Il mondo della stampa 3d e la musica: quali prospettive?

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al_trumpet
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Il mondo della stampa 3d e la musica: quali prospettive?

Messaggio da al_trumpet »

Scrivo questo post perché questo è un argomento che a me, come progettista, mi interessa (inquadrato nelle logiche dei futuri mondi della produzione quindi ben oltre l’ambiente musicale) e mi piacerebbe sentire le vostre opinioni.
Il tema della stampa 3d è da molti anni una realtà, spesso troppo “citata” come una panacea, ovverosia una soluzione di tutti i problemi, ma tristemente non è così o almeno non lo è del tutto.
Per i meno informati la stampa 3d è, nella maggior parte dei casi, un processo additivo e non sottrattivo, ovverosia le macchine non funzionano come un tornio o una CNC che sottraggono materiale per ottenere una forma ma all’opposto, cioè aggiungendo materiale. Le tecnologie della stampa 3d hanno cominciato a essere alla ribalta già nella fine del secolo passato con le evoluzioni della stereolitografia e delle prime macchine sinterizzatrici, sull’evoluzione di un sistema che si basa su un estrusore che si muove sui tre assi cartesiani depositando una polvere che poi un laser o una “heat head”, che si muove sempre sui tre assi cartesiani, sinterizza ovverosia riscaldando le polveri “le solidifica” creando un processo che con qualche approssimazione potremmo descrivere come di cristallizazione.
Questi processi, utilizzati per lo più per creare Mockups, ovverosia modelli parzialmente funzionali, si sono evoluti determinato quello che adesso sono le stampanti 3d. Una evoluzione rapida nell’universo produttivo che nel frattempo ha aperto nuove frontiere e che ha, in un certo senso, accompagnato la distribuzione in rete della conoscenza, con quella che molti amano definire con il termine anglo-sassonico di “sharing knowledge”. Infatti grazie alla rete si é permesso lo sviluppo di comunità virtuali che hanno condiviso esperienze, nozioni, progetti che hanno migliorato la costruzione delle macchine ma anche i softwares: tutte cose che hanno aiutato queste tecnologie a crescere perché mosse dalle conoscenze di milioni di persone, comunità di creativi distribuiti in tutto il mondo e legati appena da internet.
Per mezzo d’istruzioni, di tutorials e video-esempi la comunità dei “makers” ha reso possibile la condivisione di nozioni con l’idea/motto “io costruisco quindi io sono creativo”, che ha fatto esplodere questo fenomeno molto spesso contro i percorsi commerciali che le imprese di software, hardware ma anche quelle di prodotti o di servizi avevano creato.
Nel 2012 un ceco chiamato Josef Prusa ha democratizzato il processo della stampa 3d, creando un sistema alimentato per un filamento di plastica (ABS o PLA, Acido polilattico una plastica ottenuta da amidi naturali per esempio estratti dal mais) e distribuito da un termo estrusore mosso da un sistema di assi cartesiani. Prusa decide di pubblicare e “diffondere” gratuitamente le informazioni su internet e rendendo accessibile gratuitamente questo sistema a milioni di persone alimentando la comunità dei Makers. Per la prima volta il sistema creava macchine che da sole potevano replicarsi, ovverosia ogni stampante poteva stampare, quindi creare, componenti per un’altra stampante.
Fin qui le stampanti 3d alimentate a filamento hanno avuto uno sviluppo incredibile, migliorando i sistemi di controllo, le meccaniche, gli estrusori e i materiali. Oggi riusciamo a trovare moltissimi materiali che possono essere impressi, tra le plastiche per esempio la scelta oggi è “gigantesca” enumerando appena le più comuni troviamo il Nylon, o il TPE / TPU (elastomeri), ma anche materiali “ibridi” che per esempio includono fibre di legno, materiali che migliorano la resistenza includendo fibre ci Carbonio (quella che io e i miei colleghi abbiamo utilizzato per il prototipo di sordina Shatron) o Kevlrar, o ancora trasparenti che includono resine che danno questa possibilità. Ma oggi la stampa 3d, utilizzando macchinari più complessi, si estende anche ad altri materiali come le ceramiche e i cementi, i materiali metallici, (Titanio, Alluminio, Acciaio, Rame, Bronzo…) o “paste alimentari (impasti farinacei, a base di cioccolato…).
