Il giullare, ovvero quando i Re per primi chiedevano le critiche

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Marco Muttinelli
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Il giullare, ovvero quando i Re per primi chiedevano le critiche

Messaggio da Marco Muttinelli »

Da studioso ed amante delle epoche passate non posso sottacere una delle più grandi perdite intellettuali del nostro cosiddetto mondo evoluto(?). I Re di tutto il mondo li volevano a corte per avere riscontro oggettivo sul proprio operato, oramai la società contemporanea e le sue (minime) espressioni pseudo intellettuali le rifiutano totalmente. Cos'è cambiato in ottocento anni da far sì che chi governava il mondo e voleva un confronto vero a chi oggi dileggia a spron battuto chi possa avere un pensiero non allineato col sentire comune (e senza governar alcunché di nulla)? Siamo in un declino totale di pensiero massificato che non accetta più visioni differenti dal "comodo", dal "utile" e dal "tornaconto personale". Ogni posizione differente marchiata, bollata e derisa (quando non pesantemente sbeffeggiata da omuncoli di infimo ordine o da ratti veri e propri) senza cercare di capire che dietro a certe posizioni esistono idee, percorsi di vita, lavoro, esperienze ed infine personalità che si sono costruite nel corso degli anni grazie a diverse esperienze e non sui tutorial di marketing del tubo (chi è intelligente capisce la sottile ironia giocata con YouTube, chi non lo è rimane a capirci un tubo). Tornando a bomba sull'argomento un forum deve (per sua natura) poter essere (tra le altre) critico di alcune manifestazioni, come il giullare lo è per i Re. Venire meno a questo compito significherebbe essere prostituiti a determinate istanze o a determinati soggetti. Forumtromba vuole essere il giullare e questo sarà sempre lo spirito, si lascia volentieri ad altri scegliersi altri ruoli.


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stefano bartoli
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Re: Il giullare, ovvero quando i Re per primi chiedevano le critiche

Messaggio da stefano bartoli »

Solo lo stupido non sente ragioni e va a testa bassa sempre e comunque. Personalmente sono stato cresciuto con l'insegnamento di dire sempre quel che penso, di cercare di farlo anche quando la convenienza lo sconsiglierebbe.Di farlo se questo può rappresentare un senso di bene comune. Parimenti ho anche una mia morale interna che mi spinge e al contempo mi permette di fare marcia indietro e scusarmi se la persona coinvolta si dimostra intimamente "lesa o danneggiata" Nel bene e nel male questo sono. Ci sono persone che vivono certi argomenti come una guerra tra persone, io credo invece che certe questioni valga la pena discuterle proprio per la ricerca di bene comune, collettivo.
L'aspetto "creativo" che si parli di un artigiano o di un artista, è questione certamente intima ed è soprattutto uno stato che non si può imparare, acquisire. C'è o non c'è. E' indipendente dal livello tecnico anche se può beneficiare di questo ma può al contempo esserne danneggiato o castrato.
Se bombardate un allievo alle prime armi, con le questioni: postura, tronco, addominali, laringe, lingua, labbra, compressione, proiezione, timbro, intonazione etc etc potrà facilmente accadere che non esca una nota da quella tromba. Gli creerete facilmente uno stato d'ansia che lo potrà bloccare, intimidire. Se vi limiterete ad un banale "rilassati e soffia in maniera più naturale possibile" ci sta che esca un suono (che poi dovrà essere però educato ma con la dovuta calma ed i dovuti tempi...) Parimenti, se un musicista alle prime armi, scrive temi interessanti, linee melodiche che arrivano al cuore degli altri, è molto probabile che studiando armonia in maniera approfondita, possa poi perdere quella capacità, quel relax incosciente tipico di chi conosce solo poche regole armoniche, accade spessissimo, è accaduto anche a me ad esempio.
Non significa che la tecnica e la teoria non vadano studiate ma significa piuttosto che mantenere la fragile bellezza della semplicità, dell'istinto, istinto del quale alcuni vengono per natura dotati, non sarà facile e sarà una battaglia continua con se stessi.
Si tratta insomma di mantenere un delicatissimo equilibrio e la cosa non riesce a tutti. Sono alchimie che non sempre sono gestibili con facilità o calcolo o pianificazione. La vita è una cosa semplice ma è al contempo anche incredibilmente complessa, come la mente. Un artista, nell'accezione più alta del sostantivo, è un essere umano complesso, è il frutto di vie misteriose, di alchimie rare che sfuggono a qualsiasi analisi, alla speculazione di chi ne vorrebbe dare spiegazione "logica"
Accade spessissimo che i migliori temi nascano di getto, in pochi minuti. Possono poi, ad una analisi teorica, contenere quelli che la nostra letteratura occidentale, considera errori e li può starci un lavoro di "affinamento" perchè il tema risponda a quelle regole, se questo è per noi fatto importante ma dobbiamo sapere che più rimaneggeremo quel tema, più alto sarà il rischio di rovinarne la semplicità, l'immediatezza, la fragile e precaria bellezza.
E' una scelta che chi compone può fare o meno. Prova ne sia che la musica di grande qualità contiene molti "errori" e spesso sono quegli errori che creano una tensione o una situazione inaspettata, portando quel tema ad essere un capolavoro. Potremmo citare decine di temi o di assoli che contengono queste situazioni, temi che sono nella letteratura, nella storia, almeno nel jazz.
Quell'errore talvolta è frutto di ignoranza, talvolta è la traccia che quel musicista usa anche inconsapevolmente un "suo istinto" intimo, primordiale direi addirittura ed è quella cosa che non sta sui libri, non la si può studiare, acquisire o pilotare. C'è o non c'è.
Si possono studiare certe "regole" dell'improvvisazione ma improvvisare è patrimonio intimo, istinto, predisposizione, connaturato alla persona, c'è o non c'è.

