Considerazioni di ordine generale sul rilaccare o meno uno strumento Vintage.

Recensioni dei modelli Vintage,consigli, valutazioni e quant'altro sul mondo Vintage.
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Marco Muttinelli
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Considerazioni di ordine generale sul rilaccare o meno uno strumento Vintage.

Messaggio da Marco Muttinelli »

Per comprendere meglio ciò che seguirà é necessario fare una premessa che nulla ha a che vedere con il mondo degli strumenti musicali ma affonda le sue radici nell'ambito del restauro ed in particolare del restauro architettonico. Questa scelta, che può sembrare ad uno sguardo superficiale non attinente, è invece assolutamente pertinente in quanto in tale ambito si sono già affrontati, da molti anni, i principi generali che devono guidare le scelte da effettuarsi quando si interviene per restaurare un qualsiasi manufatto.
La trattazione ed i dibattiti in materia è stata ampia e discussa ed approfondita in tutti i vari aspetti in modo organico e completo, dando vita ad una serie di cosiddette "Carte del Restauro" che vanno da quella di Atene del 1931 a quella di Cracovia del 2000.
Due figure hanno condizionato in particolar modo tale dibattito, per le loro posizioni pressoché contraddittorie: Eugène Viollet-le-Duc e John Ruskin (anche se andrebbe citato assieme a lui anche William Morris con i quali condivisero molteplici posizioni in materia). Dalla sintesi di questi pensieri "contrapposti" (in realtà non si tratta di vera contrapposizione ma di pensieri che si sviluppano su strade diverse poiché partono da principi differenti e perseguono finalità diverse) ne sono comunque scaturite delle "linee guida" universalmente condivise (e condivisibili) da adottare quando si debba restaurare un manufatto.
Il mondo della musica, a quanto mi risulta, non si è ancora posto la questione del "Restauro degli strumenti musicali" se non forse per strumenti molto antichi e particolarmente rari/pregiati e la cosa è tanto più sorprendente, in quanto, proprio alcune questioni tipiche del restauro (come la filologia) sono state e sono tuttora ampiamente dibattute e studiate in ambito musicale.
Vediamo, quindi, come e perché ciò che è stato definito per il restauro architettonico può essere ritenuto valido anche per l'ambito degli strumenti musicali.
In realtà le carte del restauro ed il dibattito a cui accennavo prima non era limitato agli edifici/monumenti ma bensì esteso a qualunque manufatto. Quindi è inappropriato parlare di restauro architettonico, sarebbe più corretto parlare di restauro tout court.
Cos'è un manufatto, prendo a prestito dal vocabolario "tutto ciò che è opera della mano dell’uomo, che ha subìto cioè una lavorazione o elaborazione da parte dell’uomo, sia a mano sia anche con l’aiuto di macchine, e di solito con l’impiego o per trasformazione di materie prime". Quindi anche uno strumento musicale appartiene esattamente alla stessa fattispecie e pertanto i principi delle carte del restauro si dovrebbero applicare anche agli strumenti musicali.

Uno dei punti fondamentali di un intervento di restauro è il principio secondo cui un intervento deve essere sempre totalmente reversibile, ovvero devo poter tornare alla situazione originale ante intervento, qualora pur un qualsiasi motivo ciò debba essere fatto.
Un altro elemento cardine è che ciò che è già esistente debba assolutamente essere conservato nello stato in cui si trova, può/deve essere solamente consolidato e preservato dalla azione degenerativa dello scorrere del tempo e degli agenti atmosferici.
Ulteriore fattore è che tale consolidamento deve essere riconoscibile e reversibile all'occorrenza e deve essere fatto con tecniche e materiali totalmente affini alle originali. (ad esempio su un muro legato con calce idraulica naturale non potrò utilizzare la calce cementizia per il consolidamento/integrazione).
Eventuali integrazioni di parti mancanti devono essere riconoscibili come tali e anch'esse reversibili all'occorrenza.
Chiaramente ciò non avviene nel caso di una rilaccatura di uno strumento poiché già la slaccatura è attività irreversibile almeno fino a quando i chimici non riusciranno a fornirci l'esatto processo di realizzazione e di stesura di una lacca di quel tale strumento vintage.
L'aggiungere, poi, una laccatura nuova completamente differente per composizione chimica e per metodo di applicazione, di fatto aggiunge un ulteriore elemento di irreversibilità restituendoci uno strumento che si, potrà essere simile, ma di fatto sarà uno strumento completamente diverso da quello originale. Il rischio è che un intero patrimonio culturale di strumenti pensati e costruiti in un dato modo vada definitivamente perso a causa di interventi apparentemente banali ma che nascondono, invece, insidie molto grandi.