Alle macchine “tipo Prusa” oggi si sono affiancate quelle con resine liquide e processi stereolitografici, dal mio punto di vista meno indicate per un utilizzo domestico per l’utilizzo di sostanze che possono essere pericolose sia per areazione che per contatto fisico. Queste stampanti (oggi abbastanza accessibili da un punto di vista di prezzo) utilizzano processi di fotopolimerizzazione che solidificano resine quando esposte ad un determinato fascio luminoso, permettendo ottenere dettagli con qualità molto superiori agli oggetti ottenuti con stampanti alimentate con filamenti. Oggi la scelta di resine è vastissima permettendo, con investimenti relativamente bassi, di raggiungere risultati interessanti sia esteticamente che meccanicamente. I problemi di questo tipo di produzione sono principalmente relazionati con la “nocività” dei processi e i tempi che sono ancora troppo lunghi.
Alle stampanti con filamento e con resine liquide si aggiungono oggi quelle con polveri e laser sinterizzate a laser, la stampa di “inchiostri “ che funzionano in maniera molto simile a quelle stampanti classiche da fogli che abbiamo in casa o in ufficio ma basati sull’utilizzo di fotopolimeri liquidi.
Ripeto, oggi esiste una maggior diffusione di macchine con svariatissime tecnologie ma è chiaro con qualità diversissime: possiamo comprare una macchina a filamento o a resina liquida con meno di 300€ ma possiamo comprare centrali di macchinazione con sistemi di sinterizzazione o di fotopolimerizzazione con 200.000€, e mi sembra chiarissimo che i risultati non potranno mai essere gli stessi.
Ma l’espansione di queste tecnologie ha anche portato alla diffusione di “centri di stampa” che possiamo trovare facilmente in una ricerca su google, centri che, fornendo un file nel corretto formato, ci permettono di poter avere un prodotto finito stampato seguendo le nostre esigenze, sia da un punto di vista di forme, geometrie o di materiale.
Nel settore musicale troviamo molti progetti, come per esempio violini, chitarre, ma anche flauti, ma anche tromboni, trombe o sassofoni. Chiaro ed evidente che non tutto quello che troviamo oggettivamente può essere classificato come “uno strumento musicale” ma in alcuni casi (pochi sinceramente) questo tipo di “sperimentazione” apre interessanti prospettive, alternative o complementari a quelle tradizionali. Per esempio quello di progetti interessantissimi che hanno aiutato a migliorare l’accessibilità alla musica a persone con handicap fisici, tra questi cito quelli per la realizzazione di una protesi che da la possibilità a chi è privo di un arto di poter suonare violoncello (https://3dprint.com/174548/3d-printed-cello-prosthesis/) o la batteria (https://3dprint.com/214675/3d-printed-d ... rosthetic/)
Una delle grandi porte che aprono le tecnologie di stampa 3d sono le personalizzazioni/customizzazioni, anche nel campo della musica, Tra i progetti che, personalmente, mi sento di menzionare c’è il progetto “3d string theory” sostenuto dalla governance Canadese che vede come partner la Ottawa Simphony Orchestra, alcuni luthiers di strumenti tradizionali (corde/archi), un compositore, due imprese relazionate con le tecnologie della stampa 3d e un’università. L’obbiettivo del progetto era quello di creare nuovi strumenti ad arco sfruttando le tecnologie della stampa 3d non per “copiare” gli strumenti tradizionali ma per cercare di capire come le nuove tecnologie possono generare nuovi pattern sonori e in che maniera questi possono essere impiegati in contesti complessi come quelli di un’orchestra.
Esistono anche progetti che interessano le famiglie dei fiati, anche qui le tecnologie 3d si sono lentamente diffuse ma probabilmente dovremmo aspettare un poco per poter vedere qualcosa a livello di strumento completo “degno di nota”. Di strumenti completi io ne ho trovati pochi e, per la verità, in rete se ne trovano molti ma nella maggior parte dei casi le qualità sonore (e ripeto per quello che sono riuscito a trovare) vanno ben al di sotto di qualsiasi aspettativa. Oserei dire che, per quello che ho trovato ed ascoltato in alcuni video, è da un punto di vista sonoro molto peggio di quello che performativamente offrono gli strumenti in plastica che attualmente esistono sul mercato.
Quello più interessante che si trova prodotto in 3d per gli ottoni si trova in particolare nella produzione di componenti, infatti nella mia ricerca ho trovato alcuni progetti veramente interessanti. Nel Connecticut l’Università ha montato un progetto che, utilizzando le tecnologie degli Scanner 3d e delle stampanti 3d vuole produrre analisi organologiche non invasive su strumenti antichi, uno dei primi componenti ad essere stato analizzato e replicato è stato un bocchino della prima generazione di sassofoni creato da Adolph Sax. Sempre nel bocchini di sassofono esistono numerosi studi, progetti e articoli scientifici dove sono creati progetti per alterare il suono, diminuire il peso, aumentare la durabilità, ridurre i livelli di usura. Esistono anche alcune imprese, come per esempio la Syos, la Sugal, la Dequelery o l’italianissima WBS (Milano) che già producono e distribuiscono bocchini prodotti con le tecnologie della stampa 3d.