"Hey ma come ti è venuto di mettere quella nota su quell'accordo, è teoricamente sbagliata ma è stato bellissimo ascoltarne il risultato, la tensione, perchè l'hai piazzata con molta convinzione..."

"Non lo so, ma quale nota dici? Perchè non me ne sono nemmeno reso conto..."

Più si sa e più si rischia di snaturarsi insomma, è un rischio che corre chiunque studi a fondo e cerchi di inquadrare, teorizzare, sistematizzare ciò che per natura ha ricevuto. Talvolta lo si deve fare per forza se ad esempio siamo insegnanti ma rimango convinto che agli allievi si possano insegnare solo delle regole base, improvvisare, avere timing, senso della struttura, senso della frase, rimangono dote intima, doni ricevuti per nascita, ci sono o non ci sono. Anche capire cosa rappresenti improvvisare è una riflessione che si può stimolare ma non insegnare.
Per questo ho sempre detto e scritto che ci sono tre categorie: lo strumentista, il musicista e l'artista. I primi due step sono raggiungibili da molti, soprattutto con studio e dedizione, il terzo è patrimonio (connaturato) di pochissimi. Per questo mi ha sempre affascinato la creatività e meno la tecnica stellare.

Questa la mia esperienza personale.
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Marco Muttinelli
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Re: Il giullare, ovvero quando i Re per primi chiedevano le critiche

Messaggio da Marco Muttinelli »

Stefano in queste tue parole ci sono tanti punti di riflessione molto interessanti. Trovo che parlare della figura del vero Artista sia questione assai delicata per le diverse interpretazioni che ciascuno può attribuire a questa parola. A mio modo di vedere gli Artisti, per come intendo io questa parola sono stati veramente pochi nei vari settori dove l'arte si estrinseca, al contempo ci sono persone che ritengono artisti anche quelli che vanno in televisione al grande fratello. Insomma il mondo è bello perché vario :D per cui ho apprezzato molto il tuo sottolineare che questa sia la tua personale visione della questione. Per la prima parte dell'intervento ribadisco quanto ho già avuto modo di esprimerti nel post sul bocchino bach 5c :)
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Re: Il giullare, ovvero quando i Re per primi chiedevano le critiche

Messaggio da stefano bartoli »

Si Marco, penso che sia argomento eterno ed in fondo privo di una possibile soluzione. Ma credo che in fondo sia proprio l'inafferrabile essenza delle arti a rappresentarne il fascino.
Ne sono talmente convinto che credo che un giudizio artistico possa venire da chiunque, non necessariamente da un erudito in materia. Se ti dicono che non emozioni, non importa chi te lo ha detto, po esse pure un carpentiere, dovresti ringraziare e rifletterci. Perchè la musica, le arti, dovrebbero avere sempre la caratteristica di arrivare a tutti e non a pochi eletti. Magari ad ognuno in maniera diversa e con effetti differenti ma arrivare a tutti comunque.

Un vecchio adagio buddista recita che due persone, di fronte allo stesso tramonto, proveranno probabilmente sensazioni diverse, talvolta addirittura opposte, eppure il tramonto è lo stesso. Questo perchè la causa esterna (il tramonto) per poter generare l'effetto (una sensazione) ha bisogno di interfacciarsi con la nostra causa interna (il nostro stato d'animo, la nostra natura individuale) Quindi il tramonto "arriva comunque" a persone pur differenti. Lo stesso per le arti.
Inoltre, nessun artista può pianificare "Aspetta che adesso faccio arte..." Fa quel che gli viene da dentro, semplicemente. Perchè il gesto artistico non è ne prevedibile ne pianificabile, nemmeno da parte di chi lo fa (eventualmente) Sta di fatto che puoi fare una cosa meravigliosa oggi ed una cagata inutile domani...perchè la vita è dinamica, mai statica. Se invece si riesce a pianificare il gesto artistico, a prevederlo o peggio a fare il gesto che sappiamo far piacere alla platea, quella per me, non è arte ma intrattenimento. Pur nobile, pur necessario ma non è arte.
Sempre per mia esperienza.
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Re: Il giullare, ovvero quando i Re per primi chiedevano le critiche