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Re: Considerazioni di ordine generale sul rilaccare o meno uno strumento Vintage.

Messaggio da gbc »

Ciao MaMut e tutti.
Il tuo intervento, e lo dico fin da subito, mi da l'opportunità di esprimere mie considerazioni, ripeto MIE, e soprattutto di poter sottolineare quanto sia vera la tua affermazione: "di fatto sarà uno strumento completamente diverso da quello originale".
Io penso fermamente che qualora si decida di prendersi uno strumento "Vintage", per correttezza si dovrebbe lasciarlo esattamente nello stato in cui lo abbiamo trovato. Io penso sia una questione di rispetto verso lo strumento e verso le persone che a suo tempo lo hanno prodotto. La tal tromba Vintage l'abbiamo comprata perchè ci piaceva così, come era in quel preciso momento; andare a cambiarla, col presunto obiettivo di migliorarla, per me non ha senso.
La butto lì alla grossa: avete mai visto un violinista che ha la fortuna di avere uno Stradivari del 1714 che va dal liutaio a farsi riverniciare quelle parti della cassa armonica che causa uso hanno perso la verniciatura originale, data a suo tempo dal mitico cremonese ?  O magari, chiede al liutaio di sverniciargli lo Stradivari in quanto vuole uno strumento raw wood (...mi ricollego al fatto di voler avere a tutti i costi uno tromba raw brass; e perchè poi ?) ?
Personalmente ritengo che il mercato offra tali e tanti modelli di trombe "moderne" che se ne ha da impazzire. Vogliamo esulare dal moderno ? Bene, abbiamo rispetto dell'antico.
Ciao. GBC
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Marco Muttinelli
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Re: Considerazioni di ordine generale sul rilaccare o meno uno strumento Vintage.

Messaggio da Marco Muttinelli »

Grazie Gianbattista,
dalle tue parole traspare un concetto che molto spesso ci stiamo scordando che è quello di rispetto (per le cose, per le persone, per la vita stessa).
Ho avuto la fortuna come architetto di fare qualche restauro anche piuttosto importante (su tutti una torre campanaria dell' XI secolo) ed è stata un scuola formativa molto importante per il pensiero e per l'atteggiamento nei confronti di ciò che è altro rispetto a me ma con il quale (sia essa persona o manufatto) si costituisce una relazione. Passavo giornate intere da solo in cantiere ad "ascoltare" il campanile, ad ascoltare ciò che chiedeva lui e non ciò che erano le mie idee di cosa andasse fatto. Alla fine è venuto fuori il lavoro migliore della vita perchè di mio non c'era nulla, ma tutto ciò che c'era era così perchè qualcuno prima di me aveva avuto lo stesso rispetto (o anche di più) per chi 500 anni prima di lui e 800 prima di me aveva costruito quella torre. Come giustamente sottolinei che ha uno stradivari non si sogna nemmeno lontanamente di metterci le mani, rovinerebbe lo strumento in un batter d'occhio e si troverebbe ad avere in mano uno straccivari ma tutto bello lucido e sbrilluccicante eheheheheh oppure con un bell'aspetto di tavola di abete appena tagliata, magari con una bella mordenzata color cremisi per rendere lo strumento più cool... Certamente una bella laccatura fiammante (penso a quanto bella era la mia 4335 GII sia come aspetto che come colore di un biondo scuro tendente al rame) è sempre un piacere da vedere, ma anche le rughe delle mie attempate signore sono altrettanto belle, ne raccontano la storia, le gioie, le amarezze, in poche parole il loro vissuto. Gli strumenti, quasi sempre, ci sopravvivono e forse (oltre che a suonarli) dovremmo imparare a pensare che ne siamo "Custodi" e far si che chi li avrà dopo di noi possa egualmente fruirne esattamente come lo abbiamo potuto fare noi.
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Re: Considerazioni di ordine generale sul rilaccare o meno uno strumento Vintage.