Anche negli ottoni troviamo progetti interessanti come quello che nasce da una collaborazione tra la One East Texas Band e la Whitehouse Jr. High School per creare bocchini per trombe e tromboni utilizzando stampanti 3d. Per quello che ne so, la geometria del bocchino per ottoni è più complessa di quella per esempio di un sassofono o di un clarinetto, avendo alcuni punti che, per esempio per le stampanti a filamento, sono molto critici come per esempio la parte finale del backbore (troppo fina per questo tipo di stampanti) o il rim (che per le stampanti a filamento a volte risulta molto difficile controllare il profilo). Ho visto alcuni studi interessanti (più o meno scientifici) prodotti con le stampanti a filamento, uno pure pubblicato nel forum “trumpet herald” in cui uno dei partecipanti pubblica alcune esperienze fatte stampando repliche di bocchini di famosi trombettisti (tra i quali mi ricordo di quelli di Miles, Dizzy e alcuni modelli storici della Kanstul) ma si vede chiaramente a vista d’occhio che i risultati non sembrano eccellenti…Dall’altro lato le stampanti in resina hanno una migliore performance con queste geometrie ma molto spesso producono oggetti troppo fragili che resistono molto poco all’attrito o allo shock (ossia per esempio alle cadute), adesso sono certo che l’uscita di nuove resine potrà riuscire a trovare nuove alternative valide e probabilmente molto in breve potremmo trovare qualcosa di valido anche nei boccali per tromba.
So di per certo che ricorrendo ad altri macchinari, come per esempio quelli che utilizzano polveri e la sinterizzazione con laser, i problemi si risolvono ma per adesso i costi produttivi sono molto proibitivi. Dal punto di vista commerciale nella tromba ho trovato ben poco per adesso, mi hanno detto che la Kelly mouthpiece (impresa americana che produce anche bocchini in Lexan) e Harrelson stava provando qualcosa (forse appena i rim di un bocchino modulare) …ma di questi so poco.
Poi sempre negli accessori si trova qualche sordina (per quelle che sono le nostre esperienze i risultati dipendono moltissimo dai materiali, per esempio il PLA non mi sembra che dia risultati accettabili, ma questo può dipendere anche dalle geometrie …). Si trovano anche piccole produzioni (fuori dai grandi percorsi distribuitivi) con una grande varietà di altri accessori (come supporti per lo strumento, tutor/visualizzatori per aiutare ad avere una corretta imboccatura o appena custodie per bocchini…).
Quali sono allora in questo momento i margini di progetto per queste tecnologie nell’area degli strumenti a fiato? Probabilmente l’evoluzione sarà lenta perché nella musica la "qualità performativa" è essenziale e prioritaria, ma credo che le tecnologie 3d con l’entrata di nuovi materiali potrebbero essere importanti nelle aree più prossime alla “customizzazione”, dove magari si ricerca più una qualità propria del suono.
Per esperienza personale e per quello che si trova in internet qualsiasi progetto si crei in questo campo (ovverosia quello della musica) non potrà dispensare la creazione di “gruppi di lavoro multidisciplinari” che permettano di creare presupposti, di costruire progetti e percorsi che possano analizzare le problematiche da molteplici punti di vista ma che principalmente possano determinare questioni e problematiche vere che oggettivamente possano essere risolte da queste tecnologie.
Come diceva un grandissimo Designer chiamato Enzo Mari, “tutti quelli che sperano nel Dio della tecnologia sperano male”, ovverosia non si può pensare di lavorare la tecnologia per la tecnologia ma questa deve essere vista come un mezzo e non un fine.
Quindi la prima domanda da fare è quella relativa al tipo di problematica che potrà essere risolta da queste tecnologie, cercando di capire quali problemi possono trovare risposta in questo tipo di produzione, altrimenti rischiamo di ridicolizzare tutto e trasformare un progetto di un prodotto nel progetto di un gadget….con tutto il rispetto del gadget.
Come ricercatore e come progettista mi piacerebbe sentire e leggere le vostre opinioni, anche le più critiche e cercare di capire se possono esistere problemi la cui risposta può venire da questo tipo di percorsi produttivi.

