Presa dietro consiglio del buon Stefano, non appena arrivatami l’ho subito messa in rodaggio per circa 36 ore effettuando ascolti spot e poi, ieri sera, finalmente l’ho testata per circa 5 ore complessive di ascolti e queste sono le mie personali impressioni su questa cuffia.
Andiamo con ordine: acquistata su Thomann a 139 neuri compresa spedizione è arrivata praticamente istantaneamente (meno di due giorni lavorativi) in un perfetto imballaggio. Aperto il quale mi sono trovato la scatola contenete la cuffia, il cavo di tre metri, la vite di blocco del connettore del cavo (ci tornerò sopra), la garanzia e il manuale d’uso. Basta null’altro, nessun ammennicolo, nessun trosco, nessun gadget, insomma nessuno specchietto per allodole, solo sostanza.
Eccola li, lei austera nel suo design retrò, si capisce subito che ci si trova di fronte ad un oggetto del tutto particolare. Materiali “scarni” all’occhio ma di qualità eccezionale fanno di questa cuffia un vero e proprio carrarmato ma, incredibilmente, indossata è talmente comoda che è come se tale carrarmato avesse gli interni confortevoli di una vecchia Jaguar XJ. Magari non a tutti piacerà ma io personalmente la trovo esteticamente bellissima con questo aspetto vintage che rimanda agli anni 50-60 del secolo scorso.
Veniamo quindi alla prima avvertenza su questa cuffia: lo spinotto del cavo che si attacca al padiglione destro. Innanzitutto già lo spinotto in sé è una sorpresa avendo 6 contatti anziché i soliti 3, sintomo che si può utilizzare la cuffia con ampli dedicati bilanciati soluzione presente, di solito, solo su cuffie molto ma molto più costose di questa. Lo spinotto viene bloccato attraverso una vitina che richiede un cacciavite di precisione (tipo quelli da orologiai per capirci) a testa piatta da 2.40 millimetri, per cui se non lo avete procuratevene uno prima di acquistare la cuffia. Lo stesso cacciavite sarà poi quello che va bene anche per tutte le altre viti della cuffia, ad esempio quelle dei coperchi dei contatti sui padiglioni.
La scelta della vite, anziché delle solite baionette o forchette garantisce un accoppiamento perfetto ed impossibile da aprire accidentalmente, quindi una soluzione particolarmente efficace anche se non comodissima. Il cavo è terminato da un jack dorato da 3,5 mm con il relativo adattatore (sempre dorato) da 6,3 mm con innesto a vite per cui una volta serrato è impossibile che si stacchi dallo spinotto di sotto.
Veniamo alla cosa più importante, il suono. Avevo qualche perplessità avendo letto di alcuni recensori che avvertivano della necessità di equalizzare la cuffia che presenterebbe enfasi nel registro alto ed in quello basso. Altri che dicevano essere un po’ leggerine in basso o non particolarmente rifinite in alto. Non conoscendo i setup con i quali hanno potuto formulare queste loro affermazioni e non conoscendo il “grado di affinamento ed abitudine” del loro orecchio non ho modo di capire se si tratti di affermazioni dovute a peculiarità effettive della cuffia o semplicemente a valutazioni soggettive (come d’altro canto saranno le mie in materia). Gli ascolti li ho condotti collegando la cuffia all’uscita dedicata del mio ampli e confrontata con l’altra cuffia in mio possesso una AKG Q460 Quincy Jones. Data la diversità delle due cuffie non ne farò un confronto, semplicemente la AKG mi è servita come riferimento mnemonico per poter valutare più attentamente la Beyer. Come software ho utilizzato una serie di dichi e CD che conosco molto bene e che negli anni hanno sempre costituito il mio set per valutare le componenti degli impianti di alta fedeltà. Prima di entrare nel dettaglio, per gioco, ho provato anche la cuffia con il PC e con il cellulare e, devo dire, che sono riuscito con entrambi a raggiungere buoni livelli di pressione sonora. Sicuramente anche l’uscita cuffia dell’ampli (per quanto buona) non raggiunge la qualità che si potrebbe ottenere con un ampli dedicato e, magari, un domani ci farò un pensierino ad aggiungerlo al mio impianto viste le favorevolissime impressioni già avute così con la semplice uscita jack dell’ampli.
Lo stage sonoro è pressoché inesistente, o meglio sembra di trovarvisi immersi in mezzo anche se si tratta di uno stage alquanto compresso. Parto da questo, che potrebbe sembrare un neo, ma che forse invece è una caratteristica voluta per permettere di concentrarsi su aspetti più importanti, per il tipo di lavoro cui è destinata, quali la dinamica, il timbro dei singoli strumenti, la pasta musicale, i colori e via dicendo, io poi non sono un ingegnere del suono quindi perdonatemi se non uso i termini corretti ma spero comunque di riuscire a rendere l’idea.
