Bosso e Rava intervista doppia

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Michele Lupi
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Bosso e Rava intervista doppia

Messaggio da Michele Lupi »

Fonte L'Espresso

È capitato di vedervi insieme sul palco. Nel 2017, a Perugia per Umbria Jazz, Bosso invitò Rava a duettare in una canzone di Dizzy Gillespie. Cosa pensate l’uno dell’altro?
Enrico Rava: «Adoro Fabrizio, ascoltarlo è un piacere enorme. È uno dei trombettisti con maggior controllo dello strumento, non c’è Wynton Marsalis che tenga. Una volta in Francia eravamo in albergo, in due camere vicine: lo sentivo fare gli esercizi con la sordina. Sono rimasto a bocca aperta per quanto fosse bella la sua musica».

Fabrizio Bosso: «Con la sua libertà, Enrico fa capire davvero cosa vuol dire fare musica. Ha ancora voglia di trasmettere qualcosa a chi lo ascolta, lui che ha calcato palchi incredibili e suonato con musicisti incredibili. A differenza di tanti colleghi non ha paura dei musicisti, l’ho sempre visto cercare il dialogo. A me invece è capitato di suonare in big band con colleghi che speravano sbagliassi. Una cosa terribile».

Dieci anni fa Rava incise “Rava on the dance floor”, album tributo a Michael Jackson, adesso Bosso rende omaggio a Stevie Wonder. Cosa vi appassiona di questi due grandi artisti?
E.R.: «Michael Jackson è uno dei più grandi artisti del Novecento. È stato un grandissimo cantante, un compositore strepitoso e un ballerino straordinario, non a caso Fred Astaire lo apprezzava molto. Prima di lui, vedere un videoclip musicale era come mangiare una pizza cattiva: poi è uscito “Thriller”, ha chiamato grandi registi come George Lucas, coinvolto Marlon Brando in “Bad”. In particolare adoro i suoi ultimi due o tre dischi, i meno gettonati, piacevolissimi e interessanti, in cui usa elementi di musica contemporanea. Il suo percorso ricorda un po’ quello dei Beatles. Tuttavia non ho mai “jazzificato” Michael Jackson, ho rispettato quei ritmi, quel clima».

F.B.: «Sono cresciuto con la musica di Stevie Wonder, ho iniziato a improvvisare sui suoi dischi e su quelli dei grandi cantautori italiani. Trovo geniale la sua facilità nel costruire melodie che restano nell'orecchio di chi ascolta. Al tempo stesso le sue canzoni possiedono una profondità eccezionale dal punto di vista armonico. A differenza di Enrico, con il quartetto abbiamo portato la musica di Stevie nel nostro mondo, ma armonicamente non abbiamo toccato quasi niente perché la sua scrittura è perfetta».

Jazz e pop non vanno sempre d’accordo. I puristi storcono il naso davanti a certe contaminazioni.
E.R.: «I puristi sono integralisti, non mi interessa cosa dicono o pensano. La musica del Novecento, dal jazz al funky al rap, è figlia di quello che è accaduto in America a fine Ottocento, dove la memoria del ritmo africano si è incontrata con la musica sacra inglese, francese, italiana. Queste musiche sono tutte imparentate».

F.B.: «Sono d’accordo, aggiungo solo un’osservazione tecnica. Il risultato della contaminazione dipende dalla qualità di chi porta il jazz a incontrare il pop. Se Enrico suona un assolo in una canzone, come ha fatto milioni di volte, avremo la certezza che aggiungerà poesia. Purtroppo esistono canzoni pop con brutti assoli».