Un saluto,
Ermanno


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stefano bartoli
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Re: Il mondo della stampa 3d e la musica: quali prospettive?

Messaggio da stefano bartoli »

Gesù, hai superato persino i miei post che sono notoriamente soporiferi. Dovrò esercitarmi, non sopporto di arrivà secondo.
Più tardi lo leggerò e tenterò di scrivere una cosa più seria della cagata che ho sopra scritto.

Per ora ti do il ben tornato Ermanno.
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Re: Il mondo della stampa 3d e la musica: quali prospettive?

Messaggio da stefano bartoli »

L'ho letto ma la mia ignoranza sull'argomento mi proibisce qualsivoglia commento.

Grazie cmq di averlo postato.
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Matteo Giannini
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Re: Il mondo della stampa 3d e la musica: quali prospettive?

Messaggio da Matteo Giannini »

Grazie del contributo. Qui tocca studiare ed è un bene.
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Re: Il mondo della stampa 3d e la musica: quali prospettive?

Messaggio da al_trumpet »

Capo_oro ha scritto:Grazie del contributo. Qui tocca studiare ed è un bene.
Grazie a Voi Capo_oro, é un argomento apparentemente ostico ma sono convinto che più passerà il tempo più l'argomento 3d printer sarà attuale e all'ordine del giorno. A me piacerebbe capire da voi musicisti dove potremmo vedere con interesse l'utilizzazione di queste tecnologie. Io ho alcune idee ma prima di esporle mi piacerebbe molto sentire qualcuno tra voi.

Saluti,
Ermanno
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Marco Muttinelli
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Re: Il mondo della stampa 3d e la musica: quali prospettive?

Messaggio da Marco Muttinelli »

Ciao Ermanno,
tematica particolarmente interessante e complessa. Dal mio punto di vista (ma ho potuto vedere solo stampanti 3D a filamento plastico all’opera) i sistemi additivi presentano, al momento problematiche tali da non poter essere comparate con sistemi sottrattivi. Il fatto stesso che, come giustamente segnalavi, al momento i risultati sonori siano decisamente poveri rispetto a strumenti realizzati con metodi tradizionali la dice lunga. È però un tema sul quale proseguire gli studi e non arrendersi di fronte alle difficoltà.
Quali potrebbero essere un paio di punti da approfondire? Oltre, ovviamente, i materiali con i quali lo/gli strumento/i verrebbero realizzati, andrebbe capita che omogeneità (su tuti i possibili aspetti di questa qualità in particolare riguardo a spessori e densità) si riesce ad ottenere in ogni punto dello strumento e, altrettanto importante la composizione ed omogeneità della struttura microcristallina del materiale stampato.
La stampa 3d, come certamente saprai meglio di me, non è l’unico processo additivo e, dal mio punto di vista, potrebbe tranquillamente fare riferimento a questi sistemi che l’hanno preceduta per avere una “letteratura di riferimento” che l’aiuti a risolvere le problematiche analoghe già affrontate da altri sistemi additivi, come ad esempio la galvanoplastica, la galvanostegia e l’elettroformatura.
Insomma, la strada è sicuramente lunga, ma se seguita con rigore potrà sicuramente approdare a buoni risultati anche sonici, sia riproducendo le sonorità classiche degli strumenti, ma anche creando nuovi tipi di sonorità su strumenti di forma tradizionale, fino a creare vere e proprie nuove famiglie o tipologie di strumenti musicali. Tienici aggiornato sugli eventuali sviluppi dato l’interesse di queste tematiche.
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serie E-Z Tone: Tp e Cn varie epoche
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stefano bartoli
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Re: Il mondo della stampa 3d e la musica: quali prospettive?