L’estensione in frequenza supera di gran lunga le capacità attuali del mio orecchio ma la musica comunque non credo che esistano strumenti musicali che superino i 6000 hz per cui ancora abbondantemente nelle capacità mie. Ebbene la sensazione di naturalità è disarmante, non ho colto enfasi particolari in nessuna parte dello spettro, semplicemente c’è quello che ci deve essere per quanto è registrato. Gli aspetti che mi hanno immediatamente colpito di questa cuffia sono la velocità (sembrano delle elettrostatiche da questo punto di vista), la dinamica ed il controllo. Attacchi pressoché istantanei che evidenziano anche il minimo ritardo di uno o più musicisti, li per li, lasciano disorientati in quanto elementi non percepibili attraverso l’ascolto con i diffusori o con altre cuffie, così come le risonanze dei legnami sulla vibrazione di certe corde basse del pianoforte rendono fino in fondo di che razza di chirurgia riescano a fare queste cuffie. Sebbene chirurgiche il suono non risulta mai affaticante o stancante, al contrario risulta sempre godibile in ogni occasione a meno di cattive registrazioni, ma li semplicemente ripropongono ciò che è contenuto e non concedono sconti di sorta. La dinamica è davvero esagerata e le cuffie non si scompongono mai ne di fronte ai fortissimi orchestrali ne di fronte ai pianissimi, l’unico neo è che se si tiene il volume un po’ troppo alto si rischia veramente dolore ai timpani delle orecchie quando la pressione sonora sale repentinamente e di molto.
Gamma bassa granitica, molto ben frenata velocissima e possente quando tale, leggera quando poco presente di suo. Ascoltare i timpani, i fagotti e controfagotti, le tube ed i contrabbassi nell’arrangiamento di Ravel dei Quadri di un’esposizione di Musorgskij o le canne dell’organo dei Preludi e Fughe e delle Toccate e Fughe di Bach una cosa al limite dell’esperienza mistica. Sempre al limite del misticismo e con una bella dose di pelle d’oca gli interventi dell’organo nella Sinfonia n. 3 di Camille Saint-Saëns con il climax finale di potenza sconvolgente.
È vero manca lo spostamento d’aria tipico dei grandi sistemi di altoparlanti che lavorano su questa gamma ma la percezione psicologica è come quella di trovarsi in presenza di grandi monitor da studio. I transienti sono impressionanti per velocita, coerenza ed ariosità. Penso sia dovuto al fatto che essendo un solo trasduttore unico che copre l’intera gamma e mancando quindi i crossover vengano meno quelle incoerenze tipiche dei sistemi multi trasduttori dovuti ai diversi modi di vibrare dei coni, ma magari questo punto ce lo potrà chiarire meglio il buon Stefano che di queste cose ne mastica ben più di me.
Gamma media liquida ma mai troppo evidente. Tale gamma è dotata di una tavolozza cromatica particolarmente ricca e spesso risulta troppo presente (enfatizzata) rispetto alle altre sezioni. Qui non succede. Gli strumenti risultano correttamente presenti senza mai diventare invadenti, molto belli in particolare i timbri dei legni che assumono la giusta nasalità e gli “echi di caccia” dei corni francesi ed inglesi. Squillanti al punto giusto le trombe che evidenziano compiutamente il loro carattere metallico senza mai diventare acide. Viole vivide e dotate di riflessi bruniti particolarmente piacevoli all’ascolto. I violini sempre molto luminosi senza mai diventare soverchianti sugli altri strumenti. I flauti risultano molto taglienti alla necessità e dolci a seconda del modo di suonarli.
Gamma alta assolutamente coerente e contigua alla media, molto ben rifinita e trasparente con triangoli e campanelli dai tratti cristallini e molto luminosi. Gli ottavini lanciano rasoiate penetranti e, sebbene non ami minimamente questo strumento, ascoltato nel tessuto orchestrale assume un suo carattere peculiare ed utile, quasi piacevole anche per me.
In conclusione posso dire che mi sembri si tratti di una cuffia dal rapporto prezzo/prestazioni fori dal comune ma non un prodotto adatto a chi cerca un certo tipo di suono specifico. Anzi con tutta probabilità è una cuffia che diverse persone troveranno odiosa proprio per questo suo carattere di non alterare in alcun modo ciò che è stato registrato, di non aggiungere nulla ma al contempo di non togliere nulla. Io personalmente ne sono entusiasta.
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