Messaggio da NERO »

Argomento interessante e colto. La mia semplice opinione è che il fascino del vintage è dovuto ai segni del tempo.. e quindi alle persone e le vicissitudini che ne hanno segnato l'esistenza. Uno strumento vintage rimesso a nuovo mi dà lo stesso senso di tristezza che mi danno certi personaggi pubblici che non hanno saputo affrontare l'invecchiamento tirandosi come pelli di tamburo. Le imperfezioni come le rughe, sono i segni della saggezza. Ovvio che se uno strumento non si trovi in condizioni di suonare al suo meglio ci sono alcuni interventi che non sono solo accettabili ma anche necessari.
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Re: Considerazioni di ordine generale sul rilaccare o meno uno strumento Vintage.

Messaggio da Matteo Giannini »

Giovannoni e il suo approccio al restauro sono cosa nota e, a volte, discutibile. Noi come italiani abbiamo un rispetto reverenziale del monumento, a volte In fondo ci piace quell'aspetto romantico piranesiano del rudere. Sull'architettura a volte si deve conservare a volte si deve rifunzionalizzare. Castelvecchio di Carlo Scarpa è un esempio sublime del riuso. Sugli strumenti boh. Partiamo dall'idea che lo strumento è tale se è efficente e andrebbe rimesso, possibilmente, in condizione di essere in grado di funzionare, in fondo come per un'architettura di assolvere al proprio ruolo di spazio utilizzabile e fruibile. Quindi ne aggiusti la meccanica e cambi le corde di un violino o di un pianoforte. Mettere lacca viola su una tromba, io non lo farei mai, però vorrei che potesse essere sempre lo strumento per cui è stato concepito.
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Re: Considerazioni di ordine generale sul rilaccare o meno uno strumento Vintage.

Messaggio da Marco Muttinelli »

Capo_oro ha scritto:Castelvecchio di Carlo Scarpa è un esempio sublime del riuso.
Adoro Scarpa, anche perché è forsse l'unico architetto contemporaneo assieme a Frank Lloyd Wright e a Louis Kahn che hanno saputo cogliere la "grammatica" e la "sintassi" dell'architettura antica utilizzandola poi con i materiali moderni, non a caso i loro lavori sono molto vicini al pensiero Fidiaco piuttosto che a quello di Skopas.
Sugli strumenti boh. Partiamo dall'idea che lo strumento è tale se è efficente e andrebbe rimesso, possibilmente, in condizione di essere in grado di funzionare, in fondo come per un'architettura di assolvere al proprio ruolo di spazio utilizzabile e fruibile. Quindi ne aggiusti la meccanica e cambi le corde di un violino o di un pianoforte. Mettere lacca viola su una tromba, io non lo farei mai, però vorrei che potesse essere sempre lo strumento per cui è stato concepito.
Esatto come per l'architettura anche per gli strumenti la funzionalità è essenziale, ma tendenzialmente le trombe è raro che non funzionino e che richiedano interventi così radicali per essere rimesse in ordine. Per farte un piccolo esempio l'altro giorno ho poratato la 12B da Zontini per una revisione completa (anche se lo strumento era perfettamente funzionante) e gli ho chiesto espressamente di sostituirmi i sugheri, feltri, molle etc dei pistoni ma di conservarmi gli originali. In questo modo mi ritroverò una tromba meccanicamente ineccepibile, ma al contempo con pochi minuti di lavoro potrò ripristinarne lo stato originario. Nella mia piccola esperienza con strumenti vintage ho visto fare di tutto, ma trovo che alcune attività siano assolutamente senza senso. Mi spiego meglio: se desidero uno strumento nero o rosso o blu con una bella incisione in ottone, prendo una Martin tipo quella usata da Miles che è già così di suo, oppure mi faccio fare una custom da qualche bravo artigiano o da qualche grossa casa produttrice e mi ritrovo la tromba così come pensata, non vado certo a prendere una 2B degli anni '30 e la mando a rilaccare con lacca colorata, spero di aver espresso bene il concetto ehehehe.
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Re: Considerazioni di ordine generale sul rilaccare o meno uno strumento Vintage.

Messaggio da bicho »

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Re: Considerazioni di ordine generale sul rilaccare o meno uno strumento Vintage.

Messaggio da Marco Muttinelli »

:lol:
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Re: Considerazioni di ordine generale sul rilaccare o meno uno strumento Vintage.