Messaggio da stefano bartoli »

Questo intervento di Marco, mi permette di poter forse dire qualche cosa, nel tentativo di alimentare la discussione. Come sapete, nella fabbricazione dei piatti per batteria, ci sono due "scuole/tecnologie" differenti. Una è l'ottenere il piatto da una lastra, usando stampi ad imbutire e tranciare. L'altra per fusione del bronzo e successiva colatura in stampi/forme in materiale refrattario.
L'azienda storicamente più conosciuta relativamente alla prima tecnica è la Paiste ma anche la Meinl ed altre. La seconda tecnica è sicuramente la più diffusa e la più antica, già dai cembali turchi di centinaia di anni fa. Ufip, Zildjian, Sabian ed altre.
Beninteso che oramai da tempo, ognuna di queste aziende ha quasi sempre una linea (spesso economicamente più accessibile)di piatti stampati ed una più costosa di piatti per fusione/colatura.
I due processi possono dar vita entrambi però a piatti top level ed una non è superiore all'altra, dipende dal "timbro" e dalle caratteristiche che cerchi.
Quelli ottenuti per stampaggio e dedicati a linee economiche, solitamente non vengono martellati ma se la destinazione è la fascia top del catalogo, anche questi possono venir martellati. Mentre quelli ottenuti per fusione non possono suonare se non martellati. E quì entrano in gioco, macchinari, capacità artigianali, ore di lavoro che incideranno poi sul prezzo.La martellatura, una volta eseguita a mano da artigiani molto bravi, oggi è spesso eseguita con l'uso del maglio meccanico. Comunque sia, sono sistemi e tecniche che devono sempre esserere eseguiti da artigiani molto navigati perchè una martellatura mal fatta, può sacrificare un piatto, in maniera irreversibile. E comunque, soprattutto nella tecnica di fusione/colatura c'è sempre una forte selezione ed uno scarto del prodotto finale, una selezione insomma.
Alla fine del processo di lavorazione, tutti i piatti necessitano di un periodo di riposo, di circa 2 mesi, per assestarsi dagli stress di lavorazione. Dopo di che in mano al batterista inizieranno il periodo di rodaggio, durante il quale il piatto subirà spesso grossi cambiamenti timbrici, solitamente a migliorarne il timbro. Ovviamente però anche il rodaggio fatto dal batterista, ha le sue regole, meno stress iniziale possibile, modo "giusto" di colpire il piatto etc etc Parimenti, infatti, un rodaggio mal fatto può rovinare il piatto.
Molti batteristi che stanno usando magari da anni un piatto del tipo per colatura, tornano alla fabbrica per rinfrescare la sonorità del piatto, che quasi sempre avviene per leggerissima ripassata sul tornio a spalla (con utensili gestiti a mano libera) Questo perchè, dopo un periodo nel quale il piatto migliora, può succedere che dopo molti anni di uso, inizi a perdere delle armoniche tendendo a diventare più afono, meno brillante, non è una regola ma quasi.
Ufip è inventore del sistema Roto casting, un processo nel quale lo stampo/forma, ruota durante la colatura del bronzo, si da distribuire la colata uniformemente in tutto lo stampo.
Questo ha a che fare anche con un certo modo di porsi del materiale nelle varie zone del piatto, della sua compattezza molecolare, il che forse, si ricollega al discorso di Marco, sulla costanza dello spessore e della sua intensità molecolare.
Quest'ultimo discorso è assolutamente fondamentale nel dar vita ad un piatto che suoni in un modo piuttosto che in un altro e direi che riguarda anche il nostro strumento, bocchino e tromba, giacchè le forniture di ottone possono provenire da diversi tipi di processi industriali, oltre che, naturalmente dalla mescola usata.
Sapete tutti infatti, che esistono varie "miscele" della lega di ottone o bronzo a seconda della destinazione: Chirurgica, navale, sanitaria, cucina, ingranaggi meccanici, bronzine, maniglie delle porte etc etc
Le differenti miscele oltre a cambiare le varie caratteristiche della lega, hanno una grossa importanza anche sul tipo di lavorazione che questa subirà: tornitura, imbutitura, martellatura, fusione etc etc
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Matteo Giannini
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Re: Il mondo della stampa 3d e la musica: quali prospettive?

