Sul valore degli strumenti
Inviato: 08/05/2021, 10:59
Non voglio scavare nell'etimologia del sostantivo "strumento musicale" ma a braccio, direi che ha a che fare con qualcosa che sia appunto strumento per poterci fare un certo lavoro, ovvio? Po esse.
Al contempo, in molte lingue, suonare si scrive come giocare. Il che potrebbe mettere in confusione alcuni cervelli "Sto studiando o sto giocando?"
Ovviamente, saper studiare bene, vuol dire anche giocare, non annoiarsi, insomma, rendere profiquo e piacevole lo studio. Ad esempio rendendo musicale anche l'esercizio più "freddo" Si può fare, basta pensare sia musica e non esercizio.
Personalmente traggo sussistenza dal suonare e quindi è per me anche un lavoro. Ecco perchè tendo sempre ad un certo pragmatismo, non seguo mode, non mi interessano molto le novità presunte, modifico infine, il mio equipaggiamento si da poterne avere la massima "collaborazione"
Nel nostro ambiente, come in altri, ci sono molte illusioni, la ricerca spesso di un Santo Graal che non esiste, il giudicare la qualità, spesso dal prezzo. E' una china molto pericolosa e foriera di dispiaceri e delusioni.
La pubblicità ha il pregio di farci conoscere dei prodotti ma poi dovremmo essere capaci di valutare, vagliare ed evitare acquisti compulsivi o comperare quella cosa perchè la usa tizio. Tizio potrebbe avere motivazioni che non sono le tue.
Prendiamo ad esempio le cuffie, tanto per non fare nomi di produttori di trombe che sarebbe poco carino.
Mi serve una cuffia chiusa, tipico strumento per registrare e monitorare, meno adatta però delle aperte, per fare mixaggio.
Se prenderò una cuffia chiusa di alta qualità (comprovata, e questo è determinante) avrò una serie di vantaggi: Linearità della risposta in frequenza, buona estensione di questa, comodità per uso prolungato, ottimo isolamento dall'ambiente circostante, realtà più alta possibile del messaggio sonoro, durata nei decenni e pezzi di ricambio e assistenza di ogni suo componente.
Ad esempio un cavallo di battaglia storico, usata da molti anni dai fonici di tutto il mondo, la Beyerdynamic DT 150. Per molti, brutta come la fame, ingombrante, retrò nel design ma "LA" cuffia chiusa per eccellenza è lei, punto.
Costo di listino circa 200 euro ma oggi tutti la vendono a 130/140 euro. Una cifra assolutamente ridicola per un prodotto professionale acclarato e di questo livello sonico e costruttivo, una cifra ancor più ridicola se pensiamo che esistono cuffie (Focal ad esempio) da 5000 euro e addirittura un modello Sennheiser da 25.000 euro, si avete letto bene venticinquemila euro (ma viene a casa il tecnico a spiegarti come inserire il jack nell'ampli e come sedersi correttamente sullo scranno dell'audiofilo ben cibato...)
Confrontiamole e vedremo che le differenze soniche sono appena percettibili, anzi, in molti casi la DT 150 fa il culo a cuffie dal costo molto molto più alto. Nelle più costose, si strizza l'occhio al cliente attraverso design, bellezza e rarità dei materiali, confezione, sacchettini di velluto, o addirittura il nome del fortunato cliente inciso sui padiglioni!!! Gesù che soddisfazione.
Ma alla fine cosa deve realmente fare una cuffia? Suonare più fedelmente possibile, essere comoda, robusta, duratura ed avere ricambi in tutte le sue parti e assistenza nei decenni, tutte cose che la nostra DT 150 ha! Ma allora perchè per soli 130 euro Beyer mette in commercio da anni questa cuffia strepitosa? Perchè non la fa pagare il triplo o il quadruplo acchittandola con qualche lustrino, con una confezione figa e magari azzurra anzichè grigio topo!!!
Semplice, perchè questo modello, come la maggior parte delle Beyer, si rivolge al mondo dei fonici e dei musicisti professionisti e sa bene che il professionista, con le cose ci deve lavorare e non cazzeggiare, la cuffia è strumento di lavoro, non oggetto da esibire o rimirare. Per questo marchi come Beyer puntano alla sostanza e non alla fuffa. E' bruttacchiola? Può darsi (io la trovo bellissima nel suo design anni 70 pare un carro armato ed è realmente robusta come un carro armato...) In studio, siamo a registrare, non siamo ad una sfilata di moda, non siamo a baloccarci, una cattiva cuffia ti farà produrre cattiva musica perchè ingannevole...