Messaggio da stefano bartoli »

Molto interessanti ed "in parte" istruttivi i post dei due architetti (anche la mia compagna è architetto anche nella vita se fa l'autrice di teatro. Per questo ho scoperto sui libri  i grandi come Wright, Le Corbusier etc) Dico i parte perchè si entra in affermazioni che se non lo fai di mestiere, diventa davvero difficile seguire e addirittura capire, elaborare. Comunque grazie, sapete, penso, che ho sempre spinto per allargare il forum anche ad altri argomenti culturalmente interessanti e formativi che non fossero comunque il solito chiacchierare solo del ns equipaggiamento.
Detto questo e venendo a l'argomento di partenza del post, penso personalmente, vi siano varie "categorie" anche tra chi maneggia strumenti musicali e musica.
Il professionista, l'hobbysta, il collezionista, il suonatore in banda, il commerciale, il riparatore, il modificatore un po preparato e quello impreparato e probabilmente altri ancora e anche incroci tra questi. Spesso, i meccanismi di ragionamento tra queste tipologie di persone, sono molto molto differenti. Differenti sono spesso anche le ragioni e gli obbiettivi delle modifiche, del restauro.

Credo di conseguenza, non possano essere stilate delle vere  "regole" comportamentali rigide (relativamente al ns equipaggiamento eh) Ognuno ha la sua idea di cosa fare come fare quando e quanto fare nel "modificare" o restaurare la propria tromba , il proprio bocchino.
Solitamente dovrebbe essere una serie di esperienze positive o negative, ad insegnarti cosa sia il caso di seguitare a fare o a non farlo mai più.

Trovo in parte improprio il paragone di Gianbattista sul mettere le mani sulla lacca di uno Stradivari etc.  Nessuno sano di mente farebbe qualsivoglia modifica a liuteria di questo livello, penso, anche perchè quegli oggetti di altissima liuteria sono assegni in bianco talvolta di decine di migliaia di euro. Mentre più musicisti di quel che a volte si pensa, rimaneggiano, adeguano, attualizzano, modificano l'ergonomia di trombe vecchie (Vintage) con risultati talvolta apprezzabili, talvolta insignificanti, talvolta tragici o almeno peggiorativi.
Si torna alle "categorie" di cui sopra: perchè vuoi fare quella modifica? Cosa ti aspetti? Sai che la tromba poi perderà valore?
Per chiudere questo palloso e potenzialmente inutile mio post, vorrei aggiungere che ho amici hobbysti, che naturalmente campano di altro, che hanno molte trombe in Bb in casa, la maggior parte vintage di pregio e non cambierebbero nemmeno il sughero marcio delle chiavi acqua, perchè deve esserci sopra quello originale.Degustibus.
E anche che vintage non significa sempre che quella tromba suona al suo massimo perchè XXX nel 1950 la progettò e la produsse in una certa configurazione. Talvolta anche su modelli ben noti e famosi, si trovano "errori" costruttivi dati dai materiali, dalle tendenze e dalla tecnologia disponibile all'epoca. Insomma, è un discorso molto aperto a mio avviso e credo che l'unica "regola" forse possibile, sia il buon senso eventuale del proprietario.

Un giradischi Thorens d'epoca, è un giradischi con molti limiti sonici rispetto ad oggetti oggi disponibili. Ci sono stati proprietari che me li hanno fatti modificare per farli suonare meglio, ci sono stati proprietari che non volevano assolutamente gli fosse toccata nemmeno una vite e che in fase di assistenza mi chiedevano addirittura di sostituire l'olio pozzetto/perno, con olio "originale dell'epoca"...

1) Lo tengo così com'è, con tutti i suoi "limiti", se voglio un gira più performante, me ne compro un'altro ma questo non lo tocco...
2) Fammi tutte le modifiche che ritieni lo possano migliorare perchè mi piace l'estetica Thorens ma voglio che suoni meglio che in origine...

E' un discorso appunto, molto aperto. Tutti hanno ragione, nessuno ha ragione.

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Re: Considerazioni di ordine generale sul rilaccare o meno uno strumento Vintage.

Messaggio da Marco Muttinelli »