Messaggio da Matteo Giannini »

Ciao Ermanno, ho letto con l'attenzione dovuta il tuo post. Sono architetto e per formazione e curiosità mi son spinto nel tuo mondo diverse volte.
Ti racconto prima l'esperienza diretta. Possediamo una discreta stampante 3d a filamento, la usiamo soprattutto per i plastici. Diciamo che non la amo particolarmente, forse anche per lo scarso tempo che gli dedico. La precisione è quello che è, diciamo che ben impostata con la giusta temperatura e il giusto materiale è utile per quello per cui la uso.
Il limite, forse dato dalla mia diversa giovinezza, è legato al mio personale progetto creativo. Ho bisogno delle mani di disegnare, di sporcarmi, di riempirmi di colla. E' un mio personale bisogno che mi rende più chiaro cosa stia progettando anche con disegni che, alla fine capisco solo io.
Inoltre l'uso del mezzo richiede la conoscenza dei software per creare modelli 3d accurati (rhino o similari). Quello non mi manca come competenza ma non lo ritengo legato all'atto "creativo" ma alla comunicazione dell'idea.
L'abbattimento dei costi, la diffusione dei fablab e l'accesso alla stampa 3d è sicuramente un bene per la conoscenza dell'uso del mezzo, diciamo per quella conoscenza di base che serve ad utilizzare bene il mezzo. Tu hai parlato di Mari, un gigante del Design. Egli, come molti altri nel nostro paese, hanno cambiato il modo di pensare il design in Italia e l'hanno fatto con un approccio culturale molto profondo. Oggi abbiamo mezzi allora impensabili ma non prodotti altrettanto innovativi.
Quindi penso che poter creare dei prototipi, poter studiare e sbagliare a basso costo è un grande vantaggio per migliorare il proprio approccio culturale a qualsiasi materia. Di certo non farei una grande produzione stampata in 3d. Per tempi, costi e logica industriale.
Penso anche che la personalizzazione di alcuni elementi, perché singoli, possa essere molto incentivata da questa tecnologia, come lo studio di elementi via via più raffinati per ottimizzare, che so, il flusso dell'aria in una curva di un tubo (usando anche software di modellazione dei flussi)
Questo per dire che per ora lo strumento è in grado di ottenere buoni risultati, soprattutto nel campo della prototipizzazione di un "oggetto"; ho dei dubbi sul valore aggiunto culturale.
Per quel che riguarda gli strumenti musicali il tema è come dicevi tu, assolutamente multidisciplinare e non può prescindere dalla tradizione e dagli artigiani.
Si dice che un violino abbia un'anima e questo è il valore di un violino antico che, finora, nessuno è mai riuscito a riprodurre dal punto di vista timbrico.

Scusate la lungaggine, son riflessioni sul tema.
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Re: Il mondo della stampa 3d e la musica: quali prospettive?

Messaggio da al_trumpet »

Caro Capo_oro (scusami ma ancora non só il tuo nome ma appena il Nick...)

Anche io sono Architetto (da progettista italiano"old school" la mia formazione base é la "mamma architettura") e concordo con te.
Mari in un libro bellissimo (La valigia senza manico. Arte, design e karaoke) riflette sul concetto dell'artigianato, sottolineando l'importanza della semplificazione dell'atto produttivo e l'esaltazione dei principi culturali e semantici. Io mi sono occupato della produzione "rapida" già da quasi 15 anni, come riflesso per il mio interesse per i "makers".
Per quello che riguarda la cultura delle stampanti 3d non ho molte certezze ma ho tanti dubbi, principalmente sulla cultura della costruzione / creazione, ma sono convinto come dici tu che la rapida visualizzazione di "problemi progettuali" é uno dei fini.
Adesso per autori come Chris Anderson, Tim Brown o John Thackara vedono nello sviluppo e nell'evoluzione degli strumenti di produzione rapida possa aprire nuove prospettive sia per la produzione industriale come per quella artigianale (Mari in un'esposizione chiamata "dov'é l'artigianato chiama a una re-analisi dell'artigianato, oggi spesso serializzato che deve per esempio saper contemplare il suo ruolo importantissimo anche nella produzione industriale), quindi probabilmente come te non riesco a vedere una "produzione di uno strumento nella sua interezza" ma probabilmente la vedo come un cammino per la produzione di componenti che possono aiutare il prodotto a funzionare meglio, che lo aiutano ad adattarsi alle diverse necessità dei diversi utilizzatori.
Poi sono chiaramente punti di vista che io voglio conoscere per capire meglio, non solo dai progettisti ma anche dai musicisti, quindi ancora grazie!
Saluti,
Ermanno
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Re: Il mondo della stampa 3d e la musica: quali prospettive?