A proposito di miti del jazz, nel 1969 Rava ha conosciuto Miles Davis a New York. Cosa ricorda del vostro incontro?
E.R.: «Suonavo con un gruppo jazz rock che si chiamava Gas Mask, avevamo fatto un disco prodotto da Teo Macero, il produttore di Miles. Quella sera presentavamo l’album nel club Ungano, il tempio del jazz rock a New York. Ero fuori che aspettavo di entrare, appoggiato a una cabina telefonica, fumavo la mia cinquantesima Pall Mall senza filtro della giornata. A un certo punto vedo da lontano questo nero, piccolo, bellissimo, vestito super “hip”, trendy, con il cinturone e la giacca con le frange. “Oh, cazzo”, dico. Mi appoggia la bocca all’orecchio e mi fa con la sua voce roca: “Are you playing tonight?”, “suoni stasera?”. Cerco di essere cool e gli rispondo: “Yes, I play”, “sì, suono”. Lui aggiunge: “Okay, I will check you out”, “Vengo a controllarti”, poi entra nel club tra la folla, che si apre come le acque con Mosè. Telefono immediatamente a casa, all’epoca vivevo con la mia prima moglie, con Gato Barbieri e sua moglie. “Guardate, c’è Miles. Venite immediatamente con del Valium!”, dico. Mezz’ora dopo arriva il taxi, ho preso il tranquillante e ho suonato rilassatissimo». Miles era in prima fila con Teo Macero, credo di aver suonato bene. Quando sono sceso dal palco è venuto da me e mi ha dato un pugno sul braccio, mi è rimasto il livido per un mese».

Fabrizio Bosso, quali sono i musicisti più interessanti che ha conosciuto?
F.B.:«Un paio di episodi li ricordo volentieri. Una volta da bambino andai ad Aosta insieme a mio padre per vedere Dizzy Gillespie con l’orchestra. Pioveva a dirotto, siamo rimasti sotto l’acqua per un’ora e mezza. Un concerto pazzesco. Alla fine mio padre si avvicina alla scaletta mentre Gillespie sta scendendo, gli fa segno che anche lui suona la tromba. Ma non solo. “Anche mio figlio suona”, dice gesticolando a Dizzy, che si avvicina e, senza dire una parola, mi mette una mano sulla testa. E poi mi piace ricordare un altro incontro importantissimo avvenuto proprio grazie a Enrico. Anni fa Charlie Haden aveva bisogno di un trombettista per sostituire il suo durante il tour europeo. Enrico ha fatto il mio nome, non finirò mai di ringraziarlo».

Di Miles Davis abbiamo parlato. Tra i grandi trombettisti chi amate di più: Chet Baker, Wynton Marsalis o Louis Armstrong?
E.R.: «Louis Armstrong l’ho visto una volta in concerto a Torino quando avevo 15 o 16 anni. Un’emozione pazzesca. È il più grande di tutti, ha traghettato il jazz dal folklore alla musica d’arte. Marsalis è un grandissimo trombettista ma non mi ha mai emozionato. Invece Chet Baker lo adoro. I suoi dischi, insieme a quelli di Miles, João Gilberto e Sonny Rollins, li avrò ascoltati milioni di volte. In questi giorni suono in casa con le musiche di Chet Baker, che ho conosciuto quando suonavo la tromba da un anno e poi ho avuto la fortuna di frequentarlo tutta la vita. Se Miles è il massimo della drammaturgia, Chet è la bellezza pura. Ogni sua nota era come se fosse l’ultima».

F.B.: «Sono tre trombettisti che ci hanno insegnato tanto. Louis Armstrong mostra come si sta sul tempo, in maniera molto moderna per la sua epoca. Chet Baker ha fatto capire a tutti cosa vuol dire raccontare qualcosa con profondità senza sfruttare a tutti i costi i mezzi dello strumento. Marsalis è sicuramente uno dei trombettisti più forti di tutti i tempi. Mi sento mezza unghia rispetto a lui, ma la capacità tecnica non deve necessariamente piacere a tutti».

A volte la musica flirta con la letteratura e le arti visive. C’è uno scrittore, un pittore, un fotografo che influenza il vostro lavoro?
F.B.: «Sono sempre stato molto attratto dalle musiche da film. Nino Rota, Ennio Morricone, i grandi compositori. Tra i pittori amo molto Picasso e, in ogni caso, quando capita di suonare in un ambiente dove si respira altra cultura anche la musica prende un’altra strada».