Ciao Stefano,
sicuramente quando ho aperto questo post l'ho fatto con un certo intento provocatorio, nel senso di provocare una riflessione ed un eventuale dibattito su temi che, come confermato anche dalle tue parole, non sono discussi o affrontati collettivamente ma solo individualmente in ambito musicale.
Prima di proseguire, però, pur da amante di alta fedeltà i due piani differiscono in quanto lo strumento ha a che vedere con l'ambito della produzione di un evento sonoro, mentre il giradischi ha a che vedere con la riproduzione di tale evento, il salto logico (per quanto) piccolo esiste e quindi i due termini di paragone non risultano confrontabili. Ciò non toglie che gli stessi concetti siano comunque applicabili all'ambito dell'alta fedeltà in quanto rientranti in quella categoria di manufatti di cui parlavo all'inizio.
Detto questo ritorniamo a bomba alla questione principale: per arrivare alla prima carta del restauro si è dovuto attendere almeno una cinquantina di anni ed il confronto è durato per altri settanta (ed è tutt'ora in corso). Ho la sensazione che il mondo del restauro si sia dimenticato degli strumenti musicale e viceversa, forse è giunto il momento che i due si riavvicinino (e lo facciano rapidamente anche) per tutelare comunque quel "bene comune" che è la musica e gli strumenti con i quali essa veniva/viene suonata. Faccio un esempio: tra un centinaio di anni studieranno filologicamente un Cet Baker (come da molti anni si fa per la musica medievale e classica) oramai avendo solo registrazioni a disposizione e i libri scritti su di lui, saranno completamente scomparse le persone che lo hanno conosciuto di persona e vorranno indagare del come e perché si sia giunti a certe sonorità o a certe melodie, uno dei primi passi che faranno sarà quello di testare gli strumenti che suonava lui (Martin Committee, Conn 38B e Fl Selmer), un po' come si è fatto per la musica "classica" (mi si consenta il termine inappropriato). Se non esisteranno più strumenti originali (o conservati il più possibile vicino allo stato originale) tale lavoro diverrà estremamente difficile se non del tutto impossibile mancando (appunto) strumenti che possano suonare esattamente come faceva un Cet. Proprio questo è, probabilmente, il punto essenziale che ho cercato di mettere in luce nel mio primo post: la proprietà di uno strumento come bene individuale da un lato (ci posso fare ciò che voglio in quanto è un bene personale) piuttosto che il valore collettivo che lo stesso strumento può avere per le generazioni future. In questo senso, quanto prima si arriverà a delle linee guida comuni, tanto prima anche la modifica/restauro di uno strumento assumerà delle connotazioni molto più profonde, rsponsabili e consapevoli da aprte di chi decide in un verso piuttosto che in un altro. Inoltre, questa stessa maggior responsabilità e consapevolezzaa consentirà di tracciare il perchè e il come uno strumento differisca rispetto all'originale, consentendo comunque delle valutazioni ricostruttive più accurate in caso non si trovino più strumenti affini agli originali.
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Re: Considerazioni di ordine generale sul rilaccare o meno uno strumento Vintage.

Messaggio da Patrizio »

stefano bartoli ha scritto:Molto interessanti ed "in parte" istruttivi i post dei due architetti (anche la mia compagna è architetto anche nella vita se fa l'autrice di teatro. Per questo ho scoperto sui libri  i grandi come Wright, Le Corbusier etc) Dico i parte perchè si entra in affermazioni che se non lo fai di mestiere, diventa davvero difficile seguire e addirittura capire, elaborare. Comunque grazie, sapete, penso, che ho sempre spinto per allargare il forum anche ad altri argomenti culturalmente interessanti e formativi che non fossero comunque il solito chiacchierare solo del ns equipaggiamento.
Detto questo e venendo a l'argomento di partenza del post, penso personalmente, vi siano varie "categorie" anche tra chi maneggia strumenti musicali e musica.
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Credo di conseguenza, non possano essere stilate delle vere  "regole" comportamentali rigide (relativamente al ns equipaggiamento eh) Ognuno ha la sua idea di cosa fare come fare quando e quanto fare nel "modificare" o restaurare la propria tromba , il proprio bocchino.
Solitamente dovrebbe essere una serie di esperienze positive o negative, ad insegnarti cosa sia il caso di seguitare a fare o a non farlo mai più.

Trovo in parte improprio il paragone di Gianbattista sul mettere le mani sulla lacca di uno Stradivari etc.  Nessuno sano di mente farebbe qualsivoglia modifica a liuteria di questo livello, penso, anche perchè quegli oggetti di altissima liuteria sono assegni in bianco talvolta di decine di migliaia di euro. Mentre più musicisti di quel che a volte si pensa, rimaneggiano, adeguano, attualizzano, modificano l'ergonomia di trombe vecchie (Vintage) con risultati talvolta apprezzabili, talvolta insignificanti, talvolta tragici o almeno peggiorativi.
Si torna alle "categorie" di cui sopra: perchè vuoi fare quella modifica? Cosa ti aspetti? Sai che la tromba poi perderà valore?
Per chiudere questo palloso e potenzialmente inutile mio post, vorrei aggiungere che ho amici hobbysti, che naturalmente campano di altro, che hanno molte trombe in Bb in casa, la maggior parte vintage di pregio e non cambierebbero nemmeno il sughero marcio delle chiavi acqua, perchè deve esserci sopra quello originale.Degustibus.
E anche che vintage non significa sempre che quella tromba suona al suo massimo perchè XXX nel 1950 la progettò e la produsse in una certa configurazione. Talvolta anche su modelli ben noti e famosi, si trovano "errori" costruttivi dati dai materiali, dalle tendenze e dalla tecnologia disponibile all'epoca. Insomma, è un discorso molto aperto a mio avviso e credo che l'unica "regola" forse possibile, sia il buon senso eventuale del proprietario.