Messaggio da al_trumpet »

stefano bartoli ha scritto:Questo intervento di Marco, mi permette di poter forse dire qualche cosa, nel tentativo di alimentare la discussione. Come sapete, nella fabbricazione dei piatti per batteria, ci sono due "scuole/tecnologie" differenti. Una è l'ottenere il piatto da una lastra, usando stampi ad imbutire e tranciare. L'altra per fusione del bronzo e successiva colatura in stampi/forme in materiale refrattario.
L'azienda storicamente più conosciuta relativamente alla prima tecnica è la Paiste ma anche la Meinl ed altre. La seconda tecnica è sicuramente la più diffusa e la più antica, già dai cembali turchi di centinaia di anni fa. Ufip, Zildjian, Sabian ed altre.
Beninteso che oramai da tempo, ognuna di queste aziende ha quasi sempre una linea (spesso economicamente più accessibile)di piatti stampati ed una più costosa di piatti per fusione/colatura.
I due processi possono dar vita entrambi però a piatti top level ed una non è superiore all'altra, dipende dal "timbro" e dalle caratteristiche che cerchi.
Quelli ottenuti per stampaggio e dedicati a linee economiche, solitamente non vengono martellati ma se la destinazione è la fascia top del catalogo, anche questi possono venir martellati. Mentre quelli ottenuti per fusione non possono suonare se non martellati. E quì entrano in gioco, macchinari, capacità artigianali, ore di lavoro che incideranno poi sul prezzo.La martellatura, una volta eseguita a mano da artigiani molto bravi, oggi è spesso eseguita con l'uso del maglio meccanico. Comunque sia, sono sistemi e tecniche che devono sempre esserere eseguiti da artigiani molto navigati perchè una martellatura mal fatta, può sacrificare un piatto, in maniera irreversibile. E comunque, soprattutto nella tecnica di fusione/colatura c'è sempre una forte selezione ed uno scarto del prodotto finale, una selezione insomma.
Alla fine del processo di lavorazione, tutti i piatti necessitano di un periodo di riposo, di circa 2 mesi, per assestarsi dagli stress di lavorazione. Dopo di che in mano al batterista inizieranno il periodo di rodaggio, durante il quale il piatto subirà spesso grossi cambiamenti timbrici, solitamente a migliorarne il timbro. Ovviamente però anche il rodaggio fatto dal batterista, ha le sue regole, meno stress iniziale possibile, modo "giusto" di colpire il piatto etc etc Parimenti, infatti, un rodaggio mal fatto può rovinare il piatto.
Molti batteristi che stanno usando magari da anni un piatto del tipo per colatura, tornano alla fabbrica per rinfrescare la sonorità del piatto, che quasi sempre avviene per leggerissima ripassata sul tornio a spalla (con utensili gestiti a mano libera) Questo perchè, dopo un periodo nel quale il piatto migliora, può succedere che dopo molti anni di uso, inizi a perdere delle armoniche tendendo a diventare più afono, meno brillante, non è una regola ma quasi.
Ufip è inventore del sistema Roto casting, un processo nel quale lo stampo/forma, ruota durante la colatura del bronzo, si da distribuire la colata uniformemente in tutto lo stampo.
Questo ha a che fare anche con un certo modo di porsi del materiale nelle varie zone del piatto, della sua compattezza molecolare, il che forse, si ricollega al discorso di Marco, sulla costanza dello spessore e della sua intensità molecolare.
Quest'ultimo discorso è assolutamente fondamentale nel dar vita ad un piatto che suoni in un modo piuttosto che in un altro e direi che riguarda anche il nostro strumento, bocchino e tromba, giacchè le forniture di ottone possono provenire da diversi tipi di processi industriali, oltre che, naturalmente dalla mescola usata.
Sapete tutti infatti, che esistono varie "miscele" della lega di ottone o bronzo a seconda della destinazione: Chirurgica, navale, sanitaria, cucina, ingranaggi meccanici, bronzine, maniglie delle porte etc etc
Le differenti miscele oltre a cambiare le varie caratteristiche della lega, hanno una grossa importanza anche sul tipo di lavorazione che questa subirà: tornitura, imbutitura, martellatura, fusione etc etc
Caro Stefano,
Scusami ma non avevo visto il tuo intervento, mi era sfuggito!