Se facciamo adesso un parallelo con il nostro equipaggiamento, potremo addivenire a determinate conclusioni ed evitare possibili cantonate spendendo al meglio i nostri tanto sudati euro.
Meno lustrini e più sostanza.
Al contempo, in molte lingue, suonare si scrive come giocare. Il che potrebbe mettere in confusione alcuni cervelli "Sto studiando o sto giocando?"
Ovviamente, saper studiare bene, vuol dire anche giocare, non annoiarsi, insomma, rendere profiquo e piacevole lo studio. Ad esempio rendendo musicale anche l'esercizio più "freddo" Si può fare, basta pensare sia musica e non esercizio.
Personalmente traggo sussistenza dal suonare e quindi è per me anche un lavoro. Ecco perchè tendo sempre ad un certo pragmatismo, non seguo mode, non mi interessano molto le novità presunte, modifico infine, il mio equipaggiamento si da poterne avere la massima "collaborazione"
Nel nostro ambiente, come in altri, ci sono molte illusioni, la ricerca spesso di un Santo Graal che non esiste, il giudicare la qualità, spesso dal prezzo. E' una china molto pericolosa e foriera di dispiaceri e delusioni.
La pubblicità ha il pregio di farci conoscere dei prodotti ma poi dovremmo essere capaci di valutare, vagliare ed evitare acquisti compulsivi o comperare quella cosa perchè la usa tizio. Tizio potrebbe avere motivazioni che non sono le tue.
Prendiamo ad esempio le cuffie, tanto per non fare nomi di produttori di trombe che sarebbe poco carino.
Mi serve una cuffia chiusa, tipico strumento per registrare e monitorare, meno adatta però delle aperte, per fare mixaggio.
Se prenderò una cuffia chiusa di alta qualità (comprovata, e questo è determinante) avrò una serie di vantaggi: Linearità della risposta in frequenza, buona estensione di questa, comodità per uso prolungato, ottimo isolamento dall'ambiente circostante, realtà più alta possibile del messaggio sonoro, durata nei decenni e pezzi di ricambio e assistenza di ogni suo componente.
Ad esempio un cavallo di battaglia storico, usata da molti anni dai fonici di tutto il mondo, la Beyerdynamic DT 150. Per molti, brutta come la fame, ingombrante, retrò nel design ma "LA" cuffia chiusa per eccellenza è lei, punto.
Costo di listino circa 200 euro ma oggi tutti la vendono a 130/140 euro. Una cifra assolutamente ridicola per un prodotto professionale acclarato e di questo livello sonico e costruttivo, una cifra ancor più ridicola se pensiamo che esistono cuffie (Focal ad esempio) da 5000 euro e addirittura un modello Sennheiser da 25.000 euro, si avete letto bene venticinquemila euro (ma viene a casa il tecnico a spiegarti come inserire il jack nell'ampli e come sedersi correttamente sullo scranno dell'audiofilo ben cibato...)
Confrontiamole e vedremo che le differenze soniche sono appena percettibili, anzi, in molti casi la DT 150 fa il culo a cuffie dal costo molto molto più alto. Nelle più costose, si strizza l'occhio al cliente attraverso design, bellezza e rarità dei materiali, confezione, sacchettini di velluto, o addirittura il nome del fortunato cliente inciso sui padiglioni!!! Gesù che soddisfazione.
Ma alla fine cosa deve realmente fare una cuffia? Suonare più fedelmente possibile, essere comoda, robusta, duratura ed avere ricambi in tutte le sue parti e assistenza nei decenni, tutte cose che la nostra DT 150 ha! Ma allora perchè per soli 130 euro Beyer mette in commercio da anni questa cuffia strepitosa? Perchè non la fa pagare il triplo o il quadruplo acchittandola con qualche lustrino, con una confezione figa e magari azzurra anzichè grigio topo!!!
Semplice, perchè questo modello, come la maggior parte delle Beyer, si rivolge al mondo dei fonici e dei musicisti professionisti e sa bene che il professionista, con le cose ci deve lavorare e non cazzeggiare, la cuffia è strumento di lavoro, non oggetto da esibire o rimirare. Per questo marchi come Beyer puntano alla sostanza e non alla fuffa. E' bruttacchiola? Può darsi (io la trovo bellissima nel suo design anni 70 pare un carro armato ed è realmente robusta come un carro armato...) In studio, siamo a registrare, non siamo ad una sfilata di moda, non siamo a baloccarci, una cattiva cuffia ti farà produrre cattiva musica perchè ingannevole...
Se facciamo adesso un parallelo con il nostro equipaggiamento, potremo addivenire a determinate conclusioni ed evitare possibili cantonate spendendo al meglio i nostri tanto sudati euro.
Meno lustrini e più sostanza.