non solo trombettisti

Metodi, scale, arpeggi, swing, tutto sulle tecniche di improvvisazione
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stefano bartoli
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non solo trombettisti

Messaggio da stefano bartoli »

Come sappiamo, il "linguaggio" dei generi musicali è composto da una miriade di fattori, il timing, la pronuncia, il timbro, la scelta delle nte e la loro concatenazione e altro ancora.
Oggi i metodi abbondano e spesso son tanti da confondere che deve scegliere la strada da seguire.
La vita è una (almeno che io sappia...) per cui è importante fare le scelte giuste o sbagliarne il meno possibile, ovvio ma non facile, perchè come direbbe il mi nonno "bisognerebbe nascere vecchi e man mano ringiovanire..."

Nel nostro ambiente, come tutte le "categorie" si ha la tendenza ad ascoltare e/o studiare principalmente e nei casi peggiori, esclusivamente, esponenti del nostro strumento.
Io lo considero un errore tragico, uno di quelli da evitare come la peste.
La tromba e soprattutto il trombettista è un animale interessante ma ha i suoi limiti, almeno nell'ambiente del jazz.

Il pianista sa "tutto", anche il chitarrista ma il pianista ha 10 dita (maledetto!!!) e quindi non ti farà mai una triade, nemmeno se lo preghi in ginocchio.
Il chitarrista un pò per l'architettura del suo strumento, è tutto un alterare accordi, rivoltarli, arricchirli, insomma, complicarli.
Il bassista e il batterista sono quindi  l'unico faro armonico/ritmico che ci rimane, se son bravi siamo a posto, se invece  si scordano la loro funzione primaria (mettere a proprio agio la front line per avere bei temi e bei soli) beh, allora siamo nei guai...

Però si sa che dobbiamo cmq sia sviluppare una nostra sana autonomia ritmico/melodico/armonica, insomma, un tema e i chorus a seguire li dobbiamo fare tranquillamente da soli. Se invece abbiamo disperato bisogno degli altri per arrivare bene in fondo ad un solo, penso dobbiamo tornare a studiare.

Ma c'è un elemento della front line che mediamente (questo solo in Italia però) è più prepartato (sull'armonia) del trombettista, è il saxofonista, lui impara prima di te a tirare giù gli accordi dai soli, usa meglio gli arpeggi, fa soli con molti meno errori  (le famose note svizzere)del trombettista.

Non è più intelligente di noi, è un fatto anche quì legato  alla architettura e diteggiatura dello strumento.

Quindi?

Quindi studiate tanto ma soprattutto suonate e ascoltate tantissimo i grandi.

Prendete un tema che vi piace e lavorateci dei mesi, fatelo in più tonalità, in tempi diversi, a velocità diverse, poi quando il tema lo sapete fare alla grande anche in turco, passate al solo e suonateci usando sempre meno l'occhio (sullo spartito) fino a sentire gli accordi ad orecchio.

Questo tipo di studio non condizionerà i vostri soli dal vivo, sul palco intervengono talmente tanti fattori emotivi diversi dalla ns cameretta che il pezzo da fare si presenterà magicamente come "nuovo".

Quindi questo "allenamento" teorico pratico altro non è che una "palestra per abituare il cervello e il cuore alla risposta veloce agli stimoli sonori con le note più belle che abbiamo"

Ascoltate tutti i giganti di tutti gli strumenti ma non scordate nemmeno che siete italiani, mediterranei, e potrebbe darsi che vi piaccia da morire il blues fatto da Marsalis ma lui viene da New Orleans e voi no, per cui potreste scoprire che nelle vostre "corde" ci sia più un Kenny Wheeler, un Rava, un Fulvio Sisti, un Massimo Urbani e via dicendo.

Non fatevi deviare da chi vi volesse dire che certe cose son buone e altre meno, la musica è solo una questione di qualità, una milonga fatta da Dino Saluzzi non è meno interessante di un anatole trattato da Monk.

Buon studio, sperando di aver dato una mano a qualcuno.


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