Con te imparo sempre tantissimo (é proprio questo il bello di essere in un forum, la partecipazione degli uni facilita un processo di arricchimento culturale per ognuno di noi). Ero completamente ignorante sull'esistenza di due metodi nella produzione dei piatti, ne conoscevo appena uno...
Oggi la tecnica va veloce ma la velocità non le dá la qualità che altre culture produttive hanno sedimentato durante secoli.
Dall'altro lato dobbiamo sapere accettare l'innovazione perché fa parte del processo di crescite di una società e per farlo bene dobbiamo sapere inquadrare l'innovazione in un processo sopratutto culturale. Molte marche, anche le più evolute tecnologicamente, fanno riferimento ad una cultura produttiva, evolutiva, fatta di un crescendo di pratiche, nozioni e processi.
ripeto non credo che si arrivi ad un progetto complesso ed articolato di un buon strumento come risultato di una macchina ma credo che questo tipo di produzione possa incontrare una contestualizzazione in un processo culturalmente definito....non só se ho reso l'idea.

Grande abbraccio Stefano e un bacio da mia figlia Rita!
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Re: Il mondo della stampa 3d e la musica: quali prospettive?

Messaggio da al_trumpet »

Salve a tutti,

Oggi voglio condividere con voi un'altro contributo estremamente interessante che, a mio vedere può migliorare molto la resa e la qualità del prodotto della stampante, ma prima di questo é necessario che io faccia una premessa: Il prodotto di una stampa oggi deve essere obbligatoriamente analizzato, quindi giudicato, analizzando i seguenti fattori:
1) il metodo di stampa: Stampare con filamento e stampare con resina liquida é completamente differente ed i risultati possono essere opposti, quele meglio? Attenti dipende molto da quello che noi vogliamo;
2) Il progetto: Ovverosia se costruisco un pezzo con la tecnologia della 3d questo deve essere pensato e progettato in funzione della sua "performance" ma anche della forma e dei materiali con cui questo é stampato, altrimenti meglio farlo con il das o con la plastilina;
3) La preparazione della stampa, ovverosia il lavoro che preventivamente dobbiamo fare per preparare la stampa. Significa cose semplici ma che devono essere fatte con attenzione e cautela come la temperatura, la scelta dell'altezza degli strati, la posizione del pezzo, la densità, le temperature (si perché abbiamo non una temperatura da controllare ma più temperature da controllare)...
4) La scelta del materiale: oggi esiste una scelta enorme di materiali sia come resine liquide che come filamenti, vi faccio un esempio: la struttura della sordina che noi abbiamo progettato non poteva essere fatta/stampata in acido polilattico (PLA) nella sua versione definitiva perche la sua performance sarebbe stata completamente sotto i livelli minimi che erano necessari.
É verissimo che parliamo ancora di processi "giovani e sperimentali" ma molte volte i cattivi risultati che vediamo sono frutto di processi nati male o peggio cioè processi che non hanno avuto la dovuta preparazione.

Detto questo, e proprio perché come dicevo questa forma di produrre é giovane e in pieno sviluppo, volevo proporvi una novità che chi conosce questa area definisce (magari esagerando..) "rivoluzionaria".
L’ultima novità in termini di 3d printers si chiama Xolography ed è un progetto made in germany che promette rivoluzionare il mondo della stampa 3d.
Il metodo non è stato completamente svelato ma io provo a spiegarlo (per quello che sono riuscito a trovare) si tratta sempre di un processo additivo di “fotopolimerizzazione di resine polimeriche” dove diversi raggi di luce, con orientazioni differenti e differenti frequenze creano un "ologramma" dentro una vasca contenete una resina polimerica. L'ologramma grazie alla presenza delle resine solidifica rapidamente ed in maniera molto più omogenea delle metodologie precedenti. La stampante è stata prodotta come risultato di un progetto di ricerca (cui risultati sono stati pubblicati in alcune delle maggiori riviste scientifiche del settore) e presenta una definizione/risoluzione fino a 10 volte migliore delle attuali stampanti in resina e tempi di stampa mediamente 5 volte migliori (ovverosia più rapidi)…
Il progetto ha dato vita ad una start-up (xolo) che comincerà brevemente a commercializzare il prodotto (www.xolo3d.com), comunque in questo momento l’impresa accetta appena “prenotazioni”…
Vedremo!

Alle prossime novità,
Saluti dal Portogallo,
Ermanno
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