Un giradischi Thorens d'epoca, è un giradischi con molti limiti sonici rispetto ad oggetti oggi disponibili. Ci sono stati proprietari che me li hanno fatti modificare per farli suonare meglio, ci sono stati proprietari che non volevano assolutamente gli fosse toccata nemmeno una vite e che in fase di assistenza mi chiedevano addirittura di sostituire l'olio pozzetto/perno, con olio "originale dell'epoca"...

1) Lo tengo così com'è, con tutti i suoi "limiti", se voglio un gira più performante, me ne compro un'altro ma questo non lo tocco...
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E' un discorso appunto, molto aperto. Tutti hanno ragione, nessuno ha ragione.

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Aderisco completamente a quello che scrivi, Stefano!
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Re: Considerazioni di ordine generale sul rilaccare o meno uno strumento Vintage.

Messaggio da stefano bartoli »

Ciao Patrizio, i miei discorsi possono essere spesso, così come il mio modo di esporli, come quelli "del contadino". D'altra parte vengo da certe origini popolari operaie molto molto pratiche.
Mi son sempre rimasti incomprensibili i cosiddetti "Collezionisti" dal momento che per mia formazione sociale/economica, tutto quello che compero deve tornarmi utile, adatto, funzionale. Se non lo è, o non lo compro oppure lo modifico per renderlo tale. La roba, qualsiasi essa sia, per me non ha senso tenerla sotto la campana di vetro, come a volte fa il collezionista. Deve lavorare, funzionare,  produrre quello che a me serve in quel momento. D'altra parte la tromba nasce per suonare, non per stare in vetrina stile feticcio.
Per questo mi chiamano "er modifica" . Sia nell'hi fi, sia nelle trombe e nei bocchini, credo di non aver mai avuto nulla che sia rimasto intonso, incluso il cosiddetto "motorino" così si chiamava ai miei tempi. La regola era modificarlo, truccarlo, come si diceva...
Lo faccio anche con i temi di chiunque siano, devo metterci le mani, se mi sembra il caso. Non ho "riverenze" verso nulla e nessuno, rispetto si ma non riverenza.
Ovviamente il post originale non era riferito al collezionista fanatico ma a certe modifiche, la laccatura etc. Io mi sono allargato nel discorso tirando dentro altro e forse, andando ad esempi estremi, anche per il piacere di chiacchierare tra noi del forum.

Ma questo non significa io abbia ragione, è solo la mia idea di musica e di vita.

Tutto quà.
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Patrizio
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Re: Considerazioni di ordine generale sul rilaccare o meno uno strumento Vintage.

Messaggio da Patrizio »

stefano bartoli ha scritto:Ciao Patrizio, i miei discorsi possono essere spesso, così come il mio modo di esporli, come quelli "del contadino". D'altra parte vengo da certe origini popolari operaie molto molto pratiche.
Mi son sempre rimasti incomprensibili i cosiddetti "Collezionisti" dal momento che per mia formazione sociale/economica, tutto quello che compero deve tornarmi utile, adatto, funzionale. Se non lo è, o non lo compro oppure lo modifico per renderlo tale. La roba, qualsiasi essa sia, per me non ha senso tenerla sotto la campana di vetro, come a volte fa il collezionista. Deve lavorare, funzionare,  produrre quello che a me serve in quel momento. D'altra parte la tromba nasce per suonare, non per stare in vetrina stile feticcio.
Per questo mi chiamano "er modifica" . Sia nell'hi fi, sia nelle trombe e nei bocchini, credo di non aver mai avuto nulla che sia rimasto intonso, incluso il cosiddetto "motorino" così si chiamava ai miei tempi. La regola era modificarlo, truccarlo, come si diceva...
Lo faccio anche con i temi di chiunque siano, devo metterci le mani, se mi sembra il caso. Non ho "riverenze" verso nulla e nessuno, rispetto si ma non riverenza.
Ovviamente il post originale non era riferito al collezionista fanatico ma a certe modifiche, la laccatura etc. Io mi sono allargato nel discorso tirando dentro altro e forse, andando ad esempi estremi, anche per il piacere di chiacchierare tra noi del forum.

