Trovo questo thread ricco di spunti interessanti, che affrontano temi molto diversi tra loro, ma temo che a furia di procedere per "iperboli e provocazioni" si rischi forse di far passare messaggi un poco controversi, o forse, estremi.
Il post iniziale di Stefano sottolineava come l'automazione imperante in ogni settore sia la causa della scomparsa di certe manualità e capacità. Questo è assolutamente vero, ma va anche detto che non è un fenomeno nuovo, ogni nuovo gradino di evoluzione tecnologica ha visto mettere in crisi le capacità del periodo tecnologico precedente (basti pensare alla introduzione della carta stampata (che decretò il declino degli amanuensi), alla prima e seconda rivoluzione industriale, all'introduzione delle elettrovalvole, del pc e così via).
Ma è poi vero che queste capacità minate dai salti tecnologici sono andate perse? Oppure, come più probabile, si è vista ogni volta una sorta di selezione naturale, dove l'artigiano capace ed intelligente ha saputo reinventarsi ed evolversi in artigiano 1.0 - 2.0 e così via, unendo in connubio le capacità pregresse con le richieste del tempo, mentre quello troppo ancorato al suo banchetto si è semplicemente estinto perché non più alla pari con i tempi?
Nel nostro caso è chiaro che lo sbarco dei CNC nel settore degli ottoni abbia messo in crisi il vecchio modo di fare artigianato nel settore. Perché? Semplicemente perché non dobbiamo dimenticare che anche gli artigiani non vivono di aria, e che fanno quel mestiere per portare a casa la pagnotta. Un bocchino Bach o Yamaha fatto col CNC viene venduto sui 50 euro. Un artigiano, a farli a mano, non potrebbe competere perché, considerato il tempo di realizzazione necessario per produrne uno di qualità e precisione comparabile, per viverci, dovrebbe chiedere cifre nettamente superiori, ma così tanto superiori da mettersi comunque fuori mercato.
Quindi, per la fascia "bocchini standard", non c'è storia, la grande produzione, avrà sempre la meglio intermini di costi.
Ecco quindi che l'artigiano, per poter competere, e rimanere nel settore, deve fare qualcosa di diverso, ossia andare a coprire la fascia di chi è in cerca di combinazioni fuori dagli standard.
Qui entrano in gioco ragionamenti legati all'identificazione del trade-off tra numeri produttivi, qualità di finitura del prodotto, costo e la necessità di poter sperimentare ed innovare.
Un prezzo "Bach" non sarebbe remunerativo comunque perché i numeri che di sicuro farebbe l'artigiano sarebbero di qualche ordine di grandezza inferiori, ed il margine per bocchino non sarebbe sufficiente. D'altra parte, per poterci vivere l'artigiano, non potendo chiedere migliaia di euro per un singolo pezzo, deve essere in grado di poter produrre un numero comunque consistente, ripetibile ed uguale a se stesso. Il numero di questi bocchini non standard che riuscirà a vendere, in buona sostanza definisce poi la base del prezzo di vendita stessa.
Per dirla in altri termini il discorso che vien fatto è: per lo standard, vai sui classici bach, yamaha, DW etc. Vuoi un bocchino con gola più larga? Penna più stretta? angolo alpha più inclinato? Li è dove vende il piccolo produttore, ovviamente non potendo farli in numeri da capogiro costeranno di più, perché il ricarico per bocchino dovrà essere maggiore visto che se ne producono meno, e l'artigiano comunque deve viverci.
Ecco perché, ad un certo punto, alcuni artigiani, i più intraprendenti ed "amanti del rischio" diciamo, hanno iniziato a guardare con curiosità a macchine CNC.
In questo thread si è suggerito che per chi fa piccoli numeri l'unica soluzione è di dar fuori la produzione conto-terzi, ma... questo in realtà è un ostacolo per chi vuole andare ad occupare la fascia di bocchini "non standard", perché la possibilità di testare, provare soluzioni diverse etc. è estremamente limitata (o costosa), avendo il terzista la necessità di far girare le macchine a ciclo continuo, senza necessità di continui ri-attrezzaggi che continui test implicherebbero, con fermi-macchina continui per produrre magari un singolo prototipo.
Aggiungiamo pure che dare da fare ad un terzista che per lavoro butta fuori tutt'altro, la tornitura di bocchini, non sempre da i risultati sperati, basta vedere come sta tribulando oggi Adam Rapa (non lo dico io, ma lo dice lui nei suoi video e post) con i suoi bocchini Lotus da quando non li fa più produrre da Egger.
Ecco quindi che i 200 euro per un bocchino menzionati da Mirco, secondo me sotto quest'ottica assumono un significato diverso:
non sono il costo della sola innovazione tecnologica (ci mancherebbe), ma rappresentano la cifra che consente ad un artigiano medio-piccolo di produrre oggetti di nicchia, ammortizzando i costi e ricavando quel che gli serve per vivere. E' tanto? Dipende, se quella combinazione, che Bach non mi fa, a me consente di avere un suono come mi piace, o uno staccato come va a me, son pure pochi. E' truffa? no perché in generale chi è artigiano serio che produce in piccoli numeri, non fa un marketing basato su frottole o su supposti miracoli, ma presenta i dati, le dimensioni dei suoi bocchini, nudi e crudi, lasciando al cliente il compito di valutare, perché altrimenti il resto della comunità artigiana lo bollerebbe immediatamente come truffatore.
E' un artigiano che è in grado di produrre i suoi bocchini con un CNC meno artigiano o artigiano di serie B? Secondo me no, è semplicemente un artigiano che ha saputo stare al passo con i tempi, non c'è disonore in questo, ma anzi, onore al merito di non essersi arreso e di non aver chiuso bottega.
L'esempio più calzante che più mi viene in mente è quello di Terry Warburton, così bravo con le sue penne e tazze, da essersi nei decenni ritagliato un posto di rispetto a fianco dei grandi produttori... e credo che nessuno possa dire che Warburton non sia un artigiano
My 2 cents
I.