cento versioni diverse, se pur di poco. Ma non è sempre una scelta, è l'ineluttabile dinamicità di tutti i fenomeni.
Per questo anni fa, se pur per primarie questioni monetarie, vendetti in blocco oltre duemila LP messi inmsieme in molti anni di peregrinaggi e selezioni, oltre 500 cd e tutto l'hardware per riprodurli, anch'esso frutto di anni di sforzi. Vi assicuro che passato il momentaneo dolore affettivo, non ebbi altre sofferenze. Il motivo è semplice, mi dissi che quei dischi la conoscevo tutti a memoria oramai e realizzai che il mio tempo futuro avrebbe dovuto essere impiegato a fare la mia di musica.
Mi capita naturalmente di passare ore sulla rete ad ascoltare musica ma è più un passatempo che altro, in realtà l'unico viscerale contatto che ho con questa è quando la suono io.
Per questo gli anni del conservatorio o dei gruppi con 200 date tutte le sere gli stessi arrangiamenti, mi mandarono di fuori di brutto.

Anche passeggiando non faccio mai lo stesso itinerario, spesso percorro strade lunghe il triplo, roba da TSO
E quando avrai finito tutte le strade possibili tra il punto A ed il punto B? Beh allora si starà a vedere, magari andrò da C a D perdendomi...

Muoversi, sperimentare, non ripetere mai la stessa cosa nello stesso identico modo, come nella vita, così nella musica.


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