Messaggio da Marco Muttinelli »

Parole sante Stefano. Penso a molta architettura contemporanea, apprezzata e capita solo dagli architetti, mentre molte delle architetture del passato sono apprezzate e capibili da tutti indistintamente. Certo per chi ha determinate conoscenze la lettura è sicuramente più profonda ma anche per chi è totalmente a digiuno di certe conoscenze rimane colpito nel profondo del proprio intimo. Ne gode di meno colui che non è addentro rispetto a quello esperto? Direi proprio di no, anzi spesso capita che l'esperto tenda a focalizzarsi sui dettagli rischiando di perdere il senso complessivo dell'opera. Faccio un esempio. Un turista qualunque vede il partenone e rimarrà "scosso". Gli potrà piacere o meno ma difficilmente ne resterà indifferente. L'architetto noterà il rapporto di sezione aurea del timpano e della facciata, il diverso diametro delle colonne d'angolo o la leggera bombatura della pavimentazione per correggere le aberrazioni ottiche, il ritmo di chiariscuri, il numero di scanalature delle colonne, il rapporto tra il diametro delle stesse e le altezze dei fusti e dei capitelli ma, magari si sarà dimenticato di osservare l'insieme di tutto e l'effetto che questo insieme crea perdendo così ogni aspetto emotivo. Non che tutti gli architetti ragionino così, ma mi è capitato spesso di assistere a questo fenomeno. Un po' come coloro che si avvicinano a pochi centimetri da un dipinto per vederne le pennellate. Si, bellissimo e giustissimo, ma prima di avvicinarti sei rimasto qualche ora ad osservare dalla giusta distanza il dipinto per coglierne l'essenza della sua interezza? Ne hai compreso le decine di figure, le allegorie e i simbolismi racchiusi? Se lo hai fatto è perfetto andare ad analizzare come questi elementi siano stati realizzati, se non avrai compreso prima quelli entrare nel dettaglio diviene un puro esercizio di stile totalmente vuoto. E potrai essere il miglior pennello del mondo ma non potrai mai essere un Raffaello, un Michelangelo, un Perugino, un Giotto o un Mantegna giusto per citarne alcuni. Rimanendo in tale ambito artistico è giusto sottolineare come grandissimi Artisti hanno saputo leggere l'Arte altrui e fomentarla ed incoraggiarla come fece il Perugino con Raffaello, gli esempi sono tantissimi altri ma qui si esula dall'argomento ;)
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Re: Il giullare, ovvero quando i Re per primi chiedevano le critiche

Messaggio da Marco Muttinelli »

stefano bartoli ha scritto:sono stato cresciuto con l'insegnamento di dire sempre quel che penso, di cercare di farlo anche quando la convenienza lo sconsiglierebbe.Di farlo se questo può rappresentare un senso di bene comune. Parimenti ho anche una mia morale interna che mi spinge e al contempo mi permette di fare marcia indietro e scusarmi se la persona coinvolta si dimostra intimamente "lesa o danneggiata"
Miguel de Cervantes, dal " Don Chisciotte":

" (....)A chi non si arrende mai, a chi viene deriso e giudicato.
Ai poeti del quotidiano.
Ai “vincibili” dunque, e anche
agli sconfitti che sono pronti a risorgere e a combattere di nuovo.
Agli eroi dimenticati e ai vagabondi.
A chi dopo aver combattuto e perso per i propri ideali,
ancora si sente invincibile.
A chi non ha paura di dire quello che pensa.(....)"
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Re: Il giullare, ovvero quando i Re per primi chiedevano le critiche

Messaggio da stefano bartoli »

Non conoscevo questo passo, bello.
Penso che il dire quel che si pensa, il tendere caratterialmente al dire la verità, pur scomoda, sia una delle cose necessarie per migliorare un Paese, in tutto.
Pensa se il medico ti dicesse solo quel che ti fa piacere sentire...
Sta all'intelligenza dell'interlocutore capire che chi ti ha detto una verità pur scomoda, ti ha fatto un favore.
Le critiche se fondate, possono essere di stimolo e a riflettere su se stessi e a cercare il miglioramento.
C'è poi chi critica per creare riflessione e miglioramento e chi lo fa per puro piacere o per elevare le proprie miserie affossando l'altro.
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