Ma questo non significa io abbia ragione, è solo la mia idea di musica e di vita.

Tutto quà.
Ciao Stefano, non sono uno smanettatore, ma il mio punto di vista è più simile al tuo e anche io non amo molto i dogmi.

Per le auto d'epoca la situazione è analoga, anche in questo campo c'è chi sostiene che la vettura debba essere conservata e/o restaurata senza modificare l'originalità dei componenti, ma a volte con questo "purismo" si può eccedere,  ovvero.. non ci metto l'impianto a gas perchè così ne stravolgo la natura. A mio parere sarebbe sufficiente mantenerla in efficienza e in buon stato generale, senza attuare soluzioni esteticamente pacchiane o di cattivo gusto, cosa che purtroppo spesso succede proprio perché ognuno è libero di fare quello che vuole e noi siamo liberi di criticare. Poi certo c'è il discorso del valore della vettura che verrebbe svalutato da soluzioni che non rispettano i canoni di originalità, ma per esperienza devo dire che anche questo non è sempre vero.

Nell'architettura anche ci sono punti di vista diversi sul restauro. Conservare senza reintegrare, come sostengono i cosiddetti "imbalsamatori del rudere", secondo altri può portare allo sfascio totale delle opere. Un conto è parlare del restauro dei mosaici della facciata del Duomo di Orvieto, un altro della slaccatura e revisione di una tromba vintage, ci sono ovvie differenze. Per le trombe, poi, le modifiche sono all'ordine del giorno, c'è chi cambia il cannello 25 della 37 con un 7 o un 43, tanto per fare un esempio e sostiene che così la tromba ha un emissione più libera. C'è chi più semplicemente aggiunge appesantitori, tappi e tasti diversi dall'originale. Insomma, su questi aspetti sarei meno rigido.  
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Marco Muttinelli
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Re: Considerazioni di ordine generale sul rilaccare o meno uno strumento Vintage.

Messaggio da Marco Muttinelli »

Patrizio ha scritto:Ciao Stefano, anche se non sono uno smanettatore, il mio punto di vista è più simile al tuo, anche io non amo molto i dogmi.
Patrizio mi spiace tu abbia inteso come dogmi ciò che non ha assolutamente a che vedere con gli stessi giacchè se stiamo parlando di posizioni che sono uscite da sintesi di oltre 100 anni di dibattiti non si può in alcun modo parlare di dogmi.
Per le auto d'epoca la situazione è analoga, anche in questo campo c'è chi sostiene che la vettura debba essere conservata e/o restaurata senza modificare l'originalità dei componenti, ma a volte con questo "purismo" si può eccedere,  ovvero.. non ci metto l'impianto a gas perchè così ne stravolgo la natura.
Vale quanto già espresso in precedenza per gli HIFI, sebbene i principi (che per loro natura sono di carattere assolutamente generale e vanno poi adattati al singolo ambito di applicazione) del restauro si possano applicare ad ogni maufatto tra cui anche le automobili, il paragonare realtà completamente diverse è una forzatura logica in quanto, appunto, le declinazioni con le quali i principi generali vengono applicate alle diverse realtà cambiano a seconda dell'ambito di applicazione.