E.R.: «Sono un lettore onnivoro. Lo scrittore che ho amato e amo di più è Proust, adoro Raymond Carver, mi piace moltissimo Philip Roth. Per me il più grande scrittore italiano del dopoguerra è Beppe Fenoglio, che conosco a memoria, e ho letto quattro o cinque volte “La coscienza di Zeno” di Italo Svevo. Quanto alla pittura, mi piace tutta dal Quattrocento in poi. Mi è capitato di visitare qualche mese fa la Cappella degli Scrovegni, a Padova. È stato un tale choc che mi veniva da piangere».


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toro
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Re: Bosso e Rava intervista doppia

Messaggio da toro »

bellissima intervista ,grazie Michele........pero' quando Rava dice:"Adoro Fabrizio, ascoltarlo è un piacere enorme. È uno dei trombettisti con maggior controllo dello strumento" e ci puo' stare .Ma,nella foga della sviolinata, poteva risparmiarsi ,a mio modesto parere"non c’è Wynton Marsalis che tenga" : Wink :
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Zosimo
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Re: Bosso e Rava intervista doppia

Messaggio da Zosimo »

Io l'ho letta sull'espresso
Due domeniche fa e ho pensato
La stessa cosa. E ho pensato anche a quanti
Infamoni ci sono in giro, quando bosso ha detto
Di quelli che gufano perché stecchi : Neutral :
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Bocchini: Un secchio
Non importa se la storia vintage sugli strumenti sia vera, l'importante che sia una bella storia.
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Re: Bosso e Rava intervista doppia

Messaggio da Fcoltrane »

Per me sono affermazioni provocatorie e Rava spesso ne fa. Ciò non toglie che a me come musicista piace assai ed anche Bosso ( del tutto diversi ma accomunati da una enorme passione ed un enorme talento ) .Nel merito Bosso immediatamente ridimensiona il tutto definendosi una mezza unghia …
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Re: Bosso e Rava intervista doppia

Messaggio da mauroloop1 »

toro ha scritto:bellissima intervista ,grazie Michele........pero' quando Rava dice:"Adoro Fabrizio, ascoltarlo è un piacere enorme. È uno dei trombettisti con maggior controllo dello strumento" e ci puo' stare .Ma,nella foga della sviolinata, poteva risparmiarsi ,a mio modesto parere"non c’è Wynton Marsalis che tenga" : Wink :
"Non so suonare quanto Marsalis, ma se sapessi suonare quanto Marsalis...allora non suonerei come Marsalis"
(Chet Baker da "Chet Baker, vita e musica" di J. De Valk ed. EDT/Siena Jazz) ;)
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Marco Muttinelli
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Re: Bosso e Rava intervista doppia

Messaggio da Marco Muttinelli »

mauroloop1 ha scritto:
toro ha scritto:bellissima intervista ,grazie Michele........pero' quando Rava dice:"Adoro Fabrizio, ascoltarlo è un piacere enorme. È uno dei trombettisti con maggior controllo dello strumento" e ci puo' stare .Ma,nella foga della sviolinata, poteva risparmiarsi ,a mio modesto parere"non c’è Wynton Marsalis che tenga" : Wink :
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: Groupwave : : Yahooo :
E' sempre stata una delle mie citazioni preferite. Secondo me con questa Chet dice esattamente tutto. Per carità nulla da eccepire sul grande Wynton ma non mi ha mai fatto rizzare il pelo a differenza di Chet che mi mette la pelle d'oca ad ogni nota che emette. Insomma Marsalis non mi entra, non mi tocca nell'intimo quando suona, Chet invece mi lacera l'anima. Lo stesso mi capita, mutatis mutandis, con Bosso e con Rava. Il primo mi lascia del tutto indifferente, il secondo mi scava dentro soprattutto nei primi lavori.
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Re: Bosso e Rava intervista doppia