Anche nell'architettura ci sono punti di vista diversi. Conservare senza reintegrare, come sostengono i cosiddetti "imbalsamatori del rudere", secondo altri può portare allo sfascio totale delle opere.
Che in architettura ed in ambito del restauro esistano posizione differenti è esattamente il motivo per cui non si può parlare di dogmi ma bensì di principi condivisi, sinceramente sono sconcertato delle estremizzazioni che citi in quanto non le ho mai trovate se non in un ambito assolutamente dialettico e del tutto ipotetico dal momento che i manufatti per loro natura sono soggetti a variazioni (tra cui anche le manutenzioni ordinarie e straordinarie) nel corso della loro vita che comunque ha un inizio ed una fine anche se spesso sopravvive a noi. Se con imbalsamatori ti riferisci a Ruskin ci può stare perchè la sua posizione era estremamente radicale ed è stata una posizione importante per la dialettica del restauro, ma se guardiamo alle carte (che sono operative tra l'altro) posizione del genere non esistono.
un altro se consideriamo la slaccatura e revisione di una tromba vintage, ci sono ovvie differenze. Per le trombe, poi, le modifiche sono all'ordine del giorno, c'è chi cambia il cannello 25 della 37 con un 7 o un 43, tanto per fare un esempio e sostiene che così la tromba ha un emissione più libera. Insomma, sarei meno rigido su questi aspetti.
Non posso che ribadire quanto già espresso a Stefano in materia:
"Proprio questo è, probabilmente, il punto essenziale che ho cercato di mettere in luce nel mio primo post: la proprietà di uno strumento come bene individuale da un lato (ci posso fare ciò che voglio in quanto è un bene personale) piuttosto che il valore collettivo che lo stesso strumento può avere per le generazioni future."
the SPECIAL ist
mail: c.g.conn.expert@gmail.com

Trumpet
22B New York Symphony 1940; 12B Coprion Special 1940; 8B Artist 1965; 6B Victor 1968
Buescher The 400 T225 1937

Cornet
Perfected Wonder e Perfected ConnQueror 1907; 82A Victor 1925; 38A Victor Special 1937; 38A Connstellation 1968


Fluegelhorn
Couesnon Monopole ?


Mouthpiece
serie Famous Artist: BI-220, BI-225, BI-420 e AI-412
serie Precision: 4 (tp)
serie Improved Precision: 4 e 5 (tp); 3 e 4 (cn)
serie Connstellation: 5 B-N, 5 B-W, 7 B-N, 9 B-W (tp)
serie E-Z Tone: Tp e Cn varie epoche
Denis Wick: 4FL, 4BFL, 5EFL (fl); 4 Classic (cn)
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Re: Considerazioni di ordine generale sul rilaccare o meno uno strumento Vintage.

Messaggio da stefano bartoli »

La questione diventa complessa, troppo per le mie povere membra. Ma comunque ritengo sia questo uno dei lati interessanti dei forum, la discussione che se si alza di livello, non può che far bene, almeno a me.
Leggendovi, leggendoci, potrebbe accadere di dare talvolta ragione all'uno, talvolta all'altro. Ma poi uno mi potrebbe portare pubblicazioni a supporto, potrebbe citarmi decenni di dibattiti più o meno colti, sempre a supporto, si da stoppare la cosa oramai degenerata, quantomeno nell'argomento. 
E qui si approda forse alla filosofia (?) Alle eterne domande esistenziali, alle varie scuole filosofiche ma io son fermo alla terza media e non posso certo starvi dietro. Buttiamola sulla musica, buttiamole sulla volgare Hi Fi, li vi seguo con meno difficoltà.

Noi dalla rilaccatura di una tromba vintage, siamo poi finiti in luoghi certamente più interessanti e anche questo lo trovo bello per un forum, se lo seguiteremo a fare con leggerezza e con una certa dose di ironia, penso sarà anche piacevole.

Poi però aggiungerei: Se il quesito ad oggi insoluto, su cosa c'era prima del presunto Big bang e cosa ci sarà dopo. Cosa c'è dove il cosmo si sta espendendo.Ma anche, cosa c'era prima della vita intesa in termini generali e cosa ci sarà dopo la morte, intesa in termini umani...Ma anche quanto è credibile la quantistica.Quanto potrebbe essere interessante allora, non che spiazzante la domanda: Perchè esiste la vita.
Ma anche: Se l'infinitamente grande ci inquieta, quanto ci inquieta l'infinatamnte piccolo?
Ma anche...eh no eh basta con i "ma anche!!!"

Post astutamente ed ironicamente confezionato per alleggerire la discussione (ma che spero poi riparta seria...)

Insomma, bisogna anche ridere, se no la vita è dura.

E per cazzeggio e stimolo (eventuale) ecco le miriadi di modifiche possibili, prevalentemente rivolte al plinto su un grande classico del vinile:https://www.google.com/search?q=giradischi+Garrard+plinth&sxsrf=ALeKk03GCB7edmZdrVILS963e_BtTwOI1w:1591030838790&source=lnms&tbm=isch&sa=X&ved=2ahUKEwi00-Pfi-HpAhWYgVwKHYG4AoIQ_AUoAXoECAsQAw&biw=1366&bih=657

Ma anche: 
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