Messaggio da Fcoltrane »

Credo che questo che dice Chet valga per tutti . ....
certo sarebbe interessante capire cosa intenda con il termine "quanto".
credo che la prospettiva sia profondamente diversa se ha parlare e' un musicista straordinario come Bosso o Rava o se e' una schiappa come me ma il concetto alla base e' sempre lo stesso .
non so suonare quanto Chet ma se sapessi suonare quanto Chet allora non suonerei come Chet.
(e questo non e' in contrasto con l'importanza della tecnica strumentale ne' con lo studio di una trascrizione proprio del grande Chet)
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Re: Bosso e Rava intervista doppia

Messaggio da mauroloop1 »

butto là, riflettendo sugli stimoli che mi date...Ma voi non pensate che quello che serva sia soprattutto un pauroso EAR TRAINING da ricollegarsi immediatamente alla tecnica esecutiva sullo strumento? Mi spiego, in un artista consapevole esteticamente e con la sensibilità giusta, quello che manca per una piena espressione può essere semplicemente la relazione pensiero-canto-tecnica in sincronia: canto ed eseguo? Quindi paradossalmente se sviluppo un "orecchio tecnico" sullo strumento, se sono in grado di eseguire la nota che penso immediatamente, la mia capacità creativa/melodica soprattutto nei tempi non eccessivamente fast è la chiave per esserci e soprattutto quello che esce è "personale" e non una serie di pattern e lick incollati in sequenza. Del resto Chet Baker su questo basava la propria espressione: "Chet, che pezzo vuoi?" "Fai tu" "Che tonalità?" "Tu attacca che io ti seguo" (conversazione con Dave Brubeck). Per sua stessa ammissione: relativa conoscenza armonica ma assoluta e immediata competenza melodico-lineare che si "immergeva" nel non conoscere ma "sentire" perfettamente quel linguaggio e qui confini territoriali.
Io vengo da una forte formazione musicale accademica ma credo che mai come in questa mia nuova esperienza musicale sento che la strada sia sì avvalermi delle conoscenze teoriche, ma soprattutto cercare fusione mente/corpo sullo strumento: orecchio, sensibilità e azione immediata.
Aspetto il vostro parere...
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Re: Bosso e Rava intervista doppia

Messaggio da Michele Lupi »

mauroloop1 ha scritto:ma credo che mai come in questa mia nuova esperienza musicale sento che la strada sia sì avvalermi delle conoscenze teoriche, ma soprattutto cercare fusione mente/corpo sullo strumento: orecchio, sensibilità e azione immediata.
Aspetto il vostro parere...
Parere personale :
Hai una base tecnica ... allora sai improvvisare... ( non è detto )
Puoi improvvisare...ma non hai una base tecnica ( la vedo dura...parecchio )
Hai una base tecnica ed hai studiato improvvisazione...ma non hai niente da dire ( niente dirai a chi ti ascolta )
Hai una base tecnica, hai studiato improvvisazione ed hai un sacco di cose da esprimere ?????
Allora sei Chet Baker. : Lol : : Lol :
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Re: Bosso e Rava intervista doppia

Messaggio da mauroloop1 »

Michele Lupi ha scritto:
mauroloop1 ha scritto:ma credo che mai come in questa mia nuova esperienza musicale sento che la strada sia sì avvalermi delle conoscenze teoriche, ma soprattutto cercare fusione mente/corpo sullo strumento: orecchio, sensibilità e azione immediata.
Aspetto il vostro parere...
Parere personale :
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Hai una base tecnica ed hai studiato improvvisazione...ma non hai niente da dire ( niente dirai a chi ti ascolta )
Hai una base tecnica, hai studiato improvvisazione ed hai un sacco di cose da esprimere ?????
Allora sei Chet Baker. : Lol : : Lol :
...certo, come darti torto! : Thumbup :
ma per semplificarla: siamo in grado di pensare/cantare una frase (anche solo mentalmente) e tradurla in una immediata esecuzione strumentale? Quello non è nè tecnica jazzistica nè studio dell'improvvisazione, é semplicemente riconoscimento intervallare ed immediata esecuzione sullo strumento...Essere capaci di questo a mio parere proietta a grandi passi verso la possibilità di espressione del sè. Che dite?
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Re: Bosso e Rava intervista doppia

Messaggio da toro »

Oh gente io non ho mica scritto che marsalis deve smuovere l’animo di tutti e che senza marsalis non si può vivere…..se piace di più Chet perché ha più espressione ,se piace più Dizzy perché ha le guance a mongolfiera ,se piace più il Gianni che suona con me e non ne azzecca una,ma beve una bottiglia di rosso in un sol fiato ,liberi di godere come uno vuole:io ho solo riportato le parole di Rava dove asserisce che Bosso (e Bosso a me piace parecchio)avrebbe un maggior controllo dello strumento di Marsalis….a me pare una puttanata,poi de gustibus. : Wink :
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Re: Bosso e Rava intervista doppia

Messaggio da mauroloop1 »

toro ha scritto:Oh gente io non ho mica scritto che marsalis deve smuovere l’animo di tutti e che senza marsalis non si può vivere…..se piace di più Chet perché ha più espressione ,se piace più Dizzy perché ha le guance a mongolfiera ,se piace più il Gianni che suona con me e non ne azzecca una,ma beve una bottiglia di rosso in un sol fiato ,liberi di godere come uno vuole:io ho solo riportato le parole di Rava dove asserisce che Bosso (e Bosso a me piace parecchio)avrebbe un maggior controllo dello strumento di Marsalis….a me pare una puttanata,poi de gustibus. : Wink :
per carità...non mi riferivo a Marsalis, riflettevo con voi sulla potenzialità del ear training come metodo... ;)
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Re: Bosso e Rava intervista doppia

Messaggio da Michele Lupi »

Toro nessuno, credo voglia fare una classifica tra Chet, Marsalis etc.. ( di sicuro per noi sono tutti extraterrestri ).
Certo è che per arrivare a certe vette occorre, secondo me, tutto. Saper trasportare i pensieri in note sullo strumento
( per questo studiamo la tecnica ). Avere delle note in testa ( per questo serve talento e espressività ).
Personalmente ascolto tutti con piacere. Ho acquistato l'ultimo di Bosso ( We Wonder ). Bravi tutti ma non mi fa impazzire
( eppure sono cresciuto con Stewe Wonder ), preferisco Duke o la serie Spiritual Trio. Anche di Marsalis non amo tutto,
ma ci sono brani dove suona divinamente. Ho avuto la fortuna di sentirlo dal vivo ed è un mostro di perfezione ( per molti minuti
ho pensato che suonassero in playback con la Lincoln Orchestra : Eeek : : Lol : ).
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Re: Bosso e Rava intervista doppia

Messaggio da Marco Muttinelli »

mauroloop1 ha scritto:riflettevo con voi sulla potenzialità del ear training come metodo... ;)
sicuramente è un metodo utilissimo ma forse poco utilizzato, per lo meno qui da noi. Dal mio punto di vista sarebbe anche importante non soffermarsi solo su trombettisti ma aprirsi anche ad altri strumenti, dal piano al clarinetto, trombone, sax, flauto, violino etc., insomma con qualsiasi strumento in grado di sviluppare una linea melodica.
Michele Lupi ha scritto:Toro nessuno, credo voglia fare una classifica tra Chet, Marsalis etc..
condivido, il mio era solo una valutazione del tutto personale, un po' come pensare a pittori bravissimi e universalmente riconosciuti ma alcuni mi piacciono ed altri no, alcuni riescono a smuovermi certi sentimenti ed emozioni, altri li apprezzo solo per la tecnica della penellata ma cominque mi rimangono più o meno indifferenti. Lo stesso mi capita con ogni espressione